Il prossimo Europarlamento dovrà occuparsi di questioni vitali per la tenuta stessa dell’Europa e per il futuro degli Stati membri. Dovrà attuare la transizione green, iniziare a predisporre le basi per una difesa comune e gestire le conseguenze di una guerra alle porte, decidere i nuovi vincoli di bilancio che per forza di cose incideranno sulla possibilità di manovra dei governi e di conseguenza sul tenore di vita dei popoli. Dossier aperti che richiederebbero una selezione delle migliori menti del Continente, ma che la maggior parte delle forze politiche sembra ignorare, preferendo buttare nella mischia il “nome di grido” col solo scopo di raccogliere qualche decimale in più alle prossime elezioni di giugno.
I casi più eclatanti sono quelli del generale Roberto Vannacci e di Ilaria Salis. Il primo sarà nelle liste della Lega in tutte le circoscrizioni elettorali col solo scopo di attirare quei voti di estrema destra che servono come l’aria a Matteo Salvini per non sprofondare nei consensi e subire il sorpasso da parte di Forza Italia, la seconda, che con un’eventuale elezione uscirebbe dall’incubo del carcere ungherese in cui è detenuta con modalità da dittatura sudamericana, può essere la chiave di volta per garantire all’Alleanza Verdi Sinistra di superare la soglia di sbarramento del 4 per cento. Due profili molto diversi, come molto diversi sono i motivi delle loro candidature: nel primo caso siamo alla solita “bestia” salviniana, con un candidato messo lì per fomentare i bassi istinti della parte più estrema e meno alfabetizzata dell’elettorato, la seconda è la scommessa del “due piccioni con una fava”; una scommessa rischiosa, perché se l’insegnante non dovesse essere eletta, la sua candidatura diventerebbe un gradito regalo al governo di Orbán. Entrambi hanno però qualcosa in comune: possono diventare europarlamentari in due partiti che avranno pochi eletti, togliendo il posto a qualcuno più preparato per ricoprire il ruolo. Nella Lega molti dirigenti sono furiosi e già hanno annunciato che non sosterranno il generale “scrittore”, ma anche nel partito di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni c’è chi non è convinto che la candidatura di Ilaria Salis sia una scelta giusta, perché il rischio è che restino fuori politici più navigati come ad esempio gli ex sindaci Ignazio Marino e Leoluca Orlando.
Le candidature dei leader
Un’altra operazione che sa un po’ di truffa è la candidatura dei leader che in Europa non andranno mai: in campo ci sono Giorgia Meloni, Antonio Tajani ed Elly Schlein (non in tutte le circoscrizioni elettorali). È una pratica non nuova che per molti osservatori rappresenta una mancanza di rispetto verso gli elettori, ma che viene giustificata dai diretti interessati con la narrazione dell’alfiere che guida il suo esercito alla vittoria. Il problema è che i leader in campo portano per forza di cose a un oscuramento dei temi comunitari e di quei candidati che su quei temi avrebbero qualcosa da dire, riportando la campagna elettorale alle “provinciali” divisioni interne. Intendiamoci, alla fine non toglieranno posti a nessuno e potrebbero portare qualche seggio in più ai rispettivi partiti, ma certamente distoglieranno l’attenzione dall’Europa. E questo è un male.
Le eccezioni? Conte e Calenda
Non tutti i partiti ricorreranno al candidato “di grido” o al leader “trascina voti”: il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte proporrà un solo nome di peso, quello dell’ex presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. L’uomo del reddito di cittadinanza sarà capolista nella lista grillina nella circoscrizione sud. Per il resto, come consuetudine, le liste sono state compilate con il sistema delle auto-candidature attraverso il sito del partito, una pratica ormai rodata che rispetto alle scorse edizioni prevede però una “supervisione” da parte dei vertici, che dovrebbe impedire – almeno si spera – l’elezione di personaggi sopra le righe come l’ex deputata no-vax Sara Cunial o l’ex consigliere della Regione Lazio, Simone Barillari, che per contestare l’uso delle mascherine durante la pandemia scrisse le testuali parole: “La NASA fa sapere che ciascuno di noi ha una possibilità di essere colpito da un meteorite pari all0 0,046 per cento. Poiché la mortalità (calcolata sulla intera popolazione) da virus Covid è dello 0,026 per cento, conviene mettere il casco più che le mascherine…”.
I deputati più “cattivi” del Parlamento europeo
Oltre alla bestialità sul calcolo probabilistico, qualcuno all’epoca notò che l’ex esponente del Movimento 5 Stelle, in caso di caduta di un meteorite, si sarebbe protetto indossando un casco. Gli iscritti hanno votato sulla piattaforma online il 18 aprile scorso, ma non sono mancate le contestazioni: l’ex magistrato pugliese Francesco Mandoi e l’avvocato campano Angelo Melone, entrambi aspiranti candidati al Sud, si sono visti cancellare l’auto-candidatura senza ricevere spiegazioni. Un altro partito che si è distinto per le “buone pratiche” nella compilazione delle liste è Azione di Carlo Calenda, che ha scelto, in tutte le circoscrizioni, candidature di livello sconosciute ai più. Candidature che porterebbero in Europa personalità di livello adatte a ricoprire il ruolo, ma che rischiano di restare fuori perché il leader del loro partito è riuscito a litigare con tutti i possibili compagni di viaggio, mettendo in forte discussione il raggiungimento della soglia di sbarramento.
Fonte : Today