Secondo l’agenzia Onu per la salute, ogni giorno muoiono di epatite virale circa 3.500 persone. Il maggior numero di infezioni si registrano in Cina, India, Indonesia, Nigeria e Pakistan. Nonostante diversi miglioramenti nei test diagnostici, esistono ancora enormi disparità nell’accesso ai medicinali.
Milano (AsiaNews) – Circa 3.500 persone muoiono ogni giorno a causa dell’epatite virale, afferma un recente rapporto pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Nonostante si siano registrati miglioramenti nella diagnostica e nei trattamenti, una decina di Paesi, di cui la maggior parte in Asia, si fanno carico dei due terzi di casi di epatite B e C: si tratta di Bangladesh, Cina, Etiopia, India, Indonesia, Nigeria, Pakistan, Filippine, Russia e Vietnam. Inoltre, nella regione del Pacifico occidentale, in cui si conta il 47% dei decessi per epatite B, la copertura terapeutica è pari al 23%, un dato decisamente troppo basso per ridurre la mortalità, spiega l’agenzia delle Nazioni unite.
“Questo rapporto dipinge un quadro preoccupante: nonostante i progressi a livello globale nella prevenzione delle infezioni da epatite, i decessi sono in aumento perché troppo poche persone con epatite vengono diagnosticate e curate”, ha commentato il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
L’epatite è un’infiammazione del fegato e può essere di natura virale o meno. Tra quelle virali ne esistono cinque forme che vengono contraddistinte con le lettere dell’alfabeto: A, B, C, D, E. Sono soprattutto la B e la C ad assumere una forma cronica e dare seguito ad altre patologie, in particolare la cirrosi epatica e il cancro al fegato.
L’OMS ha stimato un aumento dei decessi da 1,1 milioni nel 2019 a 1,3 milioni nel 2022, nell’83% causati dall’epatite B e il 17% dall’epatite C. Il Pakistan ha registrato il più alto numero di infezioni virali da epatite C nel mondo, con circa 8,8 milioni di casi, pari al 44% di tutte le nuove infezioni da epatite C registrate nel mondo e attribuite a iniezioni mediche non sicure. Sommando anche i casi di epatite B, nel 2022 ne sono stati in totale rilevati 12,6 milioni, una cifra che corrisponde al 4,4% della popolazione e colloca il Paese dell’Asia meridionale al quinto posto nella classifica mondiale dietro a Cina, India, Indonesia e Nigeria, alcune delle nazioni più popolose al mondo. Ma è proprio la Cina a presentare la situazione più drammatica (v. foto): nel 2022 si sono contate 83,8 milioni di nuove infezioni (contando i due tipi di epatite), pari al 27,5% della popolazione. Già l’India, che occupa il secondo posto, presenta un numero nettamente minore di nuovi casi, con 35,3 milioni di infezioni totali (l’11,6%), mentre l’Indonesia scende a 18,9 milioni (il 6,2%). Seguono poi, per quanto riguarda il continente asiatico, il Bangladesh con 8,3 milioni di casi, il Vietnam, 7,4 milioni, le Filippine, 6,1 milioni e la Russia con 4,3 milioni, in ogni caso, meno del 2,5% della popolazione.
Secondo quanto si legge nel rapporto OMS, fino al 2026 “esiste una finestra di opportunità per riportare la risposta globale all’epatite B e C sulla strada del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile” delle Nazioni unite, dopo gli anni della pandemia che hanno rallentato i sistemi sanitari di tutto il mondo. Per ridurre i casi di epatite, però, è necessario, nei prossimi due anni, “trattare circa 40 milioni di persone affette da epatite B e somministrare il trattamento di cure a circa 30 milioni di persone affette da epatite C”, si legge ancora nel documento.
Nonostante netti miglioramenti nella diagnostica della malattia, il costo per i trattamenti in alcuni Paesi continua a essere proibitivo, con grosse differenze da una nazione all’altra. In Pakistan, per esempio, si è registrato il prezzo più basso per un ciclo di trattamento di 12 settimane di daclatasvir e sofosbuvir, due farmaci utilizzati per l’epatite C, che costa circa 33 dollari. Ma in Cina il prezzo sale fino a 10mila dollari, il più alto al mondo. Mentre i farmaci per l’epatite B in Cina e in India costano circa 1,2 dollari, ben al di sotto della media mondiale. In Russia, invece, costano più di 34 dollari. E anche i farmaci di nuova generazione (chiamati TAF, che sostituiscono il precedente TDF) non sono stati approvati in tutti i Paesi del mondo, generando enormi disparità.
Fonte : Asia