Della stessa opinione Edoardo Fontana, storico e analista militare, che si occupa del conflitto russo-ucraino sul suo blog, Acta Bellica, l’esercito del Cremlino è “passato dall’essere quella forza semi-professionista, ottimamente equipaggiata, estremamente mobile ma numericamente limitata che era nel 2022, a tramutarsi in una compagine di gran lunga più numerosa come effettivi, con una ben maggiore componente di fanteria, un parco veicoli qualitativamente e quantitativamente inferiore, dal più ampio ricorso a coscrizione e mobilitazione“.
Se questa rivoluzione si è dimostrata efficace in operazioni difensive su larga scala, specie nel far fallire la controffensiva ucraina nel 2023, non è detto che potrebbe funzionare per l’attaccare apertamente il blocco Nato. In quel caso, le capacità offensive dell’esercito russo sono piuttosto malmesse, soprattutto per quanto riguarda la componente corazzata e la fanteria. “Attualmente, le forze russe dispongono di circa 2.000 carri armati, di cui solo la metà sono considerati moderni, rispetto ai 6.500 carri circa della Nato tra moderni e obsoleti”, spiega Fontana.
Per quanto riguarda l’artiglieria, nonostante l’esercito russo abbia utilizzato gran parte delle riserve di munizioni accumulate fino al 2022, rimane in grado di sostenere azioni offensive grazie alla produzione efficiente e alle consegne alleate. Tuttavia, per un possibile conflitto con la Nato, sarebbe necessario un periodo significativo di accumulo di scorte di munizioni per lanciare un’offensiva su larga scala.
L’aviazione russa, nonostante un inizio di conflitto ucraino difficoltoso, ha migliorato le proprie capacità garantendo un supporto efficace al suolo grazie all’impiego massiccio di bombe guidate. Tuttavia, la superiorità numerica e qualitativa delle aviazioni Nato potrebbe limitare l’efficacia di tali azioni. Nel campo navale, le flotte russe opererebbero in condizioni di inferiorità rispetto alla Nato, e la superiorità occidentale potrebbe inoltre consentire un blocco navale delle esportazioni russe. In altre parole, non è detto che tutto ciò che per la Russia funziona in l’Ucraina funzionerebbe andando oltre i confini del vicino invaso.
Sì, ma la Nato come reagirebbe?
In caso di una invasione russa in Europa, tuttavia, dobbiamo metterci in testa che una risposta unitaria della Nato sarebbe fuori portata, lasciano intendere i nostri esperti. È difficile da immaginare che le società europee siano preparate alle perdite umane di uno scontro su larga scala con la Russia, se Putin decidesse di mettere al repentaglio la pace sociale con una vera follia.
Fonte : Wired