Ma prevedere le variazioni dei livelli di aerosol è complicato, perché parliamo di processi atmosferici straordinariamente complicati. Modellare la formazione delle nuvole, per esempio, è un fenomeno notoriamente complesso ed è difficile stabilire quanto gli aerosol prodotti dall’uomo contribuiscano a plasmare una determinata nuvola rispetto agli aerosol naturali.
È altrettanto difficile capire quanto sia significativo l’effetto di raffreddamento prodotto dagli aerosol. Se il loro impatto fosse consistente, quando in futuro queste particelle diminuiranno otterremo un aumento delle temperature. Sarebbe un po’ come spegnere l’aria condizionata del pianeta. Se invece la loro azione rinfrescante fosse più blanda, la loro scomparsa non comporterebbe un riscaldamento altrettanto intenso. Nel 2022, un altro gruppo di scienziati ha calcolato che in quest’ultimo caso, avremmo maggiori possibilità di mantenere il riscaldamento al di sotto del limite di 1,5 °C previsto dall’Accordo di Parigi (nel nuovo studio, Hodnebrog e i suoi colleghi hanno tenuto conto di questa incertezza attraverso vari modelli che rappresentavano scenari differenti. I risultati sono stati ottenuti dalla media dei quattro modelli).
Dubbi e priorità condivise
Oggi alcuni scienziati sono scettici rispetto alla possibilità che l’accelerazione del riscaldamento globale sia dovuta alla riduzione degli aerosol. “Sì, è stata responsabile dell’aumento delle temperature durante gli anni Settanta e Ottanta“, afferma Michael Mann, climatologo dell’Università della Pennsylvania. È stato allora che alcune normative hanno iniziato a imporre l’istallazione di dispositivi per eliminare o ridurre le impurità presenti nei gas di scarico, i cosiddetti scrubber, nelle centrali elettriche a carbone per rimuovere l’anidride solforosa che forma gli aerosol. “Tuttavia, non ci sono prove di un’accelerazione negli ultimi decenni”, aggiunge Mann.
Secondo il climatologo, forse stiamo assistendo a una oscillazione naturale delle temperature globali, che la Terra attraverserebbe anche in assenza del riscaldamento antropogenico. L’anno scorso ne è stata una buona dimostrazione. Le temperature record erano dovute sia alla CO₂ prodotta dall’attività umana, sia all’effetto naturale di El Niño. “Provate a immaginare una marea che si aggiunge all’innalzamento del mare – spiega Mann –. Il mare che si alza – ovvero il riscaldamento costante – è quello di cui dovremmo preoccuparci; e continuerà finché le emissioni nette non raggiungeranno lo zero“.
Si tratta di un’evidenza largamente condivisa dalla comunità scientifica: dobbiamo smettere di bruciare combustibili fossili, anche se la perdita di alcuni aerosol potrebbe provocare un aumento del riscaldamento globale in futuro.
Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.
Fonte : Wired