Gas: addio Russia, avanti Azerbaijan. Da chi lo compra ora l’Europa

Addio, Russia. Nel 2023 le importazioni di gas russo in Europa sono crollate: dal 42% del totale nel 2021 al 14% due anni più tardi. In Italia, si è passati da più di 30 miliardi di metri cubi di gas naturale l’anno a meno del 3 miliardi di metri cubi nel 2023, il valore più basso dal 1975. Non solo: l’Europa si avvicina alla fine della stagione del riscaldamento con un record storico delle riserve di gas stoccate. I depositi sono pieni al 59%. Queste condizioni, dicono diversi analisti potrebbero far scendere il prezzo in primavera. Insomma, per il secondo anno di guerra consecutivo in Ucraina gli europei non moriranno di freddo.

Stappiamo uno champagne? Non proprio. Bisogna fare un salto indietro nel tempo, al 2010, e vedere Al Bano Carrisi intonare Felicità nella città di Vank, allora parte della repubblica caucasica de facto autonoma di Artsakh, per capire a chi ci siamo vincolati come europei per sostituire Mosca. Il cantante si esibisce su un palco modesto, che aveva come sfondo le targhe di auto abbandonate. Sono dalla popolazione azera, sfollata durante la prima guerra del Nagorno-Karabakh (1992-1994) quando l’esercito armeno aveva occupato l’enclave all’interno dell’Azerbaijan tradizionalmente abitato dagli armeni.

Oggi la repubblica di Artsakh, detta anche territorio del Nagorno Karabakh, non esiste più, soppressa nel settembre scorso dall’Azerbaijan, in un’operazione di pulizia etnica in piena regola che ha portato all’espulsione di oltre 100mila armeni, proprio mentre le personalità più rilevanti della Commissione europea elevavano lo status dell’Azerbaijan a quello di “partner affidabile”. Baku invia armi all’Ucraina ed è diventata una fonte energetica cruciale per la diplomazia di Bruxelles, impegnata in un percorso di transizione verso fonti rinnovabili che sta portando in piazza i trattori reazionari, ma resta un regime oppressivo senza libertà d’espressione, tanto quanto la Russia del presidente Vladimir Putin.

Un alleato imbarazzante

Il bisogno di diversificazione dal gas russo e la ricerca frenetica di nuovi partner per l’import hanno reso il gas azero uno strumento diplomatico di enorme valore, scrive Francesco Sassi, ricercatore dell’Ispi (Istituto per gli studi di esperto in questioni energetiche e geopolitiche. Per l’Azerbaigian, il congelamento nei prossimi decenni del gas russo è un vera fortuna, che gli ha permesso di investire in notevoli attività di lobbying culturale anche in Italia, dove non mancano intellettuali ed editori disponibili a elogiare il riformismo dell’autoritario presidente azero Ilham Aliyev.

In questo contesto, Baku ha stabilito un rapporto sempre più intrecciato non solo con l’Italia, principale partner commerciale dell’Azerbaijan, ma anche con alcuni Paesi dell’Europa orientale, tra cui Bulgaria, Romania e Ungheria, nell’ottica di diversificazione degli approvvigionamenti russi.

Fonte : Wired