Dunque gli atti automatizzati, risultanti dall’incrocio algoritmico di dati fiscali contenuti nelle banche dati dell’amministrazione fiscale, sono senza contraddittorio. Prendere o lasciare, insomma. Inutile ricercare tra le pieghe di norme e relazioni di accompagnamento una giustificazione specifica per queste eccezioni. Questi atti sono esclusi dal contraddittorio proprio in quanto automatizzati, pur se non sono privi di “immediata lesivitività”, stando sempre alla relazione di accompagnamento.
La trasparenza algoritmica e l’eccezione fiscale
Viene da chiedersi fino a che punto la legittima lotta all’evasione fiscale e il sacrosanto potere di controllo fiscale dello Stato possano giustificare zone franche, laddove anche il Parlamento, nel documento conclusivo della indagine conoscitiva sulla intelligenza artificiale condotta dalla Commissione attività produttive della Camera dei deputati, chiede alle amministrazioni pubbliche di pubblicare i criteri di impostazione dei sistemi di AI e le fonti dei dati incrociati, con il conseguente obbligo di pubblicazione nelle pagine Trasparenza dei siti web delle amministrazioni. By the way, qui trovate le indicazioni di trasparenza del sistema informativo fiscale, in verità piuttosto scarse.
Di più si può sapere dalla documentazione consegnata in Parlamento dai rappresentati di Sogei, la società pubblica dell’informatica. Con l’Agenzia delle entrate gestisce 160 banche dati, di 4 mainframe, 1.700 server fisici e 20.000 server virtuali, con una rete di connettività che è la rete informatica più estesa del Paese, 80 petabyte di memoria e una capacità elaborativa di 43.800 Mips (mega instructions per second). E, avendo incorporato Sose, elabora gli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa), vale a dire del rating fiscale che viene attribuito a tutte le partite Iva che hanno un volume di attività tra 85mila euro e 5 milioni 165mila euro. Da qui all’uso di AI il passo è breve, come ha riconosciuto lo stesso amministratore delegato di Sogei Cristiano Cannarsa nella sue audizioni presso la commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria.
Con specifico riguardo al supporto all’Agenzia delle Entrate sul tema della intelligence, già operano sistemi come TaxNetVa, Giada, Laser, @fattura, Itaca. Un assaggio dal complicato rapporto tra potere impositivo dello Stato e diritti dei contribuenti lo abbiamo avuto con l’algoritmo VeRa previsto dalla legge di Bilancio 2020 per l’analisi del rischio, con riferimento all’utilizzo dei dati contenuti nell’archivio dei rapporti finanziari. Pur nella interlocuzione con il Garante della privacy, quest’ultimo è dovuto intervenire più volte per richiamare Mef e Agenzia delle entrate al rispetto dei principi della protezione dei dati personali, tra cui la necessaria informativa privacy con la indicazione specifica delle leve attivabili dal cittadino. Ora ci si mette la riforma fiscale, addirittura “tagliando la testa al toro”: dove c’è automazione, non c’è contraddittorio. E questo suona un po’ di beffa, proprio alla luce della “rivoluzione digitale” che informatizza in modo sempre più granulare la relazione tra fisco e contribuente.
Fonte : Wired