Come ampiamente previsto, il Senato degli Stati Uniti ha approvato nella notte italiana la proposta di legge che potrebbe portare al blocco di TikTok sul territorio degli USA: il provvedimento, passato con 79 voti favorevoli e 18 contrari, non è passato da solo ma insieme con quello relativo al nuovo pacchetto di aiuti destinati all’Ucraina.
La mossa di includere il provvedimento in un altro provvedimento, che alla politica italiana è parecchio nota, ha sicuramente aiutato la proposta di legge ad avere il via libera. Ora il testo arriverà sulla scrivania del presidente Biden, che si era già detto pronto a firmarla (e farla diventare effettivamente legge) già quando era autonoma: “Firmerò questo DDL non appena arriverà sulla mia scrivania, così potremo iniziare a inviare armi ed equipaggiamenti all’Ucraina questa settimana”, ha ribadito il capo della Casa Bianca (qui) lo scorso 23 aprile.
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Nonostante questa apparente fretta, va detto che passerà ancora parecchio tempo prima che la legge sia enforced, come si dice. Prima che sia fatta effettivamente rispettare, cioè: il testo pretende che ByteDance, la compagnia di origine cinese che controlla TikTok, ceda il social network a una società americana oppure cessi le sue attività su suolo americano, ma anche concede 270 giorni di tempo perché questo avvenga.
Nove mesi sono tantissimo tempo, e anche è già previsto che possano essere allungati di altri 3 mesi “qualora ci fossero evidenti progressi in direzione di un accordo”, e sono un tempo non casuale. La prima bozza parlava di 6 mesi di tempo: il fatto che siano diventati (almeno) 9 fa sì che una prima decisione su questo verrà presa a gennaio. Cioè non dall’attuale presidente ma dal prossimo. Che potrebbe essere ancora Biden o (molto più probabilmente) Trump, che di recente si è detto contrario al provvedimento, nonostante che fosse favorevole quando era lui alla Casa Bianca: “Vorrei che sapessero tutti, specialmente i più giovani, che quel delinquente di Biden è il responsabile del blocco di TikTok. Lo sta facendo per aiutare i suoi amici di Facebook a diventare ancora più ricchi e ancora più potenti, così che possano continuare a combattere, anche con metodi illegali, il Partito Democratico – ha scritto l’ex presidente su Truth, il suo social network (immagine più sopra) – Questa è interferenza elettorale e i più giovani, ma anche tutti gli altri, devono ricordarsi di questo il prossimo 5 novembre, quando andranno a votare”.
Questo fatto, insieme con i probabili ricorsi legali che ByteDance e TikTok America porteranno avanti (come la compagnia ha già confermato), fa sì che sia decisamente prematuro parlare di blocco di TikTok negli Stati Uniti, almeno sino al 2025.
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In attesa di capire che cosa accadrà, e per difendersi dalle accuse di avere fatto un provvedimento ad personam (anzi, ad aziendam), il Senato americano ha iniziato a mettere un po’ di mani avanti: “Il Congresso non agisce per punire ByteDance, TikTok o qualsiasi altra singola azienda – ha spiegato la presidente della commissione per il Commercio, la democratica Maria Cantwell – Il Congresso sta agendo per impedire che avversari stranieri conducano spionaggio, sorveglianza e altre operazioni scorrette, danneggiando gli americani vulnerabili, i nostri militari e il nostro personale governativo statunitense”.
Ma visto che l’espressione “avversari stranieri”, nel mondo dei social network, non può che riguardare solo TikTok, l’unica piattaforma che faccia effettivamente concorrenza alle americane Facebook, Instagram, Twitter, YouTube e simili, un po’ si capisce che il provvedimento ha effettivamente un unico scopo. E un unico obiettivo.
Intanto, TikTok sta trovano difensori inaspettati, iniziando da Elon Musk: qualche giorno fa, il numero uno di Twitter ha cinguettato che “a mio avviso, TikTok non dovrebbe essere vietato negli Stati Uniti, anche se un simile divieto potrebbe avvantaggiare la piattaforma X (il nuovo nome di Twitter, ndr). Farlo sarebbe contrario alla libertà di parola e di espressione. Non è ciò che rappresenta l’America”.
Che è poi quello che ha scritto anche James Surowiecki sull’Atlantic a marzo, spiegando che “non dobbiamo assomigliare alla Cina e non dobbiamo scordarci che siamo l’America”, e quello che ha scritto l’economista James Broughel su Forbes lo scorso 19 aprile, descrivendo TikTok come “un faro di democrazia nel panorama dei social network”.
Se tutto questo basterà a fare tornare le autorità americane sui proprio passi, lo vedremo. Non adesso ma fra 270 giorni (come minimo).
Fonte : Repubblica