Cos’è Airchat, il social delle voci che ha fatto innamorare la Silicon Valley

Un social dell’audio. Come? L’avete già sentita? Certo, la memoria va ai lockdown e all’incredibile per quanto breve stagione di Clubhouse. Stavolta però, nel concept di Airchat, il contenuto principale è sempre sonoro ma in differita.

Non si parla unendosi alle Stanze come all’epoca (anche se Clubhouse in realtà esiste ancora, e per assurdo dallo scorso autunno somiglia molto al nuovo Airchat), ma si pubblicano vocali che gli altri utenti possono ascoltare a velocità doppia (2X quella impostata di default) e anche leggere come trascrizione testuale.

Funzionerà? Chi lo sa. Al momento l’applicazione (cui si accede per ora solo con un invito e che mescola l’impostazione grafica di Twitter con il contenuto audio protagonista, in realtà in forma di blocchi testuali) balla nelle prime 100 posizioni dell’App Store, anche se qualche giorno fa era dentro le prime 30, e sembra avere conquistato l’interesse di molti nomi importanti della Silicon Valley. Dietro, d’altronde, non c’è proprio uno qualsiasi: a fondarla è stato il padre AngelList, Naval Ravikant, a sua volta investitore di Uber, Twitter e della medesima Clubhouse. Insieme a lui c’è Brian Borgard, ex responsabile del prodotto a Tinder che a dirla tutta ci stava lavorando prima che l’investitore salisse a bordo. Wired Usa ha dedicato al fenomeno un servizio intitolato, non a caso, Airchat è l’ultima ossessione della Silicon Valley.

Sulla piattaforma (che era nata come una chat audio un anno fa, ma in chiave pressoché sperimentale, e a causa del buon successo dei giorni scorsi ha sospeso gli inviti) non si può digitare alcunché. Tutto ciò che gli altri leggono consiste appunto nella trascrizione istantanea delle proprie note audio (che potrebbero anche essere pubblicate come video ma che pare nessuno usi). Quanto alle altre regole, chi ha potuto testarla in questi giorni ha riportato feedback rispetto a una situazione piuttosto confusionaria: non si capisce quanto possano durare le note audio, non si trova facilmente il pulsante per eliminarne una eventualmente pubblicata per errore, il sistema di risposte non è proprio il massimo. Ma la trascrizione in tempo reale sembra eccellente, anche in altre lingue oltre l’inglese. Insomma, c’è ancora molto da lavorare.

E se fosse un’operazione per raccogliere una mole importante di contenuti audio di buona qualità e anzi di voci umane che parlano di qualsiasi argomento immaginabile? Magari per addestrare un’intelligenza artificiale? Secondo Ravikant non è naturalmente quello l’obiettivo, anche se Airchat utilizzerà i dati vocali delle persone per addestrare un modello che migliori le proprie funzioni audio e di trascrizione. Un meccanismo che già esso stesso, a prescindere dall’app in cui è integrato, potrebbe a ben vedere costituire un asset notevole da vendere in seguito al miglior offerente. Anche perché nei canali (si possono creare per argomento) si parla veramente di tutto e gli sviluppatori non sembrano aver pensato a efficaci meccanismi di moderazione. 

Fonte : Repubblica