Plastica, le emissioni per produrla sono destinate a triplicare

La Giornata mondiale della Terra 2024 è incentrata sui problemi derivati dalla plastica, indicata come una minaccia per l’umanità e per tutte le creature viventi. La plastica ha infatti un altissimo impatto ambientale lungo tutto il suo intero ciclo, a partire dai gas serra sprigionati per la sua produzione, fino alle microplastiche in cui si frammenta e che sono state trovate anche nel sangue umano. Secondo l’università di Berkeley, questa situazione rischia di peggiorare, perché ai ritmi attuali di produzione le emissioni da plastica triplicheranno entro il 2050.

Come riporta lo studio realizzato dal Lawrence Berkeley national laboratory degli Stati Uniti, “nell’ultimo decennio la plastica ha registrato la più forte crescita produttiva di tutti i materiali sfusi. L’attuale traiettoria di crescita del settore è esponenziale e si prevede che la produzione di plastica raddoppierà o triplicherà entro il 2050”. In questa prospettiva, mentre in altri settori si fanno passi avanti per ridurre le emissioni, i gas serra derivati dalla produzione di materiali plastici si mangeranno il 20% del budget di carbonio che ci resta per non sforare il limite di 1,5 gradi di aumento delle temperature previsto dagli Accordi di Parigi.

Il bilancio delle emissioni

Solo nel 2019 la produzione di plastica ha generato 2,24 miliardi di tonnellate di CO2, l’equivalente di 600 centrali a carbone, cioè il 5% delle emissioni globali di quell’anno. Inoltre, il settore intercetta circa il 12% della domanda globale di petrolio e l’8,5% della domanda di gas. Partendo da questi dati, i ricercatori hanno sviluppato delle proiezioni per stimare l’impatto della plastica nei prossimi decenni, immaginando una crescita costante ai ritmi attuali pari al 4% annuo. Se questo dovesse accadere, nei prossimi 25 le emissioni potrebbero triplicare, arrivando a 6,78 miliardi di tonnellate di CO2 entro il 2050, cioè quanto prodotto da 1.700 centrali a carbone.

Di queste emissioni, circa il 70% proviene dall’estrazione delle materie prime, quindi decarbonizzare i processi produttivi, nel settore della plastica, non è utile per ridurre il suo impatto ambientale negativo e per questo l’unica alternativa è ridurne drasticamente la produzione complessiva, arrivata a circa 380 milioni di tonnellate l’anno. Secondo i ricercatori di Berkeley, questo aumento “di materiali plastici e la continua dipendenza dai combustibili fossili per la loro produzione hanno contribuito a numerosi problemi ambientali e danni alla salute”.

Fonte : Wired