A proposito di deceduti, il figlio di Manuela si chiama Esteban, e le muore davanti agli occhi il giorno del suo diciassettesimo compleanno, inseguendo la macchina dell’attrice Huma Rojo (interpretata da Marisa Paredes, che del Fiore è la protagonista). Nell’ora e mezzo successiva vengono raccontati i due anni e sei mesi che servono a Manuela per scendere agli inferi e risalire, nel tentativo di elaborare il più doloroso dei lutti e trovare il padre di suo figlio – che adesso si chiama Lola, perché gli inferi sono abitati solo da donne: donne sole – vedove o single, donne che stanno con altre donne pur di non stare sole, suore che partoriscono e madri piene di pregiudizi, ragazze transessuali che si prostituiscono, uomini che si travestono da donne – tutti personaggi già dei film precedenti, ma che nei film precedenti erano stati raccontati col piglio della commedia e che qui, invece, fanno i conti con la pietas. E poi donne che fanno le attrici e attrici che interpretano attrici: la Bette Davis di Eva contro Eva, che in realtà si chiama All about Eve e da cui Pedrooo (ed Esteban) attingono il titolo (perché «Tutto su Eva suona strano») e soprattutto Un tram che si chiama Desiderio, che viene proprio messo in scena da Huma e dalla sua amante Nina – e poi da Manuela stessa – e che, quando non viene messo in scena, viene rimpiazzato dal monologo di Agrado.
L’eredità del film
Tutta questa miscellanea contribuisce a tracciare “una nuova mappa dei sentimenti umani”: a un genitore transgender viene dato un figlio morto, e un figlio sano viene dato a una suora positiva all’HIV. La suora in questione è la Penélope Cruz di cui prima, che si appresta a diventare la musa di Pedrooo: lui, che riesce a vederla solo come madre, dopo questa gravidanza e quella di Carne trémula la farà partorire anche in Madres paralelas vent’anni dopo, e nel frattempo le darà una figlia in Volver e un figlio in Dolor y gloria.
Nonostante i riferimenti però, “Tutti i premi che ha ricevuto questa pellicola sono dedicati a mia madre” dirà Almodóvar alla conferenza stampa degli Oscar: “ma non avrei potuto nominarla sul palco altrimenti mi sarei immediatamente messo a piangere”. La madre infatti, la ruspante Francisca Caballero che aveva interpretato Doña Paquita in Kika – Un corpo in prestito, è morta nel settembre del ’99: cinque mesi dopo l’uscita del film. “Da lei ho imparato una cosa essenziale per il mio lavoro, la differenza tra finzione e realtà” scriverà poi nell’Ultimo sogno: “e sempre lei mi ha insegnato che la realtà ha bisogno di essere completata dalla finzione per renderti la vita più facile”. Prima dell’Oscar Tutto su mia madre aveva già vinto il Golden Globe (quando il Golden Globe contava ancora qualcosa), tre European Film Award, due BAFTA: “questo film è piaciuto a tutti, le critiche sono state splendide; mi ha tolto di dosso ogni etichetta che mi avevano appiccicato finora: enfant terrible, provocatore, scandaloso. Ora pensano che, dopotutto, io non sia il cattivo ragazzo che credevano”.
Fonte : Wired