“Generale, dietro la collina ci sta la notte crucca e assassina, e in mezzo al prato c’è una contadina curva sul tramonto, sembra una bambina…”. “Gli uomini sessuali non avranno gli assorbenti ma però hanno le ali”. Come fanno questi due mondi, questi due modi di fare musica, a stare sullo stesso disco, o sullo stesso palco? Parliamo di Francesco De Gregori e Checco Zalone che hanno lanciato un disco insieme, Pastiche, e hanno annunciato due spettacoli in cui divideranno il palco, il 5 e il 9 giugno a Roma, alle Terme di Caracalla. “Checco Zalone e Francesco De Gregori insieme è una cosa così assurda che non possiamo non parlarne” ci siamo detti con la redazione di Wired al momento della notizia dell’uscita del disco. Ma che ci fanno questi due insieme? Intanto abbiamo scoperto, e non lo sapevamo, che i due sono amici, e che è stato addirittura De Gregori a cercare Checco in occasione del loro primo incontro. Il loro album, Pastiche, non è però l’incontro folle che ci si aspettava. È in realtà un lavoro misurato, in cui Francesco De Gregori fa il cantante, e Checco Zalone suona il pianoforte. Si mette al servizio di De Gregori e, per la prima volta, sveste i panni di attore per indossare quelli di musicista puro. Per chi lo conosce non è una sorpresa: è un ottimo musicista. Chi si aspettava sorprese, invece, è rimasto un po’ deluso: vocalmente i due interagiscono poco. Ma siamo sicuri che i loro concerti dal vivo, che saranno due sole date, l’unica occasione di vederli, saranno diversi. Lì potranno interagire e, soprattutto, improvvisare. Alla conferenza stampa di lancio di Pastiche, qualcosa abbiamo potuto pregustarlo: Checco, lo sapete, è così come lo vedete, ha la battuta facile, come apre bocca fa ridere. De Gregori ha quell’aria seriosa, ma è uno di quelli che ridono sotto i baffi. Insieme, su un palco, potrebbero davvero stupirvi.
Ma come si sono conosciuti Checco Zalone e Francesco De Gregori?
Non ci crederete ma, come dicevamo, è stato il Maestro, De Gregori, a cercare Checco. Ce lo racconta, con il suo modo di fare candido, l’artista barese. “Ci siamo conosciuti a Bari. Io e un mio amico eravamo su un gommone, a fare i polpi” ricorda Checco. “Mi arriva un messaggio: ‘sono a Bari per lavoro, ti vorrei tanto conoscere. Francesco DG’”. “Ho pensato a D.J. Francesco…” racconta Checco suscitando l’ilarità generale. “Poi mi ha chiamato un amico e mi ha detto: c’è De Gregori a Bari”. La versione di Checco è confermata anche da De Gregori. “L’ho stalkerato, giravo per Bari e chiedevo a chiunque se avesse il numero di Checco” racconta l’autore di Rimmel.
E come è nato l’album Pastiche?
Non lo sapevamo, non lo sapeva forse nessuno. Ma De Gregori e Checco Zalone sono amici. Da quella volta a Bari i due sono rimasti in contatto. Checco è stato invitato a presentare un libro di Francesco e, in un contesto molto, molto serio, lo ha costretto a cantare Gli uomini sessuali. I due si sono frequentati, hanno passato parecchio tempo insieme. “Noi siamo amici” ci svela Checco. “Forse Francesco è una delle poche persone amiche che ho nel mondo dello spettacolo”. “Ci siamo visti spesso a casa sua, è un cuoco bravissimo, fa una cacio e pepe buonissima” continua. “Tra una cacio e pepe e una carbonara, ha questo piano Steinway che non ha mai suonato così bene come quando ci ho messo le mani io… Mi sentiva, mi blandiva, mi riempiva di complimenti. È nata questa idea che ho accolto di buon grado, un pasticcio, una marachella”. “Essendo io più di Checco una persona che lavora con i dischi da cinquant’anni, ho preso una cosa che era più una marachella, più voglia di suonare e cantare, ed è andata a finire su un disco” interviene De Gregori. “Se non avessimo fatto il disco nessuno avrebbe sentito queste cose: lo abbiamo fatto per il pubblico”.
Come suona l’album di Checco Zalone e De Gregori?
La cosa sorprendente di Pastiche è… che non è sorprendente. È un ottimo disco di classici della musica italiana, molte canzoni di De Gregori e delle cover. Si apre con l’inedito Giusto o sbagliato, che sembra già un classico di De Gregori, un brano che ha un ottimo crescendo, sostenuto dall’organo hammond, le chitarre acustiche e i fiati, oltre al piano di Zalone. Pezzi di vetro è magia, d’altra parte è tratta da quell’album imprescindibile che è Rimmel: è eseguita voce e piano, e qui si vede come Checco Zalone si sia messo al servizio di De Gregori con semplicità ed efficacia. La stessa cosa accade in Rimmel, un capolavoro. Già sentire quel “E qualcosa rimane, fra le pagine chiare, fra le pagine scure” mette i brividi. Buonanotte fiorellino è poesia pura, e fa venire gli occhi lucidi: ci sono la voce di De Gregori, quelle sue parole, il piano e un lieve accompagnamento jazz dell’orchestra. Non serve altro. Anche in Falso movimento e in Ciao ciao De Gregori è nella sua comfort zone. Pittori della domenica è jazzata e soffusa, un ottimo arrangiamento per un brano meno conosciuto di Paolo Conte, dedicato a chi vive per l’arte ma non ne è ricambiato. Jazzata è anche Atlantide, canzone con uno dei testi più belli di De Gregori, con il piano di Zalone che fa un grande lavoro. Putesse essere allero è leggiadra, e straniante, con De Gregori che canta in napoletano in onore di Pino Daniele. Storia di Pinocchio, malinconica, è un omaggio a Nino Manfredi, così come Le cose della vita è un omaggio all’amico Antonello Venditti. È straniante anche sentire La Prima Repubblica, brano di Checco Zalone, cantata da entrambi. Sostenuta dal suono di un banjo, funziona: sentire i versi di Checco con la voce di De Gregori la fa sembrare una canzone di quest’ultimo. Ma è in Alejandro, canzone ironica in finto spagnolo basata sui doppi sensi che i due cantano insieme, che De Gregori si sposta più nel territorio di Zalone e ci fa immaginare cosa potrebbe accadere dal vivo.
Che cosa ha dato Francesco a Checco e Checco a Francesco?
“A livello economico, niente…” risponde con la sua proverbiale ironia Checco alla domanda. Poi si fa più serio. “Sicuramente il prestigio di collaborare con uno dei più grandi, l’ultimo dei cantautori”. I due sono molto più vicini di quanto si possa pensare, hanno due modi diversi di essere ironici, taglienti. “Cosa mi piace di De Gregori?” riflette Checco. “Gli artisti quando superano i sessant’anni diventano livorosi, incazzati con l’età che avanza, con quello che offre il mondo moderno. Non l’ho mai sentito parlare male della trap. E tende a smitizzare tutti”. “Parla malissimo dei suoi colleghi” scherza. “Mi piace l’assenza di retorica, di moralismo, ma con un profondo senso etico”. “Cosa mi piace di Checco?” ragiona De Gregori. “L’ho conosciuto attraverso i suoi film, l’ho amato da subito. Ha uno sguardo innocente, dolce sulle creature umane, sulla società. Anche quando sa essere corrosivo, puntando il dito sull’italiano medio, non c’è mai cattiveria, c’è sempre disincanto, rispetto, delicatezza”. “È così anche quando fa musica, non è mai aggressivo, non mette mai avanti i manierismi musicali, è un suonatore istintivo e affettuoso. Cura la musica come una creatura che ama”. “Basta con il cinema che è stata una cosa perdente della tua vita” conclude il cantautore. “Ora, con la musica, arrivano i proventi veri” ribatte giocoso Zalone. E se Checco ha suonato in un disco di De Gregori, Francesco potrebbe recitare in un film di Zalone? L’attore risponde di sì. Ma il cane di De Gregori, in realtà, aveva già recitato in un suo film, Quo Vado…
Il disco ha poche sorprese. Ma dal vivo ne vedrete delle belle…
Eppure qualcuno è un po’ deluso dal risultato, si aspettava qualcosa di più, qualche sorpresa. In fondo Checco suona e De Gregori canta. Non c’era spazio per interagire di più, per cantare insieme, per fare più ironia? “Lo faremo dal vivo a Caracalla, il disco non si presta” risponde De Gregori. “Volevamo fare un omaggio alla musica italiana. Non c’era spazio per l’interlocuzione, lo scherzo, la battuta”. “Cantiamo insieme in una canzone e mezza, è il musicista che mi accompagna” chiude De Gregori. “L’operazione è la stessa che ha fatto Woody Allen, con la differenza che io so suonare” aggiunge Checco, suscitando grandi risate. “Mi rendo conto, ed è il mio cruccio, che presentarmi al pubblico senza fare lo stupido può deludere. È stata la mia sfida, fare per una volta il pianista”.
Sì, un disco, che è qualcosa di preparato, studiato nei particolari, prodotto, non è il terreno di gioco dove i due possono tirare fuori la loro fantasia. Ma su un palco sarà tutto diverso. E allora, aspettiamoci dei concerti molto sorprendenti. Nella conferenza stampa, a un certo punto, Checco Zalone inizia a suonare Gli uomini sessuali. La canzone è spassosa, l’interpretazione di Checco è delle sue, fa ridere già alle prime parole. Ma è quando la voce leggendaria di De Gregori entra nella canzone che arriva il cortocircuito, e fa un effetto molto particolare. Avete presente quando in un film comico c’è un attore serio, che continua ad essere serio, e questo fa ridere ancora di più? Ecco, quel misto tra serio e faceto, tra l’istrionismo di Checco e l’aplomb di Francesco, quel ridere quando non puoi ridere, può far venire fuori grandi cose. Come alcune delle migliori coppie comiche, che vivono proprio sul sentimento del contrasto. Alla conferenza stampa ne abbiamo avuto un esempio. “Gli uomini sessuali non l’abbiamo messa nel disco: i capolavori non si toccano” se ne esce Checco tra le risate generali. “È stata una soddisfazione. Francesco mi telefonò e mi disse che il verso ‘Gli uomini sessuali non avranno gli assorbenti ma però hanno le ali’ meriterebbe il premio Eugenio Montale”. Ecco, se su disco i due si sono mantenuti cauti, dal vivo potrebbero essere due ore tutte così.
Fonte : Wired