Antonio Scurati e Serena Bortone
Serena Bortone, tanto rumore per nulla: la conduttrice cerca visibilità ma gli ascolti non decollano. “L’effetto Scurati” la proteggerà forse per sempre
La vicenda è nota. Serena Bortone su RaiTre aveva comunicato che forze oscure ed imperscrutabili gli avevano censurato il monologo di Scurati per il 25 aprile, previsto per il suo programma Chesarà in onda su Rai Tre. La terribile notizia ha squarciato i cieli d’Italia nell’ora più tenerella e cioè quella serale in cui la gente si rinfranca delle amarezze diurne con la cena. La notizia, dicevamo, che ha bloccato due guerre quasi – mondiali e, fatto ancora più rilevante, ha oscurato il fugone di Amadeus, ha prodotto sgomento e sconcerto tra i pochi che conoscevano Antonio Scurati, scrittore che assomiglia in modo inquietante ad un androide di Blade Runner e specializzato in far soldi sfruttando Benito Mussolini. Ricorda un po’ quegli atei che per far vendere un libro mettono il nome di “Dio” nel titolo che poi attaccano in altra sede. Ma proprio grazie alla censura di un testo che altrimenti sarebbe stato solo motivo di invidie e ripicche tra Scurati e Saviano, a mo’ do polli di Renzo (Travaglino), il contenuto è stato invece reso noto al mondo tutto (evitiamo il termine “terracqueo” per ovvi motivi).
Invero Saviano si è lamentato che pure il suo programma è stato censurato ma almeno lui l’hanno pagato. Ne ho parlato qui (clicca per recuperare l’articolo). Ma dicevamo che in tutto questo Serena Bortone cercava un po’ di visibilità, anche perché doveva ammollare il suo libro in uscita proprio oggi, 25 aprile, e che parla “d’ammore”, seppur datato al 1987. Nel libro apprendiamo che la domanda fondamentale di lei giovane protagonista è se fosse stato possibile amare. Ora sappiamo che sì, è riuscita anche lei ad amare e questo fa tirare un sospirone di sollievo agli italiani. Ieri tuttavia Serena era trita e contrita ed ha così parlato: «Se abbiamo solo cantori del regime, l’arte e la cultura si impoveriscono e io questo timore ce l’ho». E già li vediamo questi “cantori del regime”, con l’arpa in mano, appollaiati su qualche cattedrale gotica che spandono al vento gelido di questi giorni odi ai nuovi Imperatori. Ma Serena è giustamente impensierita.
Nel programma -che sembra la versione povera di quello di Fabio Fazio a cui peraltro si ispira- sfilano regolarmente una serie di personaggi che recitano a soggetto sempre lo stesso sfiatato mantra. C’è stato Maurizio Landini con lo sguardo spiritato, il regista Pedro Almodovar, l’immancabile Erri De Luca e poi Ascanio Celestini che merita però qualche considerazione a parte. Celestini è un grande. Deve avere gli anni del cucco perché me lo ricordo che ero piccolo ma si materializzava ogni 25 aprile in Tv per recitare immancabili monologhi, ancor prima di Scurati.
Con la barbetta ieratica e l’accento romano da trattoria raccontava storie sul Pigneto, una volta periferia di Roma est ora luogo radical –chic di eccellenza che ha seguito la trasformazione del Pd da partito popolare a partito di élite. E poi immancabilmente partiva la ripresa di Roma Città Aperta di Roberto Rossellini, proiettata sulla parete bianca e lunare della Piramide. Ma torniamo al presente. La Bortone si sforza ma il suo programma fa flop negli ascolti e galleggia tra il 3.4% e il 5.1%, quando si deve inventare qualche mandrakata per evitare il sonno dei telespettatori. Si parlava di chiusura già prima di Scurati ma ora ritorna la possibilità.
Ma chi è la Bortone? In evidenza il suo essere una “antifascista” dichiarata e una cattolica, quindi per logica deduzione dobbiamo collocarla nell’area dei cosiddetti catto –comunisti anche perché la mamma era catechista e il padre seminarista. Serena ha fatto tutte le scuole dai preti e poi suo padre è stato sindaco DC. Tuttavia Serena deve fare attenzione perché le terre catto –comuniste sono governate da uno scaltro Prete Gianni, anzi Marco e cioè Damilano. Hic sunt leones, è il caso di dirlo. E Marco è uno tosto, l’unico dei “sinistri” che ha finora resistito a Rai Tre. Roba raffinata, roba di gesuiti e incensi. E lui chi si avventura nelle sue contrade lo fa sbranare dai leoni che molti e vigorosi vagano per quelle terre inospitali che includono una certa piazza di Trastevere, a Roma, dove ha magione Sant’Egidio, ma questa è un’altra storia. Attenta dunque Serena che il nemico non è tanto nel fantomatico “regime” ma nei (supposti) amici.
Fonte : Affari Italiani