Se Gesù Bambino avesse incontrato il ministro Valditara (e viceversa)

Caro ministro Giuseppe Valditara, Lei e il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, avete perfettamente ragione. Chiudere la scuola per una festa religiosa è una resa. Soprattutto se si tratta di una religione mediorientale. E tra l’altro, una religione decisamente pericolosa per l’ordine e la sicurezza pubblica. Ho infatti letto queste precise parole, su un libro ritenuto sacro e scritto da un seguace che si faceva addirittura chiamare Dono di Dio: ”Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra. Non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre…”. Parole che sicuramente nascondono l’intenzione di reclutare nuovi adepti, tanto che il ministro dell’Interno dovrebbe intervenire al più presto.

Una religione che favorisce e non condanna l’immigrazione clandestina. Come dimostra la storia personale di un altro affiliato. Un nordafricano, di cui in ossequio alla riforma Cartabia non faccio il nome, che dopo una vita dissoluta ha abbandonato la moglie e ha attraversato di nascosto il Mediterraneo portando con sé l’amante. E chissà quali droghe. Un fedifrago sostenitore della famiglia allargata che, alla fine del viaggio, ha ovviamente ottenuto asilo nella ricca Brianza: dove, grazie alla tradizione profondamente leghista, è stato colto dal rimorso. Tanto da mettere nero su bianco le sue Confessioni.

Questi osceni costumi

Scuola e famiglia vanno giustamente protette da questi osceni costumi stranieri. Come il governo ha ribadito durante gli Stati generali della natalità, un anno fa, difendendo la famiglia tradizionale: unica arma in grado di salvare l’Italia dalla scomparsa degli italiani. Attendiamo quindi fiduciosi che la signora Francesca Verdini annunci la sua unione in matrimonio con il ministro Salvini, finora lasciato in dolce attesa, così da appendere un fiocco rosa o azzurro fuori della porta. E che anche Andrea Giambruno possa finalmente tornare al giaciglio di casa come il figliol prodigo. Di fronte a un tale crollo delle nascite, il suo invito fuori onda in tv di fare threesome, cioè i triangoli con le colleghe, andava interpretato come un auspicio sincero di procreazione simultanea. Vero impegno politico, insomma, non tradimento coniugale.

Eppure, cari ministri Valditara e Salvini, questa religione esotica e così lontana dalla tradizione italiana ha beneficiato di continue interruzioni dell’anno scolastico: dal 24 dicembre al 7 gennaio e dal 28 marzo al 2 aprile, tanto per citare le ultime due. Il primo periodo, con la scusa della nascita di un certo Gesù Bambino: tra l’altro figlio, con rispetto parlando, di una famiglia per niente tradizionale. La seconda vacanza, per ricordare la sua morte e tutto quanto dicono sia successo dopo. Non parliamo poi della giornata a casa per celebrare una vecchina che vola a cavallo di una scopa. Oppure di quella festa pagana chiamata Carnevale, per la quale ogni regione decide come le pare: un giorno, due giorni, tre giorni di dolce far niente. Senza contare l’inizio della scuola a settembre, che ogni anno puntualmente parte a singhiozzo.

Un fedifrago scappato in Brianza

E se Gesù Bambino e i suoi seguaci – da Dono di Dio al fedifrago scappato in Brianza, successivamente identificati come Matteo Apostolo e Agostino Santo – meritano così tante giornate di ozio scolastico, perché mai dovrebbe essere un problema se mercoledì 10 aprile 2024 (oggi) l’Istituto Iqbal Masih di Pioltello si ferma una mattina? La scuola alle porte di Milano ha una buona percentuale di alunni musulmani che festeggiano l’Eid al-Fitr, la festa per la fine del mese di Ramadan. 

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Sono figli degli immigrati che lavorano in Lombardia e compensano con le loro braccia le conseguenze economiche del crollo demografico italiano. Iqbal Masih, di cui l’istituto di Pioltello porta il nome, era un piccolo schiavo pakistano. Una storia vera, si direbbe all’inizio di un film. Ma che a Milano, come dimostra in questi giorni l’inchiesta della Procura sul caporalato straniero nella filiera della società Giorgio Armani Operations, è di drammatica attualità.

Il professore eroe di Pioltello

La scuola di Pioltello è diretta da un professore di musica di 39 anni, Alessandro Fanfoni. E perché tutti i genitori siano informati, oltre che in italiano, comunica con le famiglie in arabo, urdu, romeno, albanese, cinese e francese. Se fosse privata e magari cattolica, l’avrebbero probabilmente chiamata International School of Milan. Ma è una delle eccellenze pubbliche dello Stato schierate contro l’abbandono scolastico nelle periferie e le sue possibili conseguenze: l’ignoranza, lo sfruttamento sul lavoro, l’arricchimento nel crimine e la rivincita nel fanatismo.

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Fin tanto che lo Stato italiano non sarà davvero e totalmente laico (ma lo sarà mai?), condividere una festa religiosa – recuperando il giorno di lezioni – è segno di amicizia e sana convivenza. Ma anche una scelta pratica, visto che buona parte degli alunni sarebbe stata assente. Perché farne un caso nazionale? Nella scuola del merito, il professor Fanfoni merita invece il totale rispetto e il supporto del ministero. Perché qua fuori l’Italia che lavora ha i tanti colori e parla le tante lingue delle scuole di Pioltello, Monfalcone, Brescia, Foggia. E una parte di quell’Italia, che nonostante tutto fatica e sogna, oggi celebra la sua festa più importante. Ciò che è rimasto monocolore, in tutti i sensi, cari ministri, semmai è il governo. E questo, secondo la mia modesta opinione, non è un buon auspicio per il futuro dell’economia, dell’Italia. E degli italiani. Quindi care lettrici, cari lettori, musulmani e non, almeno per oggi, che sia Eid Mubarak: buona festa.

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Fonte : Today