Nella relazione del Fondo Monetario Internazionale riemergono i mali di sempre che rendono impossibile la crescita ad Ašgabat: la “contabilità nera” del regime dei Berdymukhamedov, in cui non vengono evidenziati i ricavi della vendita di gas e petrolio e il mercato nero del manat, la valurta locale, che scarica tutti pesi e gli squilibri sulle spalle della popolazione.
Ašgabat (AsiaNews) – Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato la relazione con le valutazioni della missione in Turkmenistan, tenuta tra il 27 marzo e il 9 aprile scorso sotto la guida di Anna Bordon, per analizzare i cambiamenti nell’economia del Paese. Le conclusioni non sono incoraggianti: nel 2023 si è registrato un forte rallentamento nella crescita che non è andata oltre il 2%, e non il 6,3% dichiarato dalle autorità di Ašgabat. Un fattore critico è la difficoltà ad utilizzare in modo adeguato i proventi del settore degli idrocarburi, oltre alla mancanza di una vera riforma del sistema monetario e creditizio, con la permanenza di un doppio corso della valuta, quello ufficiale e quello del mercato nero.
Il politologo turkmeno Kumuš Bajriev ha commentato su Azatlyk i dati del Fmi, da lui definiti una “diagnosi” che non è certo nuova, anzi si ripete regolarmente e ribadisce le “ricette” per guarire da malattie che appaiono croniche, cercando di convincere la dirigenza del Paese a cambiare il modello dell’economia, decisamente inadatto alle esigenze della popolazione. La doppia valuta tra i cambi variabili di manat e dollaro è in gran parte un’eredità sovietica che grava moltissimo sull’economia reale, visto che solo i grandi “padroni” sono in grado di convertire i soldi in attività reali, mentre per le piccole e medie imprese rimane un circolo chiuso di tentativi di sopravvivere in un mercato che non si sviluppa.
Il problema principale secondo Bajriev rimane la politica economica del governo, che “scarica tutti i pesi e gli squilibri sulle spalle della popolazione”. Tutta la produzione di alimenti, articoli vari e servizi che si basano sull’importazione vengono offerti a prezzi determinati dal corso “nero” del dollaro, cioè quello reale, mentre gli stipendi e le pensioni sono calcolati sul corso ufficiale, rendendo quasi nulla la capacità di acquisto da parte delle famiglie, che “rimangono incatenate a un livello di vita estremamente basso”. Secondo le statistiche ufficiali gli stipendi aumentano regolarmente, ma sono in realtà al ribasso rispetto al costo della vita, e a poco servono gli sconti sui servizi sociali e comunali e sul trasporto pubblico.
Come avveniva in Unione Sovietica, per conoscere i prezzi reali dei prodotti è sufficiente recarsi al mercato o a un qualunque bazar, dove tutto si riferisce al corso reale del dollaro ed è assai poco accessibile alla gran massa delle persone. Questo vale anche in modo drammatico per il settore farmaceutico, dove a parte pochissime eccezioni come le medicine oncologiche o quelle per l’epatite C, il resto dei farmaci si vende ai prezzi medi mondiali e anche oltre, e moltissimi ammalati rimangono senza i necessari rimedi.
La relazione del Fmi mette poi in rilievo la “contabilità nera” dello stesso regime dinastico dei Berdymukhamedov, in cui non vengono evidenziati i ricavi della vendita di gas e petrolio, in un capitolo intitolato “La tasca personale del presidente”. Nonostante modifiche di facciata alle norme che regolamentano questo settore, lo schema rimane sempre lo stesso: il 20% dei guadagni è destinato al bilancio statale, mentre l’80% rimane senza controllo a disposizione del presidente (padre e figlio). Per il resto il bilancio è formato dalla raccolta fiscale e dai pagamenti internazionali, come la tariffa per il sorvolo dello spazio aereo del Turkmenistan degli aerei da carico.
Nessun controllo da parte delle istituzioni e della società viene rivolto inoltre alle riserve aurifere e valutarie del Paese, quante siano e dove si trovino, se producano attivi all’estero o qualunque altro dettaglio. Ovviamente il Fmi insiste sulla “necessità di una maggiore trasparenza”, ciò che vale per i parametri economici, ma anche per la gestione politica e sociale del Turkmenistan, e dei suoi oltre 7 milioni di abitanti.
Fonte : Asia