Morto Laurent Cantet, il regista che vinse la Palma d’Oro con “La Classe”: aveva 63 anni

È stato il primo direttore cinematografico a riportare l’ambito premio del Festival di Cannes in patria, 21 anni dopo Maurice Pialat. È scomparso il 25 aprile a Parigi in seguito a un malore

È scomparso oggi, il 25 aprile, Laurent Cantet, regista di grande impegno sociale che per primo ha riportato in patria la Palma d’Oro di Cannes nel 2008, 21 anni dopo Maurice Pialat. Il direttore è morto a Parigi in seguito a un malore all’età di 63 anni. Ne ha dato notizia il suo agente. Punto di riferimento per un’intera generazione di cineasti e uno degli autori più giovani a vincere il Premio César per l’opera prima nel 1999, viene ricordato soprattutto come un uomo meraviglioso, capace di grande cuore e di strenuo impegno sociale, indimenticabile per chiunque abbia incrociato con lui i percorsi della vita.

Chi era Laurent Cantet

Nasce a Melle, nella Nuova Aquitania, l’11 aprile 1961, figlio di genitori entrambi attivi nella scuola, dai quali eredita una sincera passione per l’insegnamento. Dopo l’università a Marsiglia entra all’IDHEC di Parigi dove si diploma nel 1986. Tra i suoi compagni di corso ci sono Dominik Moll, Gilles Marchand e Robin Campillo che sarà al suo fianco in molti momenti della carriera e a cui produrrà nel 2017 120 battiti al minuto a sua volta premiato a Cannes con il Grand Prix. Cantet debutta invece con un periodo formativo in televisione e poi come aiuto-regista di Marcel Ophuls per Veillées d’armes sull’assedio di Sarajevo nel 1994. 

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La carriera da regista

Esordisce come regista con il documentario Un’estate a Beiruth del 1990 e il cortometraggio Tous à la manif del 1994 con cui vince il Premio Jean Vigo. La sua prima prova nel lungometraggio risale al 1997 con Les sanguinaires prodotto da “Haut et court” per la tv. Quando arriva in sala con la sua opera prima Risorse umane nel 1999 (visto in Italia al festival di Torino e vincitore di due Premi Cèsar) è già un cineasta maturo e consapevole: sa di voler dedicare la sua opera alla realtà della gente comune, a chi fatica ad arrivare alla fine del mese, ai temi sociali, a una realtà che sorprende ancor più della finzione. I successivi L’employe du temps e Verso il Sud, realizzati nei primi anni 2000, fanno il giro dei grandi festival e lo collocano alla testa di un nuovo movimento del cinema francese, finalmente capace di staccarsi dai modelli della Nouvelle Vague. 

La Palma d’Oro a Cannes

Quando il suo La classe arriva a Cannes il penultimo giorno del festival nel 2008, l’impatto è sensazionale, un vero terremoto. A furor di popolo vince la Palma d’Oro sconvolgendo ogni pronostico e sarà anche un successo di pubblico con quasi 30 milioni di dollari guadagnati nel mondo. Per lui, che trae ispirazione dal diario scolastico di François Bégaudeau, è una sorta di risarcimento morale alla passione per l’insegnamento dei suoi genitori. Concepito come un documentario di finzione, interpretato dall’autore del libro e da una vera scolaresca delle classi medie, è un ritratto pieno di empatia e passione verso il mondo giovanile con tutte le sue paure e speranze. Quattro anni dopo ritorna a Cannes con il film collettivo 7 giorni a l’Avana che vincerà nella sezione Un Certain Regard e poi dedica all’isola caraibica e alle sue mille contraddizioni Ritorno a Itaca che rimane il gioiello delle Giornate degli Autori alla Mostra di Venezia nel 2014. La sua carriera si completa nel 2017 con L’atélier  e Arthur Rambo del 2021 sulla nuova generazione dei francesi magrebini. 

L’impegno sociale di Cantet

Da sempre impegnato nella difesa degli autori e delle minoranze sociali, nel 2010 milita a fianco dei “sans papier” per la tutela degli immigrati e dei lavoratori dello spettacolo; nel 2017 fonda la prima piattaforma digitale (La Cineteck) per la tutela del patrimonio filmico francese, sostiene la causa del collettivo 50/50 per la parità di genere, nel dicembre 2023 firma, insieme a 50 colleghi, la lettera aperta per la richiesta di un “cessate il fuoco” a Gaza e per la difesa dei civili palestinesi e la restituzione degli ostaggi israeliani. Ha speso una vita per quelle che considerava le “cause giuste” e ha dedicato il suo cinema alle voci più vitali capaci di combattere le storture della società. 

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Fonte : Sky Tg24