Dovrebbe essere semplice: settantanove anni fa partigiani e alleati hanno liberato l’Italia dalla dittatura fascista, in combutta con il peggio mai partorito dalla millenaria storia umana: il nazismo, Hitler, la Shoah, milioni di morti ammazzati nelle camere a gas come un tenebroso sacrificio umano innalzato al dio della morte.
Invece no, in Italia è sempre un teatrino che cambia copione a seconda delle carovane politiche in auge: pacificazione, quando i post comunisti al potere provavano a prendere i voti degli altri o negazione, ora che che i post fascisti non sono abbastanza post da festeggiare la Liberazione nazionale come se fossero al governo di Francia o Regno Unito.
Così arrivano i censori, che poi solitamente sono i servitori più solerti dei padroni nell’interpretare, anticipare, fiutare, allinearsi. “Franza e Spagna purché se magna” è sempre stata l’Italia, perché stupirsi? Se non ci fossero i censori, fessi e malaccorti nella loro iper solerzia, probabilmente non ci saremmo neanche resi conto del monologo di Scurati.
Chi l’avrebbe visto, in tv, alla Rai? Io no di certo e quasi nessuno degli studenti, che ora lo declamano con voce stentorea nelle aule delle facoltà universitarie del nostro paese.
Chi avrebbe fatto caso, al monologo di Nadia Terranova, censurato dalla Rai per le parole di Monica, madre di uno dei ragazzini malmenati dalla celere a Pisa, e per la favola dello sparviero e dell’usignolo di Esiodo?
È grazie all’orrendo e antistorico “Sangue dei vinti” di Gianpaolo Pansa, che ora siamo in grado di difenderci dalle stupidaggini sull’equidistanza. Non c’è alcuna equidistanza tra invasori e invasi e la frase “i morti son tutti uguali” ha lo stesso significato di “i sassi son tutti uguali”, cioè nessuno.
La Resistenza, che si festeggia in Italia il 25 Aprile è la stessa che oppongono gli ucraini agli invasori russi, anche se il dittatore Putin racconta che è lì per “denazificare”: quando il nemico minaccia la tua casa e la tua famiglia, bisogna resistere.
E Resistenza è anche quella dei palestinesi a Gaza, che combattono per le proprie case contro l’invasore israeliano che sostiene di asfaltarli per difendersi dalle mostruosità di Hamas, alleato di Iran ed Hezbollah nei crimini contro le donne, i diritti, la libertà e ancora prima di Satana in persona: “Fin dall’inizio il movimento nazionalsocialista della Grande Germania è stato il portabandiera della battaglia contro l’ebraismo mondiale. Per questa ragione segue da vicino la lotta degli arabi che cercano la libertà, particolarmente in Palestina, contro gli invasori ebrei”.
È il cuore del telegramma del 2 novembre 1943, inviato da Heinrich Himmler ad Amin al-Husseini, Gran Muftì di Gerusalemme oltre che zio e mentore di Yasser Arafat.
La “Brigata ebraica” settantanove anni fa era al fianco dei partigiani nella Resistenza contro i nazisti, proprio mentre dall’altra parte della
barricata i volontari iracheni, giordani e palestinesi combattevano con le camicie nere e le SS.
La storia non va censurata. Tutta.
“Diari dell’Alba”
https://www.venturaedizioni.it/prodotto/diari-dellalba-bologna-litalia-e-gli-arcelli-dal-1919-al-1945/
Fonte : Today