Il recente attacco dell’Iran è stata solo l’ultima sfida al sistema di difesa aerea di Israele, che in questi mesi ha già fatto fronte agli attacchi di razzi e missili arrivati nell’ambito del conflitto a Gaza contro Hamas. Per far fronte a questa minaccia, la soluzione più attiva e conosciuta a livello di difesa aerea in Israele è Iron Dome, che dal 2011 ha intercettato migliaia di razzi lanciati dai militanti palestinesi nella Striscia di Gaza. Secondo i militari israeliani, ha intercettato il 90% delle minacce dirette verso aree popolate.
Tuttavia, Iron Dome è solo uno dei vari sistemi avanzati di difesa missilistica in funzione in Israele, che può contare su uno degli arsenali più evoluti al mondo. E mentre ora Iron Dome fa gli straordinari contro i razzi lanciati dalla Striscia, l’attenzione si sta spostando su sistemi di nuova generazione, come Iron Beam, che potrebbero cambiare le carte in tavola per la difesa israeliana e globale.
Un nuovo sistema
Iron Beam è un dispositivo laser ad alta potenza prodotto dall’azienda israeliana Rafael Advanced Defense Systems, ideato per intercettare missili e proiettili a corto raggio. È progettato per gestire un’ampia gamma di minacce, compresi i velivoli senza pilota (unmanned aerial vehicle, Uav), secondo quanto afferma Rafael, che possono essere intercettati da una distanza di poche centinaia di metri fino a diversi chilometri. Il sistema utilizza un caricatore illimitato e può essere integrato su varie piattaforme, “neutralizzando varie tipologie di minacce con precisione millimetrica” senza danni collaterali e proteggendo contemporaneamente civili e forze militari.
Originariamente previsto per fine 2025, il ministero della Difesa israeliano sta ora accelerando il suo sviluppo dopo lo scoppio delle ostilità con Hamas. L’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett lo ha definito un “muro laser” e i primi test hanno indicato l’efficacia di questo strumento nella distruzione di razzi, mortai, droni e proiettili anticarro. Questo ha non pochi vantaggi. “Un laser offre essenzialmente una serie infinita di opportunità di intercettazione, poiché finché c’è elettricità continuerà a ricaricarsi e ad abbattere le armi in arrivo“, ha detto a Cnbc Bryan Clark, esperto di difesa dell’Hudson Institute.
Ci sono ancora una serie di perplessità sullo sviluppo di questo dispositivo: per esempio, a differenza di un missile, che esplode immediatamente al momento dell’impatto, un laser richiede diversi secondi di contatto con un oggetto per creare energia sufficiente a distruggerlo. Un’altra preoccupazione è che i razzi nemici possano essere rivestiti di materiale resistente al calore, rendendo inutile la tecnologia laser, che a sua volta potrebbe incontrare difficoltà anche con condizioni meteorologiche avverse.
Fonte : Wired