Pochissime speranze di trovare vivi i dispersi nel disastro della centrale Enel a Suviana, sull’Appennino bolognese: Paolo Casiraghi, Alessandro D’Andrea, Adriano Scandellari e Vincenzo Garzillo. Ci sarebbe stata un’esplosione devastante (qui le ipotesi). Ma ci sono state anche l’incendio, il crollo, l’allagamento. Non è chiaro in quale ordine. I soccorritori parlano di pareti spesse un metro e 80 letteralmente sfondate come fossero di cartongesso dai pezzi di turbina schizzati via con una violenza inaudita. Pochissime certezze. Ci sarà tempo per le indagini, ora si cercano gli operai.
Non c’è memoria di incidenti nelle centrali idroelettriche in Italia
Enel Green Power dice che per i lavori “avevamo scelto le migliori società di elettrico e idroelettrico”, Ma si dovrà far luce sui subappalti. Cgil e Uil insistono: “Non si sa per chi lavoravano le vittime”. Già due anni fa erano state segnalate alcune problematiche di sicurezza.
Ma non c’è memoria di incidenti nelle centrali idroelettriche in Italia. Un solo precedente in Russia, dove però crollò il tetto, non fu un problema legato al funzionamento delle macchine. Si indaga per disastro e omicidio colposo. Oggi, giovedì 11 aprile, tutte le attenzioni sono doverosamente concentrate sulla ricerca dei dispersi: resta la priorità, anche se le speranze di ritrovarli in vita sono ormai ridottissime. Ma fin quando c’è anche una sola possibilità “come sempre faremo tutto il possibile”, dicono i vigili del fuoco.
Si cercano i dispersi, poche speranze
Sotto al lago, tra le macerie, ci sono ancora quattro operai. Da tutta Italia. Sono di Milano, Cinisello Balsamo, Ponte San Nicolò in provincia di Padova, Napoli. Sono lavoratori che non stanno tornando a casa e forse mai più vi faranno ritorno. Stavano collaudando la seconda turbina. Il primo lavoro di efficientamento sull’altro motore della centrale elettrica era stata completato. Erano quindici al lavoro al momento della disastrosa esplosione della turbina tra operai, tecnici e consulenti esterni. Tre sono gli scampati, illesi per miracolo, tutti gli altri sono stati investiti più o meno direttamente dall’esplosione: tre morti, quattro dispersi, cinque feriti.
Vincenzo, Adriano, Paolo, Alessandro: tutti lavoratori esperti
Vincenzo Garzillo ha trascorso una vita nelle centrali idroelettriche d’Italia. 68 anni, di Napoli, è a tutti gli effetti un tecnico esperto. Ex dipendente Enel (operaio tecnico) in pensione, alla centrale di Bargi lavorava come consulente esterno.
Adriano Scandellari, 57 anni, “è sempre stato un pilastro per la sua comunità. Uno che si mette a disposizione, che nonostante i suoi successi non ama parlar troppo di sé” dice l’ex sindaco di Ponte San Nicolò (Padova) Enrico Rinuncini.
Paolo Casiraghi, 59 anni, è un tecnico specializzato, trasfertista di grande esperienza, sempre pronto a partire per viaggi di lavoro.
Alessandro D’Andrea, 37 anni, tecnico specializzato con esperienze anche all’estero, si è trasferito da alcuni anni dalla Toscana al Milanese. Soprannominato “il Tosco”, ha la passione per la pesca, la caccia, le armi da fuoco e il softair. Un ragazzo “sempre pronto ad aiutare gli altri” racconta chi lo conosce bene.
Le ricerche sono di fatto ricominciate ieri sera alle 20, quando sono state ripristinate le condizioni minime di sicurezza per poter lavorare. Ma i piani meno 8, 9 e 10 sono ancora con oltre un metro d’acqua, pieni di macerie e pezzi di cemento armato. I sommozzatori operano senza sosta, con l’aiuto di droni acquatici e idrovore. Al lavoro ci sono cento uomini.
Su BolognaToday, tutto quello che sappiamo sull’esplosione alla centrale di Suviana: rischia di diventare il più grave incidente sul lavoro del ventunesimo secolo in Italia.
Fonte : Today