Sulle agende dei partiti di opposizione il tema principale della primavera 2024 è la settimana corta di lavoro e la riduzione dell’orario. Lo riporta Il Sole 24 Ore, sottolineando come siano in arrivo proposte di legge a riguardo da Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), Movimento 5 Stelle e Partito democratico.
Ridurre l’orario di lavoro
In particolare, la proposta di Avs prevede una “riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario”, ipotesi che “favorirebbe un aumento dell’occupazione in alcuni comparti produttivi”. La convinzione della federazione guidata da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli è infatti che esista “un rapporto chiaro tra orari ridotti e tassi di occupazione più elevati”. A tal fine, la soluzione individuata è quella di ridurre l’orario settimanale di lavoro a 34 ore effettive a parità di retribuzione e di istituire parallelamente un fondo per incentivare i datori di lavoro a diminuire di almeno il 10% l’orario settimanale.
La proposta dei 5 Stelle
La proposta dei pentastellati, il cui primo firmatario è l’ex premier Giuseppe Conte, prevede invece la garanzia di “una riduzione del totale delle ore lavorate senza comprometterne la produttività”. In tal senso, per il M5S dovrebbe essere riconosciuta alle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro “comparativamente più rappresentative a livello nazionale” la facoltà di stipulare specifici contratti che prevedano la riduzione delle ore settimanali di lavoro a parità di stipendio fino a un minimo di 32, spalmate sugli attuali giorni lavorativi previsti o anche sulla soglia minima di quattro. Per i datori di lavoro l’incentivo previsto in via sperimentale per i primi tre anni sarebbe un esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assicurativi fino a 8.000 euro annuali.
L’idea del Pd sulla settimana corta
L’introduzione della settimana corta di lavoro è inserita anche nella proposta di legge del Pd. Quello dei dem è definito come “un provvedimento di sostegno della contrattazione collettiva che, nel rispetto del ruolo delle parti sociali, incentivi la sperimentazione di quelle soluzioni che contestualmente consentano incrementi della produttività e riduzione dell’orario di lavoro, a parità di retribuzione”. L’incentivo individuato in questo caso per i datori di lavoro è l’esonero del 30% dei complessivi contributi previdenziali dovuti (esclusi i premi e quelli spettanti all’Inail) per il periodo di sperimentazione. Percentuale che salirebbe al 40% nel caso l’oggetto della riduzione siano prestazioni lavorative “usuranti o gravose”.
Fonte : Wired