Il meccanismo che spiega la risata secondo il pediatra Carlo Valerio Bellieni dell’Università di Siena può essere ben illustrato utilizzando una frase tanto diffusa quanto emblematica. Quando diciamo (o sentiamo) la frase “me ne sono innamorato perché mi faceva ridere” stiamo di fatto riconoscendo a quella persona il potere di alleggerirci la vita, concedendoci la possibilità di considerare come innocue cose che altrimenti magari ci avrebbero fatto preoccupare. Ridere è esattamente questo, secondo Bellieni: una forma di comunicazione con la quale manifestiamo di essere di fronte a cose che in un primissimo istante ci hanno spiazzato, o perché incongruenti, o strane, ma che alla fine abbiamo percepito solo come buffe e innocue. Questo potere liberatorio della risata però nasce solo dopo una certa età: da piccolissimi infatti ridiamo per altri motivi.
I bambini ridono per imitazione
Bellieni – prolifico scrittore oltre che pediatra – si interessa da tempo ai meccanismi che generano la risata e del suo significato. L’ultimo suo contributo al tema riguarda per l’appunto il significato della risata nei bambini, o meglio della diversa evoluzione della risata durante la crescita neuropsichica. Perché la fenomenologia del ridere non è la stessa per tutte le età, scrive sulla Rivista Italiana di Studi sull’Umorismo e racconta su The Conversation. “Almeno per quel che riguarda i bambini possiamo affermare che ridere non è generato dagli stessi meccanismi che si osservano negli adulti – conferma a Wired il pediatra – i piccoli ridono con la mamma o con il papà per imitazione. In questo senso la risata è un comportamento appreso, allo stesso modo di come è appreso il modo di imparare a camminare. Questo meccanismo di imitazione e gratificazione – quando i piccoli comprendono che come si comportano produce soddisfazione nei genitori, che di ritorno sorridono – funziona anche in chi ha deficit sensoriali, come i non vedenti: per imitare non serve per forza vedere, anche la percezione dei movimenti può fare da guida”. Il motivo, in ogni caso, è che nei bambini tutti i progressi sono fatti per il “desiderio di essere desiderati, accettati”, puntualizza Bellieni. La risata per imitazione rientra tra questi progressi.
L’evoluzione della risata nel bambino
Questo meccanismo però dura solo fino a un certo punto. Per capire in che modo durante la crescita cambi – da comportamento per imitazione si plasma a diventare quello che è per l’adulto, una forma di comunicazione per segnalare l’assenza di pericoli – è utile ripensare a cosa succede nei primi anni di vita, continua Bellieni: “Nei primi due anni circa di vita i bambini sono come imprigionati all’interno di una visione del mondo centrata su se stessi: non hanno chiara la distinzione tra loro e gli altri. Crescendo invece cominciano a comprendere come gli altri hanno identità diversa dalla propria, possano fare delle cose strane, percepiscono che alcune di queste cose possono preoccuparli. Possono essere delle facce strane quanto dei ragionamenti strani, umoristici. Intorno ai 5 anni questa trasformazione è più o meno completa e il meccanismo che genera la risata diventa quello che conosciamo anche per l’adulto”.
Le dinamiche e le fasi sono in realtà più complesse. Le risate, dopo la fase di imitazione, attraversano una fase in cui si scatenano per stupore (dopo il primo anno), ma diventeranno completamente mature solo dopo i 10 anni, quando comparirà anche la capacità di distinguere il vero dal falso, scrive Bellieni.
Le fasi della risata
In generale infatti quasi tutti i tipi di risata si scatenano in un percorso che il pediatra suddivide in tre diversi momenti. La prima fase è quella dell’incongruenza ed è quella in cui qualcosa viene percepito come strano, ma anche freddo o non vitale, o ripetitivo, aggiunge Bellieni: “Siamo programmati per avere paura di quello che troviamo falso, stereotipato, freddo, lo condanniamo. Quando vi ci troviamo di fronte rimaniamo perplessi”. A volte però a questa prima fase subentra quella in cui, se le condizioni e il contesto lo permettono, percepiamo la scena che inizialmente ci rendeva perplessi come innocua: “La preoccupazione in questo caso finisce, ed è qui che scatta la risata: ridendo comunico agli altri che mi trovo davanti a qualcosa che non bisogna temere”.
La risata come “segnale di cessato allarme”
La risata in questo senso – scriveva Bellieni poco tempo fa dalle pagine di New Ideas in Psychology, funziona come un ‘segnale di cessato allarme’: “Non tutte le incongruenze producono umorismo, ma solo quelle che emergono tra qualcosa di vivente e qualsiasi stereotipia o rigidità che vi ritroviamo”. Non ci fanno infatti ridere gli oggetti, come ricorda più estesamente oggi nel suo nuovo lavoro: “Quello che ci fa ridere non è trovare un’incongruenza in un edificio o in un computer, ma trovarla in una persona. Ci fa ridere un signore sgraziato in fila con le candidate al concorso di miss Mondo; ci fa ridere una caricatura, in cui una parte del viso o quant’altro è esagerata; ci fa ridere un tic; ci fa ridere qualcuno che ha un carattere ripetitivo e rigido come lo sbruffone il ruffiano, il narcisista. Queste cose sono il primum movens della risata umoristica, perché la risata nasce da un atteggiamento di difesa verso quello che ci preoccupa; e cosa ci preoccupa di più nella vita di qualcosa di ripetitivo, di non-vitale, di inautentico nella vita, che invece è per natura fluida, vivace?”.
Può succedere anche se non c’è nessuno a fare da spettatore, ma spesso se lo si fa è perché da qualche parte c’è comunque il pensiero di raccontare quel qualcosa a qualcun altro. Pensateci magari la prossima volta che ridete da soli. Anche se vi capiterà più spesso di farlo in compagnia: la risata infatti rimane un comportamento sociale. La sua funzione è quella di aiutarci a farci sentire parte di un gruppo, come ricordava qualche tempo fa uno speciale dedicato alla biologia della risata, su Philosophical Transactions of the Royal Society B. Un tratto che condividiamo con le grandi scimmie e che si è evoluto molto tempo fa, presumibilmente prima del linguaggio.
Fonte : Wired