Comunicare significa connettersi con gli altri: come lo fa chi non vede e non sente?

Quello di comunicare è un bisogno primario che risale ai tempi antichi: da sempre, infatti, l’essere umano ha avuto necessità di trasmettere i propri bisogni, emozioni, sensazioni, utilizzando diverse modalità, che vanno dalla parola, alla musica, all’arte.
Per quanto riguarda le relazioni interpersonali è proprio la comunicazione lo strumento fondamentale per poter instaurare connessioni significative e profonde tra individui.
Il suo impiego facilita la condivisione di idee, la risoluzione dei conflitti, la collaborazione e il sostegno reciproco, creando un senso di appartenenza e di comunità.

Per le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali, la comunicazione rappresenta una sfida complessa, pur rivestendo una notevole rilevanza: questa, infatti, non è solo un mezzo per connettersi con gli altri, ma anche uno strumento di accesso al mondo esterno e di partecipazione alla società.
A tal proposito, vengono in aiuto modalità alternative e tecniche specializzate di comunicazione, spesso basate su modalità sensoriali diverse.
Queste tecniche consentono, alle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali, di trasmettere e ricevere informazioni attraverso il tatto e altre sensazioni fisiche, creando una forma unica di interazione e connessione con il mondo circostante.
Inoltre, anche la tecnologia offre dei supporti validi.
Naturalmente, la modalità più adatta viene scelta a seconda delle condizioni psicofisiche della persona e delle relative abilità cognitive.

Vari metodi per una comunicazione efficace

Per consentire alle persone sordocieche o con pluriminorazione psicosensoriale di comunicare in maniera efficace, non esiste un unico strumento che vada bene per tutti.
Negli anni, sono stati sviluppati diversi metodi, che vengono impiegati a seconda delle esigenze e delle capacità dell’individuo a livello sensoriale, cognitivo e motorio.
Di seguito, una panoramica riguardo ai più conosciuti e diffusi.

Tra le forme più semplici c’è la comunicazione comportamentale, che viene utilizzata fin dall’infanzia. Si fonda su movimenti del corpo, gesti spontanei ed espressioni mimico-facciali, per trasmettere i propri messaggi ed esprimere intenzioni.
Solitamente, è il punto di partenza per poi apprendere altri sistemi più articolati.

Altro sistema è quello della comunicazione segnaletico-oggettuale, che si basa sulla rappresentazione, tramite gli oggetti, di attività quotidiane, situazioni o richieste nei confronti dell’ambiente.
Gli oggetti utilizzati devono essere tridimensionali e riprodurre fedelmente la controparte reale, nelle sue dimensioni effettive quando possibile o, in caso contrario, in versione ‘ridotta’; l’importante è che gli oggetti siano riconoscibili al tatto.

La comunicazione pittografica, invece, impiega immagini di vario genere per veicolare messaggi. Queste, infatti, possono essere fotografie, disegni, stampe legate all’oggetto reale e si usano per indicare azioni o esprimere sensazioni.
Sono molto utili in contesti domestici.
Questo sistema è indicato per persone con residuo visivo.

Differente è il caso della comunicazione gestuale in cui è, appunto, attraverso i movimenti fini e coordinati delle mani che vengono espressi parole e concetti.
I gesti possono essere spontanei o strutturati secondo una codifica convenzionata, come può essere nella L.I.S.

La L.I.S. (Lingua dei Segni Italiana) consente alle persone con sordità di esprimere parole, azioni, concetti attraverso specifici movimenti delle mani, delle dita e con le espressioni del volto.
Da questo metodo deriva la L.I.S.t. (Lingua dei Segni Italiana tattile), dove le parole vengono trasmesse attraverso il tatto, con una persona sordocieca che riceve informazioni toccando le mani della persona che comunica.
La lingua dei segni tattile viene utilizzata da quelle persone che, nate sorde, perdono la vista in un periodo successivo.
Questo metodo richiede precisione e sensibilità da entrambe le parti coinvolte, ma permette una comunicazione diretta e articolata.

Altro esempio di comunicazione tattile è il sistema Malossi, creato da Eugenio Malossi, uomo sordocieco che, nel corso della sua vita, si è impegnato per ideare degli strumenti che potessero aiutare le persone nella sua condizione a comunicare in maniera efficace.

Utilizzato, principalmente, in Italia, questo sistema si sviluppa su base alfabetica: ad ogni parte della mano corrisponde una lettera dell’alfabeto e, toccando leggermente o pizzicando i diversi punti, è possibile formare frasi di senso compiuto.
È molto utile per mettere in comunicazione gli individui sordociechi con persone che non hanno una formazione specifica.
Per agevolare il processo, è possibile che la persona sordocieca indossi un guanto con indicata la posizione delle lettere sulla mano.

Anche il metodo Tadoma è una forma di comunicazione tattile.
È utilizzato, principalmente, da persone sordocieche che erano udenti, o in grado di leggere il labiale o, ancora, con un residuo visivo o uditivo.
Questo perché il metodo Tadoma è legato alla lingua vocale.
La persona sordocieca posiziona entrambe le mani sul viso dell’interlocutore, con il pollice che tocca, leggermente, le labbra di chi parla, potendone così rilevare il movimento; il mignolo si appoggia sulle mandibole mentre le altre dita rimangono sulle guance.

La Dattilologia, invece, si basa su configurazioni statiche effettuate con le mani, ognuna delle quali corrisponde ad una lettera dell’alfabeto; è uno dei mezzi di comunicazione più semplici.
Solitamente è utilizzata per rendere comprensibile un nuovo vocabolo, ‘sillabare’ una parola straniera o indicare un nome proprio che non dispone di una specifica codifica.

Inoltre, oggi si può contare su ausili tecnologici e software dedicati, come gli switches (pulsanti a pressione facilitata) e i VOCA (comunicatori con output vocale).
Questi strumenti possono integrare i metodi di comunicazione già appresi o diventare il metodo di comunicazione principale (soprattutto in presenza di deficit neuromotori).

La tecnologia ha permesso anche la creazione di app (come quelle di messaggistica istantanea) che permettono alle persone sordocieche di comunicare tramite testo, mentre dispositivi specializzati, come i display Braille e i sistemi di comunicazione vocale, offrono alternative accessibili per la comunicazione quotidiana.

L’attenzione all’altro è il primo passo

In tutto ciò, è importante prestare attenzione alle difficoltà comunicative che le persone sordocieche o pluriminorate psicosensoriali devono affrontare, per poi poterle superare insieme.
È necessario approcciarsi con sensibilità e comprensione a tali situazioni, in quanto per coloro che si trovano in queste condizioni comunicare non è solo un modo per ‘parlare’ con gli altri, ma rappresenta una preziosa occasione di uscire da un mondo buio e silenzioso.

Fonte : Today