Antifascismo, da Scurati a Barbero: l’Italia è ancora in alto mare. Così gli intellettuali raccontano la storia in ‘bianco e nero’. L’analisi
La stragrande maggioranza degli italiani non intellettuali e che non seguono il Premio Strega, non avevano mai sentito nominare Antonio Scurati. Dopo il fattaccio della “censura” avuta dalla RAI, tutti a parlare di Scurati. Anche perché dirigenti Rai Tv, senza il senso del ridicolo e dell’umorismo, addebitano a rottura delle trattative con lo stesso Scurati, perché eccessiva la richiesta di un compenso di 1800 euro. Ora non c’è giornale, trasmissione televisiva statale o privata e dibattito tra amici, in cui non si discuta e in genere, si litighi sulla censura inammissibile subita da Scurati o sulla sua furbizia, potendo sfruttare in modo clamoroso, l’occasione di presentarsi come vittima del governo fascistoide.
Penso che questo bagno di pubblicità e di ritorno economico potrebbe spingere l’autore della trilogia M (copertine in nero, in bianco, in rosso, con una grande M sempre in nero) a bissarla con un’altra trilogia di grandi M in copertina. M sempre in nero, però su copertine in rosa. Questa volta M, per Meloni.
Il caso Scurati è esemplare, per auto-produzione, furba e legittima, visti i dirigenti Rai, sempre zelanti con il governo in carica. Tra gli innumerevoli interventi, ritengo che quello di Marco Travaglio sia il più azzeccato, quindi il più saggio. Intanto ricorda che in Italia il servizio pubblico radio televisivo è stato sempre teleguidato dal tipo di governo. Poi ricorda un episodio molto, ma molto più grave del discusso caso Scurati. Mario Draghi, diventato celebre in tutto il mondo per la frase “What ever it costs”, come Presidente del Consiglio durante la pandemia, stracciò un contratto già stipulato col Prof. Alessandro Orsini, conoscendo le sue idee sulla politica Nato, Usa e sulla situazione in Ucraina. Per giunta non fece addirittura parlare possibili ospiti russi, che avrebbero dovuto parlare del loro paese.
Ebbene, dormiva allora il purissimo ed esigente Scurati? E l’eccitatissimo Prof Barbero che sostiene, tra scroscianti applausi e sorrisi compiaciuti di Bersani, che “la Meloni non può non essere fascista”, di fronte al comportamento intollerante e autoritario di Draghi, perché non gli gridarono il fatto suo, denunciando al mondo i suoi metodi fascistissimi o, comunque, estremisti e intolleranti?
Ecco la frase di uno (Barbero) che vede il mondo e la sua complessità, in bianco e nero: “Al governo chi fa fatica a dirsi antifascista è fascista. C’è un pezzo d’Italia che insegna ai bambini che il fascismo ha fatto anche cose buone.”
E qui riporto una considerazione già scritta: pensare allo scrittore Antonio Pennacchi che divulgò il termine fascio-comunista, scrivendo un libro con lo stesso titolo. Ovvio che si riferisse al buono che vedeva nele due esperienze. Aveva vissuto da giovane la bonifica dell’agro pontino, con l’entusiasmo degli operai chiamati a lavorare da tutta Italia. Ma per gli antifascisti bianco-nero, è vietato ricordare la bontà di quell’opera storica, altrimenti si viene accusati d’essere fascisti…
Allora ricordiamo anche che quella bonifica rappresenta una delle opere più importanti della storia d’Italia. A partire dal 1931, Mussolini pianificò quella che sarebbe stata l’opera di bonifica della palude pontina, portando a compimento un progetto tentato invano nei secoli passati. Il fascismo aveva quindi ben iniziato, come impegno sociale. Si rovinò soprattutto, e ben presto, per le scelte in politica estera. Come attualmente, può rovinarsi la Meloni, con la sua sudditanza assoluta agli USA.
La pretesa di sentir dire dalla Meloni, la frase magica “Sono antifascista”, è un’imposizione formale, in realtà priva di importanza. Perché in realtà essere antifascisti, in Italia, è sottinteso. Chi vorrebbe riprendere e continuare la guerra fratricida iniziata il 25 luglio 1943, quando si verificò la previsione che Giacomo Matteotti, con incredibile lucidità aveva fatto nel 1924: “Ora Mussolini può sembrare democratico. Governa perché ha vinto le elezioni. Ma, se dovesse perderle, non lascerà il potere.”
Il rifiuto alla frase imposta, dovesse esserci anche domani e in seguito, può essere interpretato come un atto di pacificazione nazionale che, stiamo verificando, non ancora c’è.
Pensavo che con gli scritti storici di Renzo De Felice, almeno tra storici e intellettuali, si fosse arrivati a una pacificazione. Il caso Scurati, dimostra con le risse televisive, che siamo ancora in alto mare.
Per Scurati, Saviano, Barbero e tantissimi altri intellettuali che vogliono sentire l’abracadabra per entrare a far parte degli antifascisti, l’ex fascista modello e da imitare, per vedere finalmente il mondo in bianco e nero, è il caso eclatante di Gianfranco Fini.
Spinto a destra, in base a un suo racconto, per reazione alla prepotenza dei giovani di sinistra che volevano impedirgli di vedere il film Berretti verdi, passò la notevole vita politica sempre a destra. Delfino di Almirante, sapeva che, senza rinnegare chiaramente il fascismo, avrebbe avuto grossi problemi con le aspirazioni e l’ambizione che aveva. E sulla necessità di prendere le distanze dall’immagine che aveva a sinistra, su come lo fece, c’è parecchia confusione. Chi afferma (Pierluigi Battista, del Corriere della Sera), che Fini a Gerusalemme non disse “Fascismo male assoluto”. Ma che il suo ragionamento fu un po’ più contorto e problematico. Va detto che lo stesso Fini fece poco o nulla per uscire dall’ambiguità, ritenendo evidentemente conveniente l’effetto clamoroso che quella frase mai detta ebbe sul mondo politico avverso ad An e alle sue origini.
C’è poi la più chiara testimonianza della Meloni:
Fascismo male assoluto? Meloni: Non mi dissociai da Fini.
“Io ero dentro Alleanza nazionale quando Fini fece quelle dichiarazioni, non mi pare di essermi dissociata. La risposta mi sembra evidente”.
Conclusione: la Meloni dovrebbe imitare Fini, con una dichiarazione pubblica di antifascismo, per far contenti i formalisti estremisti come i veri fascisti alla Scurati & C. Per questi uno può dichiararsi antifascista e poi fare tranquillamente fare il fascista, come Draghi… Così, per la Meloni, detta la frase “Apriti Sesamo”, forse diminuirebbero gli attacchi. Ma non credo che cambierebbe la sua psicologia che non era e non diventerà da manichea tutto bianco o tutto nero.
Fonte : Affari Italiani