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Nella commissione Affari costituzionali della Camera, mercoledì il centrodestra era andato in svantaggio sul voto di un emendamento. Oggi, dopo ore di scontro e tensioni, la votazione è stata ripetuta e questa volta la maggioranza ha vinto. L’obiettivo della destra è approvare il testo e portarlo in Aula entro lunedì, ma restare nei tempi sembra quasi impossibile.
È stata una giornata di dibattito duro e toni accesi in commissione Affari costituzionali alla Camera. Qui c’è il testo di legge sull’autonomia differenziata delle Regioni, su cui il centrodestra sta cercando di accelerare i tempi, ma mercoledì è arrivato un imprevisto: durante la votazione su un emendamento di Carmela Auriemma (M5s), che prevedeva di cancellare la parola “autonomia” dal primo articolo, i voti a favore sono stati dieci e quelli contrari solo sette. La maggioranza è andata sotto e le opposizioni hanno vinto. Infatti, in quel momento erano assenti moltissimi esponenti del centrodestra, soprattutto della Lega. Oggi però la il centrodestra ha ‘rimediato’, ripetendo la votazione e sostenendo che quella precedete non era valida. La minoranza, in protesta, ha lasciato la commissione e non ha partecipato al voto.
Perché la destra ha deciso di rifare la votazione
Il punto dello scontro era tecnico. Il centrodestra da subito ha sostenuto che il voto in realtà non fosse valido, perché il presidente della commissione (Nazario Pagano, di Forza Italia) non l’ha proclamato. Al momento della votazione, infatti, l’opposizione ha esultato, mentre Pagano non ha ufficializzato il risultato e non ha dichiarata chiusa la votazione: ha continuato a portare avanti i lavori, sospendendo la seduta poco dopo. Gli esponenti della minoranza sostengono che questa sia stata una palese violazione del regolamento, anche perché era presente un segretario che ha contato i voti.
Un punto importante, sullo sfondo del dibattito, è che secondo il calendario di Montecitorio il ddl sull’Autonomia differenziata dovrebbe arrivare in Aula già lunedì mattina. Perché questo accada, la commissione dovrebbe lavorare a ritmi per tutto il fine settimana e soprattutto non riuscirebbe a discutere tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni: finora la commissione ne ha discussi una ventina su oltre duemila.
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La ripresa dei lavori e lo scontro per portare il ddl in Aula
Oggi, dopo la sospensione dei lavori per il 25 aprile, la commissione si è nuovamente riunita nella tarda mattinata e le tensioni sono state altissime da subito. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana, che le opposizioni avevano chiamato in causa, è intervenuto con una lettera che ha sostanzialmente dato ragione al presidente Pagano: “Prendo atto”, si legge, della “situazione che non le ha consentito di condurre a compimento la votazione e che ha anzi determinato la presidenza a sospendere la seduta, senza proclamare l’esito della votazione”. Un esito che ora è impossibile accertare, secondo Fontana, che quindi ha rimesso la decisione allo stesso Pagano. Insomma, il presidente della Camera si è tirato fuori dalla contesa.
Dopo l’intervento di Fontana è stata convocata una riunione dei capigruppo di tutti i partiti, per capire se il ddl Autonomia può ancora arrivare in Aula lunedì o se questo violerebbe il diritto delle minoranze a discutere le loro proposte di modifica. Il vertice, però, avrà luogo solo alle 21 di stasera. Secondo fonti d’agenzia, la decisione del presidente Fontana sarà non di far slittare l’arrivo in Aula del provvedimento, ma di raddoppiare il tempo che sarà dedicato alla discussione delle linee generali: ciascun partito potrà parlare il doppio del tempo che era previsto inizialmente. Una mossa mirata a ‘compensare’ in parte i ritmi strettissimi della commissione.
Poco dopo l’annuncio della convocazione dei capigruppo, la commissione di Pagano ha ripreso i lavori normalmente – nonostante lo stesso presidente avesse detto che sarebbe stata sospesa fino a dopo l’incontro. Il Pd ha chiesto di rimandare di qualche ora il voto sull’emendamento in questione, ma la maggioranza ha rifiutato. Così, due giorni dopo il primo voto, l’emendamento del M5s è stato bocciato con quindici voti contrari e nessuno a favore. Questa volta i partiti dell’opposizione non hanno partecipato affatto, denunciando la violazione dei regolamenti parlamentari e della Costituzione.
Pd: “Provano a smontare la Costituzione”, M5s: “Precedente pericoloso”
“Non possiamo accettare che si vada avanti con una forzatura grave, solo perché la maggioranza vuole a tutti i costi portare in Aula l’autonomia differenziata lunedì”, ha riassunto la capogruppo di Azione in commissione Mara Carfagna. Carmela Auriemma, deputata del M5s che aveva firmato l’emendamento, ha attaccato: “Far ripetere una votazione dopo 48 ore crea un precedente pericoloso che apre la strada a storture e manipolazioni“. Il capogruppo M5s in commissione, Alfonso Colucci, ha parlato di “una frattura profonda nei rapporti tra maggioranza e opposizione. Lanciamo un allarme istituzionale e un appello alla riflessione”.
Il Partito democratico si è espresso con una nota di Sandro Ruotolo, componente della segreteria nazionale: “Lo diremo ovunque e nelle piazze di tutta Italia che stanno provando a smontare la nostra Costituzione. Hanno appena infranto le regole in Parlamento, nel luogo sacro delle istituzioni. Noi siamo contro la dittatura della maggioranza, di una maggioranza che guarda sempre di più al modello orbaniano”. Filiberto Zaratti, di Alleanza Verdi-Sinistra, ha condannato la maggioranza: “Prima ha fatto un incredibile scivolone e ora lo risolve con la prepotenza”. Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia viva, ha criticato Pagano per essere stato “cieco e sordo non solo alle richieste delle opposizioni, ma alle stesse regole democratiche”.
Fonte : Fanpage