Pearl Jam, cosa vuol dire lavorare in studio con Eddie Vedder. Il produttore: “Fa in due minuti quello che io farei in sei mesi”

Andrew Watt ha realizzato il suo sogno producendo il nuovo album dei Pearl Jam, Dark Matter, in arrivo il 19 aprile, dodicesimo disco nella carriera della band. “Sono nato il 20 ottobre 1990, la stessa settimana in cui i Pearl Jam si sono formati con l’arrivo di Eddie Vedder a Seattle” ha raccontato il giovane produttore che negli ultimi anni ha lavorato con i nomi più grandi del rock, dai Rolling Stones a Iggy Pop a Ozzy Osbourne, oltre a collaborare in studio e andare in tour con Eddie Vedder e il suo progetto Earthling, “Quando l’ho detto ai ragazzi mi hanno detto che probabilmente mentre mia madre era in sala parto loro stavano scrivendo Release“.

Crescendo Andrew Watt è diventato un super fan dei Pearl Jam, li ha visti per la prima volta al Madison Square Garden di New York nel 2003 e poi altre 40 volte dal vivo. Per lui sono la migliore live band del mondo, ma in una nuova intervista ha detto che è meglio non avere a che fare con Eddie Vedder quando è in studio a lavorare. “È primale nel suo modo di fare, è molto fisico e ci mette davvero tutto sé stesso. Scrive il novanta per cento delle canzoni in quindici minuti, le melodie gli vengono semplicemente fuori in modo spontaneo”.

Andrew Watt ha paragonato anche lo stile di Eddie Vedder con quello di Ozzy Osbourne: “Ozzy canta spesso la stessa melodia del riff, Eddie ne crea sempre di nuove anche su riff più strani come quello di Dark Matter. Fa in un paio di minuti quello che io farei in sei mesi, è tutto naturale e non ragionato”. Un esempio del talento dei grandi musicisti che Andrew Watt ha visto in molti dei grandi con cui ha lavorato: “ll potere dell’improvvisazione è molto importante, tutti i grandi ce l’hanno”. Un ruolo speciale nella costruzione del suono dei Pearl Jam in Dark Matter nel quale vogliono tornare alle loro radici punk è quello del batterista Matt Cameron: “È un grande musicista, produttore e multistrumentista” ha detto il produttore, “Gli ho chiesto di scatenarsi. Il mio obiettivo, che era quello di tutti è avere una batteria come quella dei Soundgarden o dei Temple of the Dog. Volevamo che la sua personalità si sentisse in tutto l’album, e così è stato”. 

Fonte : Virgin Radio