Ilva, chi vuole comprarsela

Un nuovo nome in corsa per il futuro dell’ex Ilva. C’è anche Steel Mont, il gruppo di Mumbai noto soprattutto nel comparto del trading, tra le realtà che hanno manifestato interesse a partecipare alla prossima gara di aggiudicazione dell’ex Ilva. Lo specifica Il Sole 24 Ore, sottolineando come la compagnia indiana abbia anche un’attività di produzione con una capacità quantificabile nel 2024 in circa quattro milioni di tonnellate di acciaio.

Il gruppo indiano si aggiunge così a un elenco che comprende già i connazionali di Vulcan Green Steel, la cremonese Arvedi e l’ucraina Metinvest. Le ultime due sarebbero peraltro disponibili a procedere sia in autonomia, sia in sinergia tra loro, preparando entro la fine dell’anno un’offerta congiunta. Il ritmo produttivo intrapreso quest’anno da Acciaierie d’Italia indica in proiezione una produzione annuale molto bassa. In particolare, essa si attesterebbe intorno a 1,3 milioni di tonnellate, una quota che rappresenta appena il 20% dei 6 milioni che consentirebbero all’intero sistema dell’ex Ilva di raggiungere l’equilibrio.

Intanto un passaggio fondamentale è già andato in scena: l’amministrazione straordinaria è stata estesa anche alla holding Acciaierie d’Italia. Ed è proprio a quest’ultima che fanno capo i contratti di affitto degli impianti, che rappresentano un asset fondamentale per sbloccare il prestito ponte del ministero dell’Economia e delle finanze, del valore di 320 milioni di euro. In questo senso, spetta ora ai tre commissari Giancarlo Quaranta, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli presentare alla commissione un piano industriale potenzialmente giudicabile valido ai fini del rimborso dello stesso prestito ponte che va restituito per metà entro il 2028 e per l’altra metà entro il 2029, pena la trasformazione in aiuti di Stato.

Vieppiù che, di quella somma, un buon 70% servirebbe con una certa urgenza per realizzare il migliaio di interventi necessari nelle tre fabbriche e che poi ne serviranno almeno altri 600. A tal fine, si passerà per esempio attraverso un massiccio uso della cassa integrazione e politiche utili a salire con la produzione fino a salire, tra il 2026 e il 2027, a sei milioni di tonnellate.

Fonte : Wired