Con l’arrivo della bella stagione, il virus Dengue inizia a destare preoccupazione anche in Italia. A gennaio 2024 sono stati segnalati a livello globale oltre mezzo milione di casi di Dengue e oltre 100 decessi correlati. In Italia, dal primo gennaio all’8 aprile 2024, al sistema di sorveglianza nazionale delle arbovirosi risultano 117 casi confermati, tutti associati a viaggi all’estero e con una netta predominanza di casi nel nord-centro Italia.
In vista dell’estate, in Italia si lavora per cercare di prevenire situazioni come quelle dell’Argentina (l’Italia, ha precisato di recente il ministro della Salute Orazio Schillaci, è stata il primo Paese europeo ad aver messo in atto le misure anti-Dengue alle frontiere). Nel Paese sud-americano, infatti, il ministro della salute alla fine del 2023 durante l’estate aveva dichiarato lo stato di emergenza sanitaria.
Emergenza Dengue in Argentina: oltre 230mila contagi
Nelle prime otto settimane del 2024, riporta il The Guardian, le autorità argentine hanno segnalato 57.461 casi confermati di Dengue e 47 decessi causati dal virus. Dati recenti del Ministero della Salute indicano che un nuovo record è stato raggiunto a marzo, quando i casi sono saliti a 233.000 e i decessi a 161. Il picco di casi si è verificato nello stesso anno in cui l’Argentina ha registrato temperature record, fornendo le condizioni per la prosperità della zanzara Aedes a Egypti.
Un vaccino esiste: tuttavia, sebbene sia stato approvato dall’Amministrazione nazionale dei farmaci, degli alimenti e delle tecnologie mediche (Anmat), al momento la vaccinazione non viene ancora offerta gratuitamente agli argentini, ma neppure consigliata. A inizio aprile, infatti, il ministero della Salute ha pubblicato una nota su X sollevando dubbi sulla sua efficacia, affermando che avrebbe aspettato “ulteriori prove scientifiche” prima di offrirlo agli argentini. “Il vaccino non è uno strumento validato per controllare la trasmissione della malattia nel contesto dell’epidemia, come espresso dall’Organizzazione Panamericana della Sanità”, si legge nella nota. E, in un Paese in cui oltre il 57% dei 46 milioni degli abitanti vive in povertà, è facile immaginare come siano molte poche le persone che possano permettersi di vaccinarsi a proprie spese.
“Repellenti introvabili, venduti sui social o in strada a prezzi folli”
“Al momento la situazione è sicuramente più rilassata rispetto a quella di alcune settimane fa – racconta Rossana, 54enne italiana che dal 1999 vive a Buenos Aires, dove lavora come insegnante di italiano – Sta arrivando l’autunno e le temperature stanno calando, per cui di conseguenza iniziano a esserci anche meno zanzare. In ogni caso continuiamo a usare i repellenti, soprattutto quando passiamo vicini a parchi e giardini. La strada che faccio a piedi per andare a pilates è circondata da aree verdi: fino a qualche giorno fa mi riempivo di repellente, non solo sulle parti di pelle esposta, ma anche sulle zone coperte dai vestiti e nei capelli, visto che mi capitava di sentire delle punture anche sul cuoio capelluto. Per tutto il mese di marzo non abbiamo potuto goderci il giardino e le giornate all’aperto, stavamo sempre in casa con le zanzariere abbassate. Detto questo, è una situazione con la quale si convive, con le dovute precauzioni”.
Proprio la carenza di repellenti antizanzare in Argentina ha rappresentato una sorta di emergenza nell’emergenza, un po’ come successe anche in Italia con le mascherine all’inizio del periodo Covid. Nei negozi e nelle farmacie sono diventati introvabili e, quando disponibili, con prezzi gonfiati e inaccessibili per molti argentini. “Inizialmente tenevamo sempre un repellente nella borsa o a portata di mano, un po’ come con il gel disinfettante durante gli anni del Covid – continua Rossana – Poi, però, abbiamo avuto un periodo davvero critico in cui era impossibile trovare repellenti di qualsiasi tipo. Supermercati, negozi e farmacie erano pieni di cartelli ‘Non abbiamo repellente’, quando entravi non c’era nemmeno bisogno di chiedere, sapevano già cosa cercavi e scuotevano la testa. In compenso, c’era chi era riuscito ad acquistarne in grandi quantità e lo metteva in vendita sui social a prezzi folli. Ma veniva venduto anche agli angoli delle strade: io stessa a un certo punto, dopo aver fatto il tour di tutti i negozi senza trovarlo, sono stata costretta ad acquistarne uno al triplo del prezzo normale in un banchetto su un marciapiede. In alternativa utilizzavamo zampironi, pastiglie per i dispositivi antizanzare elettrici e incensi alla citronella. Poi hanno iniziato a comparire sui social video di persone che spiegavano come fabbricare a casa dei repellenti casalinghi con shampoo, alcol e vaniglia, ma sinceramente non so quanto fossero efficaci”.
Come difendersi dunque? “Fin dal primo giorno siamo stati molto attenti a evitare ogni possibile ristagno d’acqua fuori casa – sottolinea Rossana – A un certo punto però ci siamo ritrovati con l’erba alta nel giardino e sul marciapiede: avremmo dovuto tagliarla per evitare che creasse umidità, la situazione ideale per la proliferazione delle zanzare. Ma non lo abbiamo fatto: le zanzare ci divoravano gambe e braccia e sarebbe stato ancora più pericoloso. So che alcune zone, ma solo le più critiche, hanno ricevuto repellenti distribuiti dal Governo. Per quanto riguarda il vaccino, invece, è disponibile in farmacia, sono due dosi da effettuare a distanza di tre mesi l’una dall’altra, ma è a pagamento: costa 70 dollari a dose, che per noi è una cifra alta proporzionata agli stipendi. Comunque il 40% della spesa è coperta dall’assicurazione sanitaria privata”. Un’assicurazione che, naturalmente, non tutti possono permettersi. “Qui comunque viene consigliato solo a chi ha già avuto la Dengue una volta, perché se lo si prende una seconda volta si è più a rischio – conclude Rossana – In ogni caso non c’è alcun obbligo vaccinale al momento”.
Cosa è la Dengue
La Dengue è una malattia di origine virale, causata da quattro virus molto simili (Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4) ed è trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. Non c’è quindi contagio diretto tra esseri umani, anche se l’uomo è il principale ospite del virus che circola nel sangue della persona infetta per 2-7 giorni, e in questo periodo la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri.
È particolarmente presente durante e dopo la stagione delle piogge nelle zone tropicali e subtropicali di Africa, Sudest asiatico e Cina, India, Medioriente, America latina e centrale, Australia e diverse zone del Pacifico. Per l’Europa è una malattia di importazione, e l’incremento è dovuto al fatto che merci e persone si spostano con più facilità rispetto al passato.
Quali sono i sintomi della Dengue
Normalmente la febbre Dengue si manifesta nell’arco di 5-6 giorni dalla puntura di zanzara, con temperature anche molto elevate. Altri sintomi sono:
- mal di testa acuti;
- dolori attorno e dietro agli occhi;
- forti dolori muscolari e alle articolazioni;
- nausea e vomito;
- irritazioni della pelle dopo 3-4 giorni dall’insorgenza della febbre.
I sintomi tipici sono spesso assenti nei bambini. La malattia può svilupparsi sotto forma di febbre emorragica con emorragie gravi che possono causare veri e propri collassi e, in casi rari, risultare fatali. La diagnosi è normalmente effettuata in base ai sintomi, ma può essere più accurata con la ricerca del virus o di anticorpi specifici in campioni di sangue. Per ridurre il rischio di epidemie di Dengue, il mezzo più efficace è la lotta sistematica e continuativa alla zanzara che “trasporta” la malattia.
Come si cura la Dengue
Non esiste un trattamento specifico per la Dengue, nella maggior parte dei casi le persone guariscono completamente in due settimane. Le cure di supporto alla guarigione consistono in riposo assoluto, uso di farmaci per abbassare la febbre e somministrazione di liquidi al malato per combattere la disidratazione. In qualche caso, stanchezza e depressione possono permanere anche per alcune settimane.
Il vaccino contro la Dengue
Lo scorso settembre l’Aifa ha dato il via libera all’unico vaccino per la prevenzione della malattia approvato in Italia anche per chi non ha avuto precedente esposizione al virus e senza la necessità di dover eseguire un test pre-vaccinale, era stato precisato al momento dell’approvazione. Il vaccino contro la Dengue prodotto da Takeda è tetravalente per la profilassi contro la malattia da Dengue, causata da uno qualsiasi dei quattro sierotipi del virus. È possibile somministrarlo in soggetti a partire dai 4 anni di età e sono sufficienti 2 dosi per raggiungere l’immunizzazione. Ci si aspetta che il vaccino contro la febbre Dengue arrivi a breve nelle Ausl italiane.
Chi è più a rischio se contrae la Dengue
Secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine, non sono gravi solo i casi da infezione secondaria, ma anche chi si infetta per la prima volta può ammalarsi seriamente. L’analisi dei casi di Dengue grave in un ampio gruppo di bambini in India ha dimostrato che più della metà potrebbe essere attribuita a un’infezione primaria piuttosto che secondaria. “L’infezione da virus della Dengue è un enorme problema di salute pubblica – sottolinea Anmol Chandele, responsabile dell’Icgeb-Emory Vaccine Program all’Icgeb di Nuova Delhi e autrice dello studio – molti pazienti sviluppano una malattia grave che a volte può essere anche fatale. Tuttavia, gran parte della ricerca in corso sull’intervento vaccinale si basa sulla convinzione, attualmente diffusa a livello globale, che le infezioni primarie di Dengue non siano generalmente pericolose. Il nostro studio mette in discussione questa convinzione attualmente diffusa”.
Questo risultato ha implicazioni importanti per lo sviluppo e l’implementazione di strategie vaccinali efficaci e sicure, non solo in India. In Italia, afferma Alessandro Marcello, responsabile del laboratorio di virologia molecolare dell’Icgeb che opera nell’Area Science Park di Trieste, “nel 2023 abbiamo avuto il più alto numero di casi e di trasmissioni autoctone di Dengue finora. I cambiamenti climatici soprattutto, ma anche gli spostamenti delle persone, sono i maggiori responsabili della circolazione in nuove aree. Lo studio dei colleghi indiani ci dimostra la necessità di proteggere anche la nostra popolazione fin dal primo incontro con il virus”.
Fonte : Today