“Il sistema sanitario nazionale è in crisi: servono più risorse per salvarlo”

Più fondi al Sistema sanitario nazionale, altrimenti collassa. In sintesi è questo il messaggio lanciato dai 14 tra i più importanti scienziati italiani. “Non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico”. Dal premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi al farmacologo Silvio Garattini, passando per il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli e l’immunologo Alberto Mantovani: sono solo alcune delle firme di peso che sottoscrivono un appello a difesa del Servizio sanitario nazionale, per chiedere un piano straordinario di finanziamento e una maggiore valorizzazione del personale per arginare la crisi in cui versa il sistema.

Le cause della crisi del settore

Gli esperti della scienza italiana, sostengono che il settore è in crisi. Le causa sono riconducibili all’arretramento di alcuni indicatori di salute, alla difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura e all’aumento delle diseguaglianze regionali e sociali. Molto “si può e si deve fare sul piano organizzativo, ma la vera emergenza è adeguare il finanziamento del Servizio sanitario nazionale agli standard dei Paesi europei avanzati, cioè l’8 per cento del Pil. 

Per i 14 scienziati, il Servizio sanitario nazionale deve recuperare il suo ruolo di luogo di ricerca e innovazione al servizio della salute. Parte delle nuove risorse deve essere impiegata per intervenire in profondità sull’edilizia sanitaria, in un Paese dove due ospedali su tre hanno più di 50 anni e uno su tre è stato costruito prima del 1940.

Il tema delle retribuzioni

Ma il grande patrimonio della sanità pubblica è il suo personale. “Una sofisticata apparecchiatura si installa in un paio d’anni, ma molti di più ne occorrono per disporre di professionisti sanitari competenti, che continuano a formarsi e aggiornarsi lungo tutta la vita lavorativa”. Nell’attuale scenario di crisi del sistema, e di fronte a cittadini e pazienti sempre più insoddisfatti, è inevitabile che gli operatori siano sottoposti a una pressione insostenibile che si traduce in una fuga dal pubblico, soprattutto dai luoghi di maggior tensione, come l’area dell’urgenza. C’è poi l’aspetto delle retribuzioni che, secondo gli esperti devono essere adeguate alle competenze e responsabilità degli operatori sanitari.  

Dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 il Sistema sanitario nazionale in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito, si legge nel documento che sottolinea come oggi il sistema sia invece in crisi. “Questo accade perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica hanno reso fortemente sotto finanziato il Sistema sanitario nazionale, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2 per cento del Pil”, cioè meno di vent’anni fa precisano gli esperti. Il pubblico garantisce ancora a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie), mentre per il resto (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia) il pubblico arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato.

Per i 14 esperti, particolarmente grave è inoltre la carenza di infermieri, che è in numero ampiamente inferiore alla media europea. Da decenni si parla di continuità assistenziale (ospedale-territorio-domicilio e viceversa), ma i progressi in questa direzione sono timidi. Oggi il problema non è più procrastinabile: tra 25 anni quasi due italiani su cinque avranno più di 65 anni (molti di loro affetti da almeno una patologia cronica) e il sistema, già oggi in grave difficoltà, non sarà in grado di assisterli.

Fonte : Today