È un quadro sconfortante quello che emerge dall’ultima indagine di Altroconsumo sulla situazione del Servizio sanitario nazionale. L’indagine è stata condotta intervistando 1100 cittadini e certifica, se mai ce ne fosse ancora bisogno, lo stato di crisi in cui versa il settore della sanità pubblica.
I problemi più diffusi
Sono oltre 950 sui 1100 intervistati i cittadini che hanno avuto difficoltà nel prenotare una visita o un esame specialistico nell’ultimo anno. I problemi più spesso riscontrati sono le liste d’attesa troppo lunghe (indicate da ben 2/3 degli intervistati) che spesso portano a scavallare di gran lunga le tempistiche d’urgenza indicate sulla ricetta, ma anche la distanza dalle strutture ospedaliere e gli appuntamenti non disponibili a causa delle agende di prenotazione chiuse. “Fenomeno peraltro illegale”, viene sottolineato nell’indagine di Altroconsumo. E, ancora, cup difficili da contattare, ricette che scadono, controlli che saltano.
Gli esami più difficili da prenotare
Dall’indagine emerge che la maggior parte delle problematiche riscontrate dai cittadini riguarda la prenotazione delle visite specialistiche (per 2/3 delle segnalazioni ricevute). In particolare, le visite più citate sono quelle oculistiche (con circa 180 segnalazioni) e dermatologiche (circa 100, per lo più riguardanti il controllo dei nei).
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Tra gli esami più segnalati ci sono poi le ecografi, soprattutto dell’addome, della tiroide, della mammella e della spalla (circa 150 segnalazioni); risonanze magnetiche, Tac (circa 100) e gastroscopia (circa 25). Un elenco che non dovrebbe sorprendere: visite oculistiche e dermatologiche, gastroscopie ed ecografie dell’addome sono da sempre le prestazioni che i cittadini pagano di più di tasca propria, rivolgendosi ai privati, come mostrano anche gli ultimi dati di Agenas (Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali) sull’attività intramoenia, ovvero l’attività privata svolta negli ospedali pubblici.
“Risposta politica inadeguata”: l’allarme
“La crisi in cui versa il Servizio sanitario nazionale è sotto gli occhi di tutti da tempo poiché è stato, nel corso degli anni, gravemente sottofinanziato da tutte le forze politiche e cause più recenti ne hanno accelerato il collasso, in primis la pandemia di Covid 19”, denuncia Federico Cavallo, responsabile Relazioni Esterne di Altroconsumo.
“Ciò che resta purtroppo costante è l’inadeguatezza delle risposte che la politica ha messo di volta in volta in campo e, al di là dei dibattiti, spesso di sapore elettorale, su fondi stanziati ad hoc e sull’effettivo aumento o meno degli investimenti in sanità, la realtà si legge nei numeri. Un dato valga per tutti – sottolinea Cavallo – secondo l’ultimo rapporto Bes dell’Istat, nel 2023 sono circa 4,5 milioni i cittadini che hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, di liste di attesa o difficoltà di accesso. Si tratta del 7,6% della popolazione: in aumento rispetto al 7% del 2022 e al 6,3% del 2019”.
“L’aumento del numero di famiglie che vivono sotto la soglia della povertà assoluta, se da un lato ‘argina’ la spesa out-of-pocket – quella che si paga di tasca propria – dall’altro aumenterà la rinuncia alle cure, peggiorando la salute e sino a ridurre l’aspettativa di vita proprio di quegli ‘indigenti’ che l’art. 32 indica come persone a cui fornire cure gratuite”, ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe.
“I tempi di attesa costituiscono una delle principali criticità del Ssn con cui cittadini e pazienti si scontrano quotidianamente subendo gravi disagi, come ad esempio la necessità di ricorrere alle strutture private o la migrazione sanitaria, sino alla rinuncia alle cure”, ricorda ancora Cartabellotta. “Si tratta di un problema che da sempre affligge il nostro Ssn, ma che negli ultimi anni si è aggravato. Tuttavia, le misure per l’abbattimento delle liste di attesa previste nell’ultima Manovra sono state guidate da una logica ‘prestazionistica’, senza alcun provvedimento mirato a monitorare e ridurre l’inappropriatezza delle prestazioni. Inoltre, il potenziamento dell’offerta è stato ‘scaricato’ di fatto sul tempo, sempre più esiguo, dei professionisti sanitari. Infine, l’aggiornamento del nuovo Piano Nazionale Governo Liste di Attesa, scaduto nel 2021, è ancora in progress”, conclude.
Fonte : Today