Ilaria Salis, l’attivista in carcere in Ungheria, potrebbe essere candidata da Alleanza Verdi Sinistra (Avs), il partito di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, alle prossime elezioni europee di giugno. La notizia è stata diffusa nella mattinata di giovedì 18 aprile dal quotidiano Il Foglio. Secondo la testata, in un articolo a firma di Simone Canettieri, l’attivista monzese sarebbe “pronta ad accettare la candidatura” per l’Alleanza Verdi e Sinistra. “Da quanto risulta al Foglio le procedure burocratiche già avviate nei giorni scorsi si concluderanno oggi pomeriggio. Fonti diplomatiche confermano a questo giornale che l’iter è partito da giorni e che oggi si concluderà”. Il corpo diplomatico italiano autenticherebbe la firma della docente e antifascista milanese di 39 anni, detenuta da oltre un anno in un carcere di massima sicurezza a Budapest con l’accusa, mai provata, di aver aggredito tre neofascisti. Salis sarebbe candidata come capolista nella circoscrizione Nord Ovest, la stessa in cui è inclusa Monza, la città in cui è cresciuta. Nei giorni scorsi si era parlato di una candidatura con il Pd, ipotesi poi sfumata.
Le reazioni alla notizia
Conferme ufficiali non ce ne sono. Angelo Bonelli, dagli studi televisivi de L’Aria che tira, ha smentito. Criptico il padre dell’attivista monzese, Roberto Salis, che da mesi combatte per la figlia. “Le voci vanno confermate da chi le diffonde!“, risponde a Wired con un sms alla nostra richiesta di commento.
Bocche cucite a Roma. “Al momento non c’è alcuna notizia, per adesso non possiamo confermare. Lo faremo quando ci sarà qualcosa di più concreto”, ha detto al telefono a Wired il portavoce e capo ufficio stampa dei Verdi a Roma Gianfranco Mascia. “Quando ci sarà qualcosa da dire, i due leader Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli le comunicheranno – aggiunge -. Non giochiamo sulla pelle di una persona in galera, per favore”. Non va diversamente in Lombardia, dove i funzionari locali si scherniscono e rispondono che la questione è gestita dal nazionale. La sensazione è che la cautela con cui con cui si maneggia il caso è dovuta al timore che la fuga di notizie alimenti la politicizzazione del caso. Che non giova.
Cosa accadrebbe in caso di elezione
La trentanovenne attivista monzese è in carcere dal febbraio 2023 con l’accusa di “lesioni potenzialmente mortali”, fattispecie del diritto ungherese. Rischia fino a vent’anni di reclusione. Salis si è sempre dichiarata innocente, denunciando condizioni di detenzione inumane. Il caso è arrivato all’attenzione dell’opinione pubblica a dicembre, quando è stata lanciata una campagna di stampa. “Astrattamente, in caso di elezione la procedura per l’immunità in caso di elezione può essere avviata – dice l’avvocato monzese Giovanni Croce -. Sulla base del protocollo numero 7, lettera b articolo 9 sull’immunità parlamentare europea, per i deputati è possibile l’esenzione da ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario che impedisca di svolgere le funzioni pubbliche, nel territorio di ogni altro Stato membro. Ma si specifica anche che la norma non può essere invocata in caso di flagrante delitto. E bisognerà stabilire se il video nelle mani delle autorità possa rappresentare flagranza: sicuramente per la difesa non sarà così, ma per l’accusa potrebbe valere il contrario, e su questo potrebbe giocarsi la partita. A quel punto, sarebbe la commissione parlamentare a entrare in gioco, avviando un braccio di ferro tra corte locale ed Europa“. Se Salis uscisse dal carcere, la libertà riconosciuta ai parlamentari di circolare nel territorio dell’Unione garantirebbe il rientro di Ilaria Salis in Italia. Il processo non si fermerebbe, ma gli scenari cambierebbero. Anche una volta finito il mandato, difficile immaginare un’estradizione.
Conferma anche un europarlamentare di centrosinistra sentito da Wired, che tuttavia preferisce parlare in forma anonima per non politicizzare la vicenda, delicata: “In caso di elezione, la scarcerazione di Salis non sarebbe automatica. Lo stato ungherese sarebbe obbligato a rilasciarla, è vero, ma se facesse ricorso i tempi potrebbero allungarsi“. L’ipotesi peggiore, con Avs che deve superare la soglia di sbarramento, è che Salis non venga eletta o che il partito non superi il 4% richiesto: in quel caso, la scelta di politicizzare il processo sfidando Budapest potrebbe rivelarsi un errore tragico.
Fonte : Wired