Ospite di “Evviva!”, il nuovo programma condotto da Gianni Morandi su Rai1 venerdì 26 aprile e dedicato al varietà del sabato sera, è Leo Gassmann, co-protagonista di un racconto a due con lo stesso conduttore riguardante i passaggi più significativi legati alla televisione italiana. Durante la chiacchierata, Morandi ricorda un evento drammatico della sua vita accaduto poco prima della finale di “Canzonissima” del 1966.
Cosa è successo
Parlando dell’edizione di “Canzonissima” del 1966, una gara tra artisti della durata di 3 mesi, Gianni Morandi racconta di un dramma vissuto il giorno stesso della serata conclusiva: “Quel giorno successe una cosa molto particolare: mia moglie era incinta e proprio la mattina del 6 gennaio partorì, ma la bambina è vissuta solo 9 ore… Io avevo la finale la sera stessa e ricordo di essermi chiesto: ‘Ma come faccio ad andare a cantare oggi?’ Cominciai a chiedere di usare un mio filmato per l’evento, dicendo che non sarei andato e che preferivo restare vicino a mia moglie. Non volevo partecipare a quella finale. Poi arrivò Claudio Villa e mi disse: ‘Gianni, guarda che la gente ti aspetta. Devi venire a cantare, vedrai che anche tua moglie sarà contenta. Sarà d’accordo’. Mi convinse. Lui vinse, io arrivai secondo. Bellissimo risultato, però quello che era successo proprio quel giorno mi aveva fatto stare molto male”, dice Morandi con gli occhi lucidi e la tristezza nel cuore ricordando quel tragico momento.
Il ricordo del nonno di Leo, Vittorio Gassman
Prima del ricordo della figlia di Morandi, Leo Gassmann racconta il nonno Vittorio Gassman: “La parola varietà mi fa pensare ad artisti poliedrici che hanno la capacità di giocare con le varie arti. Mi viene in mente Fiorello, ma anche mio nonno, Vittorio Gassmann, con ‘Il mattatore’. Avere un nonno così grande è un onore. Quando ne hai uno così hai la possibilità di ricostruirlo un po’ come un puzzle con i racconti detti dalle persone che incontri sul tuo cammino. Ciò che mi ha sempre affascinato di nonno era la sua grande generosità e la sua volontà di rendere la cultura disponibile a tutti. Portò il teatro nelle piazze dove le persone non avevano la possibilità di andare a vedere spettacoli come Shakespeare, e ogni volta che vedo immagini di lui mi emoziono tanto, un po’ mi ci riconosco. Fa un po’ strano, è un effetto particolare”.
Fonte : Today