Parla a Fanpage.it l’avvocato Stefano Deluca, legale di uno dei ragazzi che hanno denunciato i maltrattamenti nel carcere minorile Beccaria di Milano. “Gli avevo visto la faccia coperta di ematomi, pensavo avesse litigato con altri detenuti, poi mi ha detto di essere stato picchiato”.
L’avvocato Stefano Deluca è spesso impegnato nelle cause dei più deboli e di chi vive al margine della ricca Milano. Tempo fa gli era stata sottoposta la vicenda di un ragazzino arrestato per rapina e detenuto nel carcere minorile Cesare Beccaria. È stato proprio il legale, durante un’udienza, uno dei primi ad accorgersi delle condizioni del giovane nell’istituto penitenziario.
Il ragazzo è tra quelli che hanno riferito di aver subito aggressioni fisiche da parte degli agenti di polizia penitenziaria in un’indagine, portata avanti dalla Procura di Milano, che ha portato a 13 arresti e 8 sospensioni di pubblico impiego nei confronti di personale operante al Beccaria tra il 2022 e il 2024. Deluca racconta a Fanpage.it la vicenda del suo assistito.
Stefano Deluca
Avvocato, quando si è accorto che qualcosa non andava?
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Il mio assistito era in fase di custodia cautelare in carcere. Stavo seguendo questo ragazzo nel procedimento penale minorile e poco prima di Natale 2022 era prevista un’udienza preliminare per decidere se procedere con il giudizio abbreviato oppure con l’ordinario.
Quella mattina di fine dicembre ero arrivato in tribunale prima di tutti gli altri, a seguire la mamma del ragazzo, l’assistente sociale e infine lui, che arrivava dal Beccaria. Come mi ha visto, mi ha abbracciato dicendomi “Io non voglio tornare più lì, devi fare di tutto perché io non ritorni in carcere”.
Gli ho visto degli ematomi in faccia, la cosa mi aveva colpito, tanto che che gli avevo chiesto con chi avesse litigato, pensavo che avesse fatto a botte con qualche altro detenuto.
E invece?
Invece lui mi raccontò che l’avevano picchiato. Era tarda serata, pressapoco verso le dieci o le undici, e lui voleva fumare, per questo chiedeva alle guardie l’accendino (che naturalmente nelle celle non è consentito, ndr), ma nessuno gli dava retta, perciò ha fatto del baccano, picchiava sulla porta. Quindi l’hanno fatto andare in un ufficio e lì nell’ufficio….
L’hanno picchiato?
Sì, dovevano essere almeno due o tre persone, poi l’hanno rimesso in cella e hanno richiuso la porta. Quella mattina mi disse di aver paura di tornare al Beccaria.
Nessuno aveva segnalato la situazione?
Prima dell’udienza, come è arrivato l’educatore del Beccaria, gli sono andato incontro dicendogli “Guardi che il mio assistito mi ha riferito che è stato picchiato all’interno del carcere. Peraltro è evidente, ha degli ematomi in faccia”.
L’educatore mi ha detto subito “Lo so, l’ho incontrato ieri mattina”. Mi pare che mi abbia detto anche che l’aveva portato in infermeria dal medico e che avrebbe fatto o che aveva fatto l’esposto sul comportamento di alcuni agenti.
Mi ha rassicurato, mi sembrava anche una persona perbene per il fatto che si era premurato. Per questo mi sono detto: “Avvengono i fatti però c’è qualcuno che non chiude gli occhi”.
Il suo assistito ne aveva parlato con qualcun altro?
Lui aveva parlato sicuramente con la madre, tant’è che lei mi aveva accennato dei maltrattamenti, però, prima di vederlo, non avevamo proprio contezza dei fatti.
Dopo l’udienza il suo assistito è tornato al Beccaria?
No, in quell’occasione avevo delle eccezioni, accolte dalla Corte, che facevano retroagire il processo alla fase iniziale. Peraltro erano terminati anche i cosiddetti ‘termini di fase’ perché lui di fatto era in custodia cautelare, ancora non aveva subito il processo, quindi era in carcerazione preventiva e, scaduti il tempo massimo previsto scarcerato immediatamente, come di fatto avvenne. Lui era felicissimo di questa cosa perché temeva che col ritorno in carcere avrebbe potuto essere picchiato di nuovo.
La denuncia è arrivata dopo tre mesi. Come mai?
Inizialmente il mio assistito non voleva fare denunce, sono stato io a spronarlo, ma c’è voluto del tempo. Il suo ragionamento era: “Se io denuncio chi è nelle forze dell’ordine, poi questi in qualche modo me la fanno pagare”.
Il suo timore era probabilmente legato anche all’altro procedimento penale che aveva in corso, aveva paura di finire di nuovo al Beccaria e dover avere a che fare con quegli agenti. Quindi, perché fosse tranquillo, abbiamo aspettato che fosse in procinto di raggiungere la maggiore età prima di denunciare”.
Oggi il ragazzo come sta?
Intanto non è più a Milano, sta cercando di costruirsi una nuova vita fuori dai giri di amici che aveva prima, ha iniziato a lavorare. È meglio che stia tranquillo e che per ora non ritorni dove viveva prima.
Fonte : Fanpage