Grindr, l’app di dating più utilizzata al mondo dalla comunità lgbt+, è stata denunciata per aver condiviso informazioni strettamente personali dei suoi utenti, come lo status HIV, con soggetti di terze parti. Nello specifico, stando a quanto riportato dalla denuncia depositata presso l’Alta Corte di Londra, l’applicazione avrebbe utilizzato una “tecnologia di tracciamento nascosta” per raccogliere informazioni sensibili e le avrebbe poi condivise con le società di analisi dei dati Apptimize e Localytics – che, a loro volta, potrebbero aver venduto quei dati ad altre aziende, per esempio farmaceutiche. Un’evidente violazione della privacy, che avrebbe avuto non poche ripercussioni sulla psicologia degli utenti.
“I nostri clienti hanno provato un forte disagio per il fatto che le loro informazioni altamente sensibili e private sono state condivise senza il loro consenso, e molti hanno provato sentimenti di paura, imbarazzo e ansia come risultato”, ha dichiarato Chaya Hanoomanjee, amministratore delegato di Austen Hays, lo studio che segue la causa. L’obiettivo della denuncia, quindi, è far ottenere ai querelanti un risarcimento per i danni subiti, ma anche per far sì che che gli utenti “siano al sicuro mentre utilizzano l’app, ovunque si trovino, senza timore che i loro dati possano essere condiviso con terzi”.
La questione della condivisione illecita dei dati, però, sembrerebbe essere tutt’altro che inedita. Nel 2018, infatti, Grindr è finita nel mirino delle autorità di sicurezza per aver condiviso i dati personali dei suoi utenti con le compagnie di analisi dei dati. In quell’occasione la società riuscì a salvarsi, ma nel 2021 è stata costretta a pagare una multa di ben 5,5 milioni di sterline, impostale dalle autorità norvegesi per aver violato le norme del Gdpr. Nel 2022, poi, è stato il garante dei dati del Regno Unito a “rimproverare” la piattaforma per la gestione dei dati personali degli utenti. E ora è arrivata la gigantesca causa per la violazione della privacy.
Di tutta risposta, un portavoce dell’app ha sottolineato come la società si impegni da sempre a “rispettare tutte le normative applicabili sulla privacy dei dati”. E ha dichiarato che Grindr affronterà “vigorosamente” queste accuse, basate “su una descrizione errata delle pratiche risalenti a più di quattro anni fa, prima dell’inizio del 2020”.
Fonte : Wired