Nel 2015 il Bangladesh ha inaugurato il suo primo parco tecnologico, Bangabandhu Hi-Tech City, uno spazio in cui le aziende tech potevano costruire i propri uffici e fabbriche di produzione. A poca distanza dalla capitale Dhaka, il parco è stato presentato al pubblico come la nuova “capitale della tecnologia”, pronta ad ospitare ben 100.000 lavoratori del settore entro il 2025. E così, appena un anno dopo l’inaugurazione, la società locale DataSoft ha costruito nel parco uno stabilimento di produzione di laptop a prezzi accessibili, ma un decennio dopo vi aveva assunto a lavorare soltanto 3 persone.
I progetti di ricerca e sviluppo che la compagnia aveva immaginato di portare avanti a Bangabandhu Hi-Tech City non sono mai decollati, perché nessuno dei dipendenti di DataSoft ha voluto trasferirsi a lavorare lì. E chi lo ha fatto, ha cambiato subito idea. “Eravamo in mezzo al nulla – ha raccontato a Rest of World uno degli ingegneri DataSoft che ha tentato il trasferimento -. Il market più vicino era a 10 minuti di distanza in risciò e uno dei miei colleghi pensava che il posto fosse infestato”. E così, nel corso del tempo diverse altre aziende che avevano promesso investimenti a Bangabandhu Hi-Tech City hanno abbandonato i loro piani a causa della mancanza di infrastrutture intorno al campus, oltre che della burocrazia. A oggi, infatti, il parco tecnologico è completamente deserto.
Un epilogo ovvio per un progetto che non ha ricevuto la giusta attenzione da parte del governo locale, che non si è minimamente preoccupato di dotare la zona di infrastrutture adatte a garantire la presenza di persone all’interno del parco. “I grandi edifici [sono] i primi passi della creazione di un parco hi-tech, ma per renderlo un successo [come Bangalore in India], devi costruire un intero ecosistema. Deve essere una città hi-tech”, ha dichiarato Russell T. Ahmed, presidente della Bangladesh Association of Software and Information Services. Di tutta risposta, le autorità del governo sostengono che non ci sia stato abbastanza tempo per lanciare al meglio il parco tecnologico, soprattutto considerando che si trattava della prima volta che il Bangladesh si lanciava in un progetto simile. I dati rilasciati dal governo, infatti, non parlano di uno sfacelo totale, considerando che il parco ospitava 87 aziende locali e straniere che producevano e assemblavano telefoni cellulari, bancomat e altri dispositivi IT. Eppure, le cifre a sei zeri che il Bangladesh sperava di ottenere non sono mai arrivate. E forse non arriveranno mai.
Fonte : Wired