“Nella riforma degli istituti tecnici e professionali del ministro Valditara si usano espressioni come “filiera” e “addestramento degli studenti”. Così si va a sottomettere la didattica alle aziende private sul territorio”: lo dice il deputato del Movimento Cinque Stelle e capogruppo del partito in commissione Cultura, Antonio Caso, in un’intervista con Fanpage.it.
Quello della scuola è un tema che spesso riesce a infiammare la polemica politica. Anche la riforma ideata dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, sugli istituti tecnici non fa eccezione: il deputato del Movimento Cinque Stelle e capogruppo del partito in commissione Cultura, Antonio Caso, sostiene che con questo progetto il governo stia cercando di sottomettere il mondo della didattica alle aziende private sul territorio. Per poi commentare anche diversi altri temi caldi, dal caso Pioltello alla proposta di un tetto al numero di studenti stranieri.
Oggi parliamo di scuola: il M5s in questi mesi ha avanzato diverse critiche al progetto del governo in questo campo, ci può fare un quadro della situazione?
Se pensiamo a questo primo anno e mezzo di governo, da parte del ministro Valditara abbiamo avuto principalmente annunci propagandistici, a partire dalla questione del merito, dell’umiliazione pubblica per gli studenti, delle gabbie salariali per i docenti, del tetto per gli studenti stranieri e così via. Andando poi nel pratico, con cosa abbiamo a che fare? Abbiamo una legge sul dimensionamento scolastico che sta tagliando mille istituzioni scolastiche sul territorio, mettendo a rischio i presìdi soprattutto nel Sud Italia. Abbiamo un anno scolastico iniziato con oltre 200mila supplenze, un problema che probabilmente non si risolverà; anzi, visto che il concorso per i docenti previsto dal Pnrr è partito con un anno di ritardo. Abbiamo un caro libri – che abbiamo denunciato – con cui si sono trovate a fare i conti a inizio anno tantissime famiglie, non solo quelle più povere: vista l’inflazione e i costi in aumento, in tanti si sono trovati in difficoltà per acquistare i libri e il materiale didattico per i loro figli è stato messo in grave rischio il sacrosanto diritto allo studio.
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Mentre accadeva tutto questo, però, forse il ministro Valditara – insieme a Meloni – era più preoccupato ad annunciare in pompa magna il liceo del Made in Italy, che poi è stato un fiasco totale: non è stato scelto praticamente da nessuno. In più, stanno portando avanti una riforma degli istituti tecnici e professionali che rischia di far sottostare totalmente la scuola pubblica alle aziende private. Insomma, dopo un anno e mezzo mi sento di dire in tranquillità che la visione portata avanti dal ministro Valditara sul tema scuola è totalmente un disastro.
Ci sono state molte polemiche nelle ultime settimane sulla questione del tetto al numero di studenti stranieri, delle classi differenziate. Il ministro ha poi chiarito di riferirsi a dei percorsi di accompagnamento. Sicuramente quelli dell’inclusione e del deficit linguistico sono temi da affrontare, come?
Chiariamo innanzitutto che quando il ministro Valditara, così come lo stesso Salvini e l’intera Lega, inizia ad annunciare il tetto agli stranieri per le classi, dimostra di non conoscere bene la scuola italiana e forse ancor meno la realtà dei territori. Quando parliamo di studenti stranieri, parliamo di circa i due terzi che pur non avendo cittadinanza italiana, sono nati in Italia: quindi il problema linguistico non esiste. Ovviamente in alcuni casi questo c’è, ma va affrontato senza propaganda e prese in giro.
Serve un potenziamento dell’integrazione, servono investimenti in mediatori culturali nelle comunità educati, che creano un sistema intorno alla scuola. Il problema è sempre uno, non si risolvono i problemi a costo zero. Servono investimenti.
Il caso Pioltello, con la scuola rimasta chiusa per la fine del Ramadan, come lo commenta?
Anche in quel caso la destra ha perso un’occasione per tacere. Sono andati a strumentalizzare un caso, alimentando un clima di odio di cui non abbiamo assolutamente bisogno. La questione era semplice e banale: c’è una scuola in cui il 50% degli studenti è di fede musulmana, per cui il consiglio d’istituto si è trovato a prendere una decisione del tutto legittima, dal momento che si sarebbe trovato con il 50% di alunni assenti quel giorno. Per continuità didattica si è deciso, a tempo debito, di chiudere la scuola quel giorno. Fortunatamente anche il presidente Mattarella si è detto favorevole a quella scelta, assolutamente legittima, e noi la condividiamo totalmente.
Un alto tema su cui si è concentrata la discussione in queste settimane è quella della proposta di tornare al voto numerico o al giudizio secco alle scuole elementari. Cosa ne pensa
Valditara ha preso questa decisione, ovvero di un ritorno al passato a tornare al voto secco anche alle elementari, senza alcuna evidenza. Anzi, tutti gli studi in ambito pedagogico vanno in direzione totalmente opposta e ci dicono chiaramente che è più utile all’apprendimento un sistema di valutazione che va ad analizzare i progressi nell’attività. Lo invito a ragionare su un elemento: pensa invece che sia utile dire dei bambini – perché stiamo parlando di bambini e bambine – che sono gravemente insufficienti? Che cosa potrà mai portare a un bambino di sei anni qualcuno che gli dice che è gravemente insufficiente, se non un trauma e un’umiliazione?
Torniamo al principio di questa intervista: si parlava della riforma degli istituti tecnici e professionali, che secondo Valditara servirà a connettere il mondo della scuola con quello produttivo. Lei è d’accordo?
No, dietro questa illusione si va a tradire quella che è la missione della scuola. Si sta trasformando la scuola in una sorta di avviamento al lavoro. Ma noi dobbiamo tener ben presente che la missione che la Costituzione dà alla scuola, anche per quanto riguarda gli istituti tecnici e professionali, è tutt’altra: è quella di fornire ai ragazzi e alle ragazze i giusti strumenti per diventare cittadini del futuro. Se lo studente acquisisce un metodo critico, allora saprà poi adattarsi al mondo del lavoro e fare strada. Ma se si trasforma la scuola nello strumento per insegnare agli studenti a lavorare in una o in un’altra azienda, si taglia loro la testa: nel senso che non si andrà a creare il lavoratore del futuro, ma il disoccupato del futuro. O comunque un lavoratore che non saprà adattarsi, aggiornarsi e migliorarsi. Proprio questo è quello che chiede invece il mercato del lavoro.
La riforma degli istituti tecnici va a fare esattamente questo. Da notare anche i termini che vengono utilizzati all’interno dell’atto: si usano espressioni come “filiera”, “addestramento degli studenti”. Così si va a sottomettere la didattica alle aziende private sul territorio, andando a innestare poi questi fantomatici esperti aziendali nel corpo docenti. Ovviamente, come sempre, senza chiarire il come e con quali soldi. La scuola un’altra cosa: i percorsi di avviamento al lavoro già esistono, la scuola deve occuparsi di creare i cittadini del futuro. Questa riforma è stata criticata anche dai sindacati. Come Movimento Cinque Stelle abbiamo presentato ben 600 emendamenti in commissione, per ostacolare un disegno di legge che non porterà da nessuna parte.
Ultima domanda, su un altro tema caldo di questi mesi. Si è parlato tanto dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin qualcosa sembrava essersi mosso. Come stanno le cose?
Non voglio stare qui a spiegare quanto sarebbe utile introdurre questi insegnamenti in tutte le scuole, anche perché ci sono testimonianze in Europa e nel mondo che dimostrano quanto servono. A ottobre alla Camera dei Deputati arrivò una mozione sul diritto allo studio del Movimento cinque Stelle a mia in prima firma che tra i punti conteneva l’introduzione dell’educazione sessuale ed emotiva all’interno delle scuole di tutti i gradi: l’onorevole Sasso della Lega iniziò ad attaccarci, a dire che l’educazione sessuale fosse una porcheria e che queste porcherie avremmo dovuto farle nelle nostre sedi di partito e non a scuola. Ora ci sono quattro proposte di legge sulla materia incardinate alla Camera dei deputati, ma da mesi è tutto fermo. Il relatore di queste proposte di legge – quindi, chi dovrebbe portare avanti l’iter – è proprio l’onorevole Sasso. Sarà una coincidenza?
Fonte : Fanpage