Negli ultimi anni, in Italia è stato osservato un aumento dei casi di pubertà precoce, soprattutto tra le bambine. Questo fenomeno ha cominciato ad attirare l’attenzione della comunità scientifica durante la pandemia di Covid-19, quando negli ambulatori italiani era enormemente aumentato il numero di casi segnalati. Incremento che gli esperti concordano essere correlato a diversi fattori di rischio, quali lo stress, la sedentarietà e il troppo tempo trascorso davanti agli schermi di Tv, pc, smartphone e tablet.
La pandemia ha accelerato il fenomeno
Oggi, come riporta Repubblica, l’incidenza della pubertà precoce si sta riallineando al 2019, quando il tasso di crescita c’era ma non era accentuato come durante il Covid. Tuttavia, i casi, specificano dall’ospedale Meyer di Firenze, “sono sempre comunque elevati”. In particolare, nelle bambine sono sempre più frequenti i casi di pubertà anticipata. Dagli anni Cinquanta ad oggi, è stata anticipata di un anno la data della prima mestruazione, scesa dai 12 anni e mezzo agli 11 e mezzo di oggi.
I possibili fattori di incidenza
Oltre ai fattori di incidenza già citati, gli esperti ritengono che sull’aumento dei casi di pubertà precoce possano influire anche l’aumento di massa corporea, l’improvvisa interruzione dell’attività sportiva e l’aumento delle condizioni di stress.
“C’è di sicuro una componente ereditaria nella pubertà precoce però può avere un peso significativo anche l’ambiente”, ha riferito Stefano Stagi, che dirige la auxo-endocrinologia del Meyer, citato da Repubblica.
A influire, come detto, anche l’esposizione agli schermi. Il reparto pediatrico dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma ha condotto una serie di interviste alle famiglie delle bambine che hanno avuto accesso ai servizi ed è emerso come, tra loro, vi sia stato “un aumento significativo dell’uso dei dispositivi elettronici. È riconducibile all’introduzione della Dad, insieme alla persistenza del loro uso per lo svago nel tempo libero”, ha spiegato Carlo Bizzarri, responsabile dell’ambulatorio di endocrinologia del nosocomio pediatrico romano. “Le conseguenze dello “screen time” si studiano da tempo. Per adesso ci sono ricerche sui topi, nei quali si è dimostrato che l’esposizione prolungata alla luce blu dà un anticipo della pubertà nelle femmine”, ha aggiunto Carla Bizzarri, responsabile dell’ambulatorio di endocrinologia pediatrica dell’ospedale romano.
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Cos’è la pubertà precoce
Come spiegato sul sito del ospedale Bambino Gesù di Roma, si definisce pubertà precoce la comparsa dei segni di sviluppo puberale prima dell’età di 8 anni per le femmine prima dei 9 anni nei maschi. Si parla, invece, di “pubertà anticipata” quando i segni di sviluppo puberale compaiono dopo gli 8 anni nelle femmine e dopo i 9 anni nei maschi.
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Fonte : Sky Tg24