La tecnica delle forbici molecolari CRISPR-Cas9, utilizzata per far ripartire la produzione di emoglobina, si è dimostrata efficace in oltre il 90% dei casi. In corso due nuove sperimentazioni sui minori di 12 anni
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Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha permesso un notevole avanzamento della tecnica delle forbici molecolari, offrendo soluzioni sempre più precise per correggere difetti genetici. Questo approccio di editing genomico permette di intervenire direttamente sul Dna, tagliando e modificando specifiche sequenze anomale, per poi reintrodurre nel paziente le sequenze corrette. Ora, due nuovi studi internazionali, a cui ha partecipato l’Ospedale Bambino Gesù di Roma, hanno dimostrato che la tecnica di editing genetico nota con il nome di CRISPR-Cas9 potrebbe prestarsi alla cura delle due malattie ereditarie del sangue più frequenti al mondo, la talassemia e l’anemia falciforme, liberando i pazienti dalla necessità di trasfusioni e dalle complicanze più temute, come le crisi vaso-occlusive. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine.
Le forbici molecolari sul gene BCL11A
Solo in Italia si contano 7000 pazienti talassemici, mentre i pazienti falcemici si stima che siano circa mille, a fronte di 300mila nuovi nati nel mondo ogni anno. Entrambe le patologie sono causate dalle mutazioni dei geni coinvolti nella sintesi delle catene dell’emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta ossigeno nell’organismo.
Le due sperimentazioni internazionali, promosse da Vertex Pharmaceuticals e Crispr Therapeutics, hanno verificato l’efficacia terapeutica di un approccio che prevede la modifica delle cellule staminali ematopoietiche, attraverso la tecnica delle forbici molecolari CRISPR-Cas9. Nello specifico, la tecnica è stata utilizzata per “spegnere” il gene BCL11A, implicato nella produzione di emoglobina nel sangue al termine della vita fetale, e per far ripartire la produzione di emoglobina fetale alfa-gamma.
Dopo questa manipolazione genetica, le cellule modificate sono state infuse nei pazienti che nel frattempo sono stati sottoposti a una terapia farmacologica per “distruggere” il midollo, in modo da fare spazio alle nuove cellule staminali ingegnerizzate.
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I risultati degli studi
Il primo trial ha coinvolto a livello internazionale 52 pazienti tra i 18 e i 35 anni con beta talassemia, di cui 14 arruolati al Bambino Gesù, e ha dimostrato che il 91% del campione ha ottenuto la completa indipendenza dalla trasfusione in un follow up di 16 mesi, considerato sufficiente per valutare l’efficacia dell’approccio al momento della presentazione dei risultati. La seconda sperimentazione, condotta su 44 pazienti con anemia falciforme (anch’essi tra i 18 e i 35 anni), 7 dei quali trattati al Bambino Gesù, ha invece confermato che la terapia sarebbe in grado di liberare dalle crisi vaso-occlusive per almeno 12 mesi. I risultati di queste due sperimentazioni confermano “il potenziale definitivamente curativo di questa strategia terapeutica”, ha riferito Franco Locatelli, responsabile dell’area clinica e di ricerca di Oncoematologia del Bambino Gesù di Roma, che ha coordinato uno dei due studi ed è seconda firma dell’altro.
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Due nuove sperimentazioni su minori di 12 anni
La terapia, il cui nome è Exagamglogene Autotemcel, è stata approvata pochi mesi fa dall’Agenzia Europea del Farmaco per i pazienti di età superiore ai 12 anni.
Alla luce dei risultati emersi, all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sono state avviate due nuove sperimentazioni che coinvolgono bambini di età inferire ai 12 anni, con risultati incoraggianti sui 4 pazienti trattati finora.
“La pubblicazione congiunta dei due studi su una rivista come il New England Journal of Medicine rappresenta una sorta di pietra miliare per quello che è il cambiamento di scenario terapeutico e il potenziale definitivamente curativo di queste due patologie così diffuse nel mondo. Un risultato che dimostra una volta di più la capacità e la determinazione dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù nell’investire in terapie innovative in grado di cambiare la storia naturale di malattie così complesse. Questi studi testimoniano come l’Ospedale presti attenzione a tutto quello che può cambiare la probabilità di sopravvivenza e la qualità di vita dei malati affetti da malattie genetiche”, ha concluso Locatelli.
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Fonte : Sky Tg24