Quindi non c’è umorismo newyorchese centrato che tenga, non c’è citazionismo ben fatto e molto metodico (compaiono tutti gli attori, anche quelli secondari, del primo) che possa sostenere, non c’è riferimento, sequenza d’azione o anche linea di trama con i protagonisti originali che possa sopperire, è proprio l’impostazione che rende subito Ghostbusters: Minaccia glaciale una versione solo di poco evoluta del classico film televisivo Disney. Ogni elemento sopra elencato è ridotto a una piccola e tenera battuta, ogni personaggio viene messo nel sacco dagli astuti bambini e anche la trama sentimentale è giocata su un registro insensato e non divertente (almeno Bill Murray riconosceva l’assurdità di cercare di portarsi a letto una donna posseduta da un dio sumero!).
Ghostbusters – Minaccia glaciale sembra partorito in una riunione di produzione più che da uno o più esseri umani. Cioè è un film che risponde alle buone regole del marketing hollywoodiano, ha un personaggio per ogni tendenza che le produzioni ritengono importante (rappresentatività, inclusione, famiglia, veri valori…), non disturba e non contiene doppi livelli di significato. Non è qualcosa a cui qualcuno che ci ha lavorato tiene, ma un prodotto senza personalità, fatto e pensato per accontentare i superiori. È un film sicuro da ogni punto di vista, e quando uno dei personaggi che si oppongono ai protagonisti dice: “Non lasceremo che dei bambini facciano i poliziotti, e tantomeno gli acchiappafantasmi” si può provare un sussulto perché è la stessa cosa che a quel punto sta pensando il pubblico.
Fonte : Wired