Intelligenza artificiale, i 4 nodi della legge

Peraltro nel 2020, dopo la pubblicazione della prima strategia nazionale dell’AI, rimasta lettera morta, l’allora governo guidato da Giuseppe Conte si convince di insediare proprio a Torino l’Istituto italiano per l’intelligenza artificiale (I3A), un progetto nato dall’arcidiocesi sabauda. Alla fine, però, l’ente, che avrebbe dovuto svolgere i compiti oggi attribuiti nel disegno di legge alla fondazione, è rimasto lettera morta. E l’idea è stata rimodellata nella fondazione per l’industria di Urso.

I tempi

Quello a cui sta lavorando il governo è un disegno di legge. Dopo l’approvazione in consiglio dei ministri, la pratica passa a Camera e Senato. Dove, peraltro, a metà marzo il Partito democratico ha depositato una proposta (firmata dai senatori Lorenzo Basso, Antonio Nicita, Antonio Misiani e Marco Meloni) che copre sperimentazioni, ricerca e sussidi per la riqualificazione dei lavoratori. Se la maggioranza non vorrà andare allo scontro diretto, tagliando la strada al dossier, è facile immaginare che il testo venga discusso insieme a quello del governo, cercando di convergere su una proposta comune.

Niente di sorprendente, si intende. Se non rispetto alla narrazione di Palazzo Chigi, che dava la legge sull’AI come cosa fatta. Invece servirà tempo. Non solo per la discussione, ma anche per produrre i decreti attuativi necessari. E ce ne saranno, da scrivere: dalla creazione di percorsi scolastici e di formazione all’adeguamento delle responsabilità professionali, fino a quelli per far partire la fondazione e per rinvenire i fondi.

La variabile soldi

A proposito di soldi, nella bozza di legge ci sono i 150 milioni per fondi di venture capital dedicati a intelligenza artificiale, quantum computing, cybersecurity, 5G, telecomunicazioni, che il governo aveva già allocato il 16 febbraio. Le parole corrispondono. Acn e dipartimento per il digitale di Palazzo Chigi sono autorizzati a sottoscrivere uno o più fondi di investimento con Cdp venture capital, il Fondo nazionale per startup di Cassa depositi e prestiti.

Nel suo piano al 2028, Cdp venture capital ha promesso un miliardo per l’AI: metà a un sostegno verticale sul settore, metà per alimentare altri sei fondi specifici su ambiti strategici come spazio o biotech. Di questi soldi, circa 300 milioni serviranno ad acquisire partecipazioni in una o due aziende da trasformare nei campioni nazionali dell’intelligenza artificiale. I 150 milioni, peraltro, non sono tutti soldi freschi. Nella bozza si legge che 29,4 milioni per i finanziamenti e 1,5 milioni per la gestione della partita all’Acn vengono scalati dal fondo per la Strategia per la cybersicurezza (che vale 90 milioni nel 2024). Da Palazzo Chigi assicurano che i soldi ci saranno e ribadiscono che l’effetto moltiplicatore dei 150 milioni genererà investimenti per 800 milioni complessivi. Per il miliardo si rimanda ai decreti attuativi e a fonti di finanziamento che potrebbero arrivare, per esempio, da un fondo del Mimit per le imprese.

Fonte : Wired