Quando settimane fa ho incrociato Edoardo Ferrario in metropolitana a Roma, era insieme alla moglie Cecilia e al cane Nina, ma soprattutto si guardava intorno con un’aria di divertita curiosità che sembrava – e sembra – essere decisamente la sua espressione più autentica. Mentre insomma noialtri, cupi, avevamo la testa china sullo smartphone, in preda a chissà quale insano hate watching da scroll compulsivo che solo quel non luogo che sono i mezzi pubblici sanno indurre, lui osservava e già sorrideva. Era chiaro che era pronto ad assorbire qualsiasi cosa fosse successa, qualsiasi pretesto comico, per poi metterlo in commedia.
Ferrario lo avevo intervistato anni prima, nel 2019, quando già riempiva i teatri, e quando era stato capace di proporre finalmente una comicità nuova, moderna, fotografica del presente e che parlasse alla sua generazione: i trentenni di oggi, all’epoca esausti da decenni di battute stantie su suocere e traffico. Proprio in quegli anni infatti, stava nascendo a Roma quella che – improvvisando toni accademici – potremmo definire la “nuova scuola romana” della comicità, da Valerio Lundini a Michela Giraud, da Stefano Rapone a Luca Ravenna: fenomeni che, spesso nati online, hanno poi avuto il merito di riportare in platea gli under 30. Oggi Ferrario è al contempo su Tv8 con la Gialappa’s Band, su Sky con “Hanno ucciso l’uomo ragno – La vera storia degli 883”, su Prime Video con svariati show. Ma è soprattutto laddove dà il massimo, ovvero in tour: su 21 date del suo live “Performante”, ben 15 sono già sold out. Oggi, soprattutto grazie a “Lol – Chi ride è fuori”, è finalmente riconosciuto anche da un nuovo pubblico, più generalista, come uno dei comici più bravi – forse il più bravo? – della sua generazione.
Quando l’ho rivisto in metro, dicevamo, ero dalle parti di Conca d’oro. Solo ieri sera a teatro ho scoperto che molto probabilmente era proprio quella – orientativamente – la zona di Roma in cui stava cercando casa. L’ho dedotto perché anche la giungla kafkiana del mondo immobiliare è inevitabilmente finita dentro al suo nuovo show, insieme ad altri temi d’età contemporanea. In un’ora e mezza di spettacolo ci sono infatti l’intelligenza artificiale, la carne sintetica, l’iper presenzialismo social e altre questioni che solitamente “tediano le nostre pause pranzo”. Ma c’è soprattutto una capacità di messa a fuoco del presente tipica della “comicità d’osservazione” di stampo anglosassone, cosa su cui Ferrario in Italia è tra i più bravi. C’è la forza comica dei dettagli, prima radiografati in una maniera clamorosamente chirurgica, poi usati come alleati per stanare i controsensi e i dilemmi morali dell’attualità, infine elevati in una veste universale e esorcizzante. Perché, tra i compiti di un artista, c’è proprio quello percepire ciò che gli altri vivono ma non vedono, per poi dargli una forma. E lui lo fa.
Insomma proprio come nel 2019 – ma anche come nel 2016, quando nella webserie “Esami” già sfotteva gli ambienti universitari più grotteschi – Ferrario continua a essere l’interprete del presente con lo sguardo comico più moderno di tutti. Sotto la sua lente passano temi di cui difficilmente abbiamo sorriso: l’ossessione per la performance, gli ex compagni delle elementari riesumati come venditori di NFT, i neo 18enni indecisi tra la professione di neurologo o quella di streamer, la nostalgia di epoche vissute l’altro ieri, la casa in campagna come unica possibilità residenziale, la motivazione dei guru disperati, la necessità di sentirsi un eroe e poi la speranza che, nonostante tutto, l’intelligenza artificiale possa risolvere tutti i nostri problemi, compreso quello della sua esistenza. Intanto riderci su, perché “il fine ultimo del comico è parlare delle fragilità di ciascuno e far ridere cercando di esorcizzarle tutte insieme”.
Edoardo Ferrario, sold out a Roma con lo show Performante: “L’esposizione online? Una malattia moderna”
Fonte : Today