Israele, come si è difeso dall’attacco dell’Iran

Sabato l’Iran ha lanciato più di 300 tra droni e missili da crociera contro Israele, in risposta all’attacco sferrato dal paese all’inizio del mese contro l’ambasciata iraniana in Siria. Per ostacolare l’offensiva iraniana, Israele ha attivato una serie di sistemi di difesa, a cominciare dal suo scudo missilistico, l’Iron dome.

Il ruolo di Iron dome

L’Iron dome è operativo da oltre un decennio e comprende almeno dieci batterie di difesa missilistica distribuite strategicamente in tutto il territorio nazionale. Quando rilevano oggetti in arrivo, i radar di Israele inviano le informazioni a un centro di comando e controllo, che a quel punto monitora la minaccia per valutare se si tratta di un falso allarme o, in caso contrario, dove potrebbe colpire. Il sistema quindi lancia missili intercettori contro i razzi che sembrano avere maggiori probabilità di colpire un’area abitata.

L’intero processo è stato progettato per difendersi da missili a bassa quota e in rapido movimento“, spiega Iain Boyd, direttore del Centro per le iniziative di sicurezza nazionale dell’università del Colorado. Di conseguenza, Iron dome è in grado di contrastare anche un attacco via droni: “Un drone probabilmente sarà più lento dei razzi – continua Boyd –, quindi per certi versi è una minaccia più facile da affrontare“.

Le cose si complicano se i droni volano così bassi da sfuggire al rilevamento dei radar. Ma la sfida più grande per Iron dome è rappresentata dalla quantità. Anche se Israele ha a disposizione centinaia di missili intercettori, è possibile che Iron dome venga sopraffatto, come è successo il 7 ottobre, quando Hamas ha attaccato Israele scagliando migliaia di missili.

Le autorità israeliane affermano che Iron dome e gli altri sistemi di difesa hanno respinto il 99% dei droni e dei missili iraniani. Stando a diverse ricostruzioni, un bambino di 10 anni è rimasto ferito dalle schegge di un intercettore.

L’intervento degli alleati

Nonostante lo scudo anti-missile di Israele rappresenti l’ultima linea di difesa del paese, durante l’attacco di sabato sono entrati in gioco anche altri fattori. I droni scagliati contro il paese sono probabilmente Shahed-136 di fabbricazione iraniana, che hanno già ricoperto un ruolo di primo piano nella guerra della Russia contro l’Ucraina. Questi cosiddetti droni suicidi – che hanno una testata incorporata e sono progettati per schiantarsi contro i loro obiettivi – sono relativamente economici da produrre, un aspetto che spiega come mia l’Iran sia stata in grado di sferrarne così tanti contro Israele.

Fonte : Wired