L’ultima volta lo avevamo visto in tv poco meno di un anno fa: era il 27 maggio 2023 quando Franco Di Mare salutava gli spettatori di Rai 3 chiudendo la quinta stagione del programma di approfondimento ”Frontiere”, che conduceva sulla tv pubblica. Era in pensione dal 2021 dopo aver diretto la terza rete, ma non aveva rinunciato a condurre la sua trasmissione con quel garbo che lo aveva contraddistinto durante gli anni del suo lavoro da inviato. Per molti è stata una vera e propria sorpresa ritrovarlo domenica 28 aprile con un sondino al naso e sentirlo annunciare la propria malattia dagli schermi di Nove, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa. Lo stesso amministratore delegato della Rai Roberto Sergio e il direttore generale Giampaolo Rossi hanno spiegato di aver appreso della condizione di Di Mare solo dalla tv. Una versione che suscita molti dubbi.
“La Rai mi ha voltato le spalle”, ha ribadito il giornalista. Quale legale di Franco Di Mare l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’associazione che tutela le vittime dell’amianto (Ona), a Today.it rivela come dopo le pec inviate nei giorni scorsi in realtà sia stata già formalizzata anche una messa in mora nei confronti della tv pubblica: un atto formale con cui viene chiesto ai vertici della Rai di rispondere ai loro obblighi. Ma per spiegare quello che è successo dobbiamo riavvolgere il nastro dei fatti.
“Franco Di Mare aveva provato a chiedere alla Rai il suo stato di servizio. Come ha spiegato, la Rai non si è degnata di rispondere. Mi sembra quantomeno ingeneroso questo comportamento. Per questo motivo, a fronte di uno specifico mandato, ho costituito in mora la Rai. Molto presto presenterò il ricorso giudiziario, e i responsabili ne dovranno rispondere nelle opportune sedi” annuncia a Today.it l’avvocato Bonanni. Come spiegato dall’assorvatorio nazionale amianto una Pec risulta inviata e consegnata il 29 marzo agli uffici Rai competenti: una richiesta che non ha ottenuto risposta, ma che sarebbe all’attenzione dei vertici della Rai.
La diagnosi di mesotelioma tre anni fa
Secondo quanto ricostruito dallo stesso Di Mare in una intervista al Corriere della Sera, la prima diagnosi di mesotelioma risale a tre anni fa. Era il 2021 quando subisce il primo collasso polmonare. L’ex direttore di Rai 3 nella sua denuncia ai vertici Rai si riferisce esplicitamente alle “precedenti gestioni” dell’azienda pubblica. Poi torna al lavoro tanto che di stagioni del programma Frontiere ne condurrà ben due. Tutto però precipita sei mesi fa, quando alla fine del 2023 la recidiva del tumore torna a bussare alla porta. Da allora Di Mare è costretto a muoversi sempre e solo con una bombola di ossigeno, anche perché la sua capacità polmonare è ridotta a un terzo di quella originaria.
“Il mesotelioma ti toglie l’anima”, spiega a Today.it Ezio Bonanni. “È un tumore orrendo, che toglie il respiro tra dolori lancinanti. La fame d’aria è la sua caratteristica e solo le qualità personali e l’attaccamento alla vita di Franco Di Mare lo tengono in vita. È un tumore che purtroppo uccide in poco tempo”, spiega l’avvocato Bonanni.
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Se infatti può presentarsi anche trent’anni dopo l’inalazione di una fibra cancerogena come l’amianto, purtroppo contro il mesotelioma non c’è ancora una cura. Nel 2019 solo in Europa sono morte 7mila persone per patologie correlate all’amianto: una fibra che – fino alla messa al bando – è stata usata sia come elemento di costruzione sia come isolante. Ancora oggi la troviamo nei tubi dell’acquedotto, nei mattoni e – in modo più evidente – nelle onduline che ricoprono i tetti costruiti prima degli anni ’90. “Le ultime onduline in Italia sono state montate trent’anni fa, occorre rilevare se si stanno degradando esposte a sole, acqua e vento, e in caso segnalare all’azienda sanitaria locale e anche agli organi di sicurezza per sollecitare una bonifica”, ricorda l’avvocato Ezio Bonanni, che rivela come troppo spesso l’amianto venga trovato ancora oggi nelle scuole.
L’amianto nella sede Rai di viale Mazzini
E proprio nei luoghi chiusi il rischio di esposizione aumenta: se infatti nel caso di Franco Di Mare si parla di una possibile esposizione a fibre cancerogene nell’ambito delle missioni da inviato durante la guerra in ex Jugoslavia, sono purtroppo tutt’altro che rari casi di tumori dopo l’esposizione ad amianto in luoghi pubblici. “Solo per restare in ambito Rai stiamo seguendo il caso di un dipendente in servizio nei locali del servizio pubblico radiotelevisivo a Roma e un altro caso a Napoli”, spiega a Today.it Ezio Bonanni. Proprio la sede Rai di viale Mazzini è stata a lungo al centro del caso amianto. Al 2011 risale una prima bonifica dell’edificio costruito nel 1967.
Come documentato dall’azienda che si era occupata della bonifica l’amianto rimosso, presente in matrice friabile a protezione della struttura metallica dell’edificio, si trovava principalmente sopra il controsoffitto artistico in metallo, a piano terra. Qui c’era l’ingresso principale dal quale partono i collegamenti verso i grandi ambienti di rappresentanza del piano terreno: la biblioteca, gli spazi per il lavoro collettivo, la Sala degli arazzi.
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Se i valori limite che documentano un inquinamento da amianto sono molto più bassi all’interno degli edifici (il valore limite di esposizione per l’amianto è fissato in 100 fibre per litro all’esterno e 0,2 all’interno) è tuttavia sufficiente che una sola di queste fibre entri nei polmoni per poter potenzialmente sviluppare il proprio effetto cancerogeno. E nonostante sia difficile che si possa essere esposti all’amianto all’aria aperta, sono le zone molto inquinate come le zone di guerra a essere estremamente pericolose.
“Lo stato di servizio, il documento richiesto da Di Mare, serve per attestare la sua presenza in Bosnia dove da inviato Rai è stato esposto a un cocktail di sostanze cancerogene pericolosissimo: durante il conflitto nella ex Jugoslavia sono state usate armi all’uranio impoverito che hanno polverizzato strutture in cui era documentata la presenza di amianto”, spiega l’avvocato Bonanni che annuncia nuove iniziative di tutela risarcitoria a carico della Rai e del ministero della Difesa. E avverte: “Quello dell’uranio impoverito è un rischio che riguarda anche l’attuale conflitto in Ucraina dove inoltre fino al 2020 l’amianto era largamente usato: dall’inizio del conflitto cerchiamo di incoraggiare l’uso dei dispositivi medici come le mascherine per tutte le persone che vanno a operare in quelle zone”.
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L’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio e il direttore generale Giampaolo Rossi hanno fatto sapere di essere venuti a conoscenza solo ieri sera della drammatica vicenda di Franco Di Mare “al quale esprimono tutta la propria vicinanza umana – si legge in una nota della Rai pubblicata alle 17:50 – e assicurano la loro disponibilità a fare tutto il possibile per consentire al giornalista di ricostruire quanto da lui richiesto”.
Fonte : Today