Dove una fabbrica di lavatrici degli anni ’50 lastricata di amianto viene a partire da oggi abbattuta, sorgerà uno stabilimento green 5.0, il primo della città di Napoli, dal bassissimo impatto ambientale e destinato a produrre componenti per pannelli solari. La storia recente dei capannoni di via Argine 310, nel quartiere di Ponticelli, è il più fortunato sviluppo che una disavventura industriale potesse avere: una fabbrica dismessa da una multinazionale (Whirlpool) rilevata da un’azienda green con tanto di reintegro e riqualificazione della sua forza lavoro.
Salvati dalla transizione ecologica
Incontriamo Vincenzo all’esterno della fabbrica. Lavorava lì da 20 anni, ma immaginare che quelle mura da qui a poco cadranno non gli mette nessuna tristezza, anzi. “Dopo 4 anni e mezzo di vertenza vediamo concretizzarsi la possibilità di tornare a lavorare – racconta – Abbattere il vecchio stabilimento per farne uno nuovo è come vedere ricostruito nuovamente il nostro futuro”. Sono in 294 gli ex Whirlpool che lavoreranno per TeaTek. “Eravamo stati scartati, licenziati, cancellati dalla multinazionale. Oggi le stesse persone diventano un pilastro sul quale costruire una nuova Napoli, una città moderna che guarda alla transizione ecologica”.
Non è stato facile trovare una strada perché gli operai della vecchia fabbrica di lavatrici potessero continuare a lavorare. Ci sono voluti anni di lotta, il cui slogan “Napoli non molla” ha fatto il giro del paese. Ci sono voluti blocchi autostradali, manifestazioni in stazioni e aeroporti, a Napoli, a Roma, interlocuzioni con più di un governo. Poi l’anno scorso la svolta: un’azienda, TeaTek, che intende investire nel settore delle energie rinnovabili, ha individuato l’area ex Whirlpool come ideale per il suo nuovo progetto.
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“Quello che sta per succedere è il sogno, ciò in cui abbiamo sperato negli ultimi lunghissimi quattro anni e mezzo”, ci racconta Sonia, un’altra dipendente ex Whirlpool che lavorerà per TeaTek. “Sono orgogliosa di avere riacquistato la mia dignità lavorativa, e felice che saremo impiegati in un settore così importante qual è quello delle rinnovabili. È il futuro, per me è il massimo che potessimo ottenere per il nostro territorio, e da mamma mi sento orgogliosa”.
Una tale svolta in fatto di produzione rischia di non essere semplice per degli operai specializzati, e gli ex dipendenti Whirlpool ne sono consapevoli. “La Regione Campania organizzerà dei corsi di formazione dalla durata di 18 o 24 mesi, abbiamo bisogno di una formazione specifica – ci spiega Vincenzo – ma vogliamo dare il massimo e siamo disposti a lavorare il prima possibile. Abbiamo iniziato una prima profilazione, ci saranno 12 mansioni di lavoro diverse. Tra noi c’è tanta voglia, tanta attesa”. “Ho coperto tante postazioni in Whirlpool – gli fa eco Sonia – e oggi ancora non saprei dire dove sarò impiegata nella nuova filiera produttiva, ma ho tutta la forza e la volontà per venire collocata dove l’azienda avrà bisogno”.
In realtà una parte dell’attività, cui si dedicherà circa metà del corpo lavoratori, consisterà nella costruzione di inseguitori solari, una laminazione di acciaio non troppo dissimile rispetto a quanto non si facesse per le lavatrici della vecchia fabbrica. L’altra metà dei lavoratori sarà invece impegnata nella produzione di trasformatori e di cabine di trasformazione, attività questa che avrà invece bisogno di un processo formativo particolarmente approfondito e di affiancamento on the job.
Quattro anni e mezzo di vertenza, in breve
La vertenza dei lavoratori Whirlpool è stata una lunga lotta dal basso, alla fine vincente, alla quale le sigle sindacali hanno fornito appoggio ma sempre seguendo linea e calendario dettati dagli operai.
Tutto iniziò nella primavera del 2019 quando la multinazionale presentò a Roma il suo nuovo piano industriale, in cui Napoli non c’era più. I lavoratori occuparono a tempo indeterminato lo stabilimento dando vita ad una lunga serie di cortei, nottate in fabbrica e marce in autostrada.
Le interlocuzioni tra il governo (prima il Conte 1 col ministro Luigi Di Maio, poi il Conte 2 con Stefano Patuanelli) e la multinazionale però non diedero alcun risultato e il 31 ottobre del 2020 lo stabilimento di via Argine chiuse definitivamente i battenti.
A caratterizzare il 2021 fu l’interessamento al sito di un consorzio di imprese campane alla fine mai concretizzatosi, mentre l’anno successivo fu tutto battaglie dei lavoratori per mantenere alta l’attenzione di media e governo sulla loro situazione.
La svolta è arrivata nella prima metà del 2023, con la decisione di TeaTek di rilevare la fabbrica. L’acquisto – con l’impegno ad assumere tutti i 312 ex dipendenti rimasti – risale al 26 aprile dello stesso anno, il 22 luglio è stato presentato il progetto Italian Green Factory, e il 30 ottobre 2023 gli operai hanno firmato il contratto con il loro nuovo datore di lavoro.
Il nuovo inizio: TeaTek
Felice Granisso è il Ceo di TeaTek. Ci racconta, nei suoi uffici, com’è avvenuta la svolta green della fabbrica di via Argine. “L’idea di rilevare lo stabilimento Whirlpool è nata non appena abbiamo visto il bando pubblicato dalla Zes (Zona economica speciale, ndR) Campania, in cui si specificava che sarebbe stata assegnata l’area all’azienda che avesse presentato un piano industriale consono ad acquisire le 312 risorse che erano di Whirlpool. Stavamo valutando degli investimenti nel settore delle rinnovabili, e nello specifico nella costruzione di inseguitori solari e di cabine di trasformazione”. L’idea c’era, ma quel bando – ci spiega – ha spinto l’azienda a “un atto di coraggio in più”, a “rivedere più in grande l’investimento”.
Per la giovane azienda con sede ad Acerra (in provincia di Napoli) è “un orgoglio partecipare a quel grande processo di trasformazione mondiale che è la transizione energetica”. “C’è bisogno di una forte attenzione su questo tema – spiega il Ceo di TeaTek – La transizione ecologica ha la possibilità di trasformare i nostri paesi e il mondo del lavoro, ma va pensata bene, dev’essere socialmente compatibile, cioè con un impatto occupazionale positivo. È necessario creare una nuova industrializzazione, nuovi posti di lavoro che non sono soltanto quelli dei servizi ma anche quelli della produzione. Questa è la nostra mission, l’idea alla base di Italian Green Factory”.
L’8 aprile inizia materialmente la demolizione del vecchio stabilimento. “Cominciamo con la rimozione dell’amianto – va avanti Felice Granisso – è un problema che nella sua interezza abbiamo scoperto solo un po’. Ci sono 30mila metri cubi di amianto da smaltire, abbiamo dovuto pianificare un intervento con Asl e con Arpa Campania. Da oggi cantierizziamo l’area e cominceremo le attività di smantellamento delle aree a basso rischio ambientale, poi inizierà la vera e propria opera di rimozione delle tegole d’amianto con incapsulamento e trasporto a discarica. Dopodiché ci sarà l’abbattimento vero e proprio dello stabilimento, un momento anche simbolico dato che prendiamo una fabbrica degli anni ’50 e la riportiamo a nuova vita”. I tempi non sono brevissimi. “Abbiamo pianificato un intervento di 24 mesi – prosegue il Ceo di TeaTek – e dobbiamo velocizzare perché siamo partiti un po’ più avanti del previsto. Molto dipenderà ora dalle tempistiche di rimozione del’amianto, ma contiamo per gennaio 2026 di attivare lo stabilimento, questo è l’obiettivo che ci siamo dati”.
Alcuni degli ex dipendenti di Whirlpool potrebbero però iniziare a lavorare anche prima. “Stiamo pianificando un acceleration plan con il governo – aggiunge infatti il Ceo di TeaTek – ci sono concrete possibilità di acquisire un’altra area in provincia di Napoli dove poter anticipare l’inizio della produzione”. “Il mercato delle rinnovabili corre così tanto che impone delle tempistiche particolari – chiarisce Granisso – e il nostro assillo è che anche i 24 mesi della ricostruzione dello stabilimento di via Argine possano non consentirci il giusto time to market per i prodotti che dobbiamo produrre”. Da qui l’idea di anticipare una parte delle produzioni. “La curva del mercato delle energie rinnovabili è esponenziale, e prevede, da qui al 2030, 12-13 giga l’anno di crescita per l’Italia e 80 giga l’anno per l’Europa. Noi abbiamo l’ambizione di poter non solo fornire una parte del mercato italiano, ma con le partnership opportune contiamo di poter rifornire anche i mercati dell’Est e del Nord Europa. Il nostro obiettivo è avere la testa e il cuore a Napoli, ma pensare ad un mercato di livello europeo”, dice Granisso.
L’ipotesi Green Academy
TeaTek ha presentato un piano d’investimento da 72 milioni di euro su via Argine, che non riguarda solo l’abbattimento della vecchia fabbrica e la costruzione del nuovo sito, ma anche il Green Innovation Lab. Si tratta di un centro di innovazione che vorrebbe creare, insieme al Centro Ricerche Portici – Enea, con la Apple Academy di San Giovanni a Teduccio, e con la Facoltà di Ingegneria della Federico II sempre a San Giovanni, un vero e proprio polo per le energie rinnovabili. “E abbiamo, con il rettore della Federico II, ipotizzato anche, ma ci dobbiamo ancora lavorare tanto, di poter mettere in piedi una Green Academy, l’Academy delle Tecnologie Green dell’Università Federico II”, aggiunge il Ceo di TeaTek. Insomma: a Ponticelli la transizione non sarà soltanto lavoro e produzione all’avanguardia, ma anche conoscenza e know-how per un futuro sempre più green nelle idee e nelle professionalità.
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Fonte : Today