Per dieci anni Amazon avrebbe usato in segreto una società collegata per raccogliere informazioni su come lavoravano i propri concorrenti per ostacolarne la concorrenza. È quanto rivela un’inchiesta del Wall Street Journal che sarebbe entrato in possesso di alcuni documenti che raccontano l’operazione in dettaglio. La società si chiama Big River. Sul proprio sito si presenta come una società di “imprenditori, pensatori, agenti di commercio e creatori” e, secondo il quotidiano americano, avrebbe venduto circa un milione l’anno di prodotti su siti concorrenti di Amazon: tra questi Ebay, Shopify, Walmart.
I dati rubati, le informazioni riservate raccolte per Amazon
“Abbiamo una passione per i clienti e non abbiamo paura di sperimentare”, si legge sul loro sito. Ma quello che il sito non dice, afferma il quotidiano, è che Big River è un braccio di Amazon. Nato da un piano del 2015 con nome in codice “Project Curiosity”, Big River – viene raccontato – utilizza le sue vendite in più paesi per ottenere dati sui prezzi, informazioni logistiche e altri dettagli sui mercati di e-commerce rivali, operazioni logistiche e servizi di pagamento. Il team – hanno rivelato al Wsj alcune persone di Big River – avrebbe poi condiviso per anni tutte le informazioni raccolte con Amazon, aiutare il colosso dell’ecommerce a elaborare strategie idonee a piegare la concorrenza sui tempi di consegna e soddisfazione dei clienti.
Amazon è la più grande azienda di e-commerce degli Stati Uniti. La più grande anche a livello europeo. Rappresenta quasi il 40% di tutti i beni online venduti negli Stati Uniti. Attualmente – ricorda il Wsj – è alle prese con accuse antitrust intentate lo scorso anno dalla US Federal Trade Commission e da 17 stati, che hanno accusato Amazon di una serie di comportamenti che danneggiano i venditori, incluso l’utilizzo di misure anti-sconto che punivano i commercianti per aver offerto prezzi più bassi altrove. Ma la società ha subito indagini anche in Europa, dove adesso deve sottostare alle stringenti norme previste dal Digital markets act, che impone più trasparenza sull’uso degli algoritmi di raccomandazione e il divieto di pratiche anticoncorrenziali.
Gli incontri con i rivenditori, senza mai dire di lavorare per Amazon
L’inchiesta del Wall Street Journal evidenzia pratiche che sembrerebbero confermare alcune delle accuse che i rivali di Amazon hanno sempre fatto al colosso di Seattle. Per diventare e rimanere il principale polo dell’ecommerce ha agito in modo scorretto. Tra questi, alcuni aneddoti raccontati dal quotidiano: i membri del team di Big River avrebbero partecipato alle conferenze dei venditori dei loro rivali e hanno incontrato i concorrenti identificandosi solo come dipendenti di Big River Services, invece di rivelare che lavoravano per Amazon.
Amazon in sintesi viene accusata dal lavoro giornalistico del Journal di aver utilizzato Big River per raccogliere informazioni sui suoi concorrenti in modo ingannevole e antietico. Big River ha operato come venditore su vari mercati online, tra cui eBay, Walmart e Flipkart, raccogliendo dati su prezzi, logistica e strumenti per venditori. Queste informazioni sono state utilizzate da Amazon per migliorare i propri servizi e ottenere un potenziale vantaggio competitivo. L’operazione solleva preoccupazioni etiche sull’operazione, in quanto Big River ha utilizzato metodi ingannevoli e Amazon ha cercato di nascondere il proprio coinvolgimento.
Fonte : Repubblica