Nell’atelier di Elsa Schiaparelli, dove tutto ricorda l’amicizia con Savador Dalì

Nel nostro Parigi fashion tour, non poteva mancare Place Vendome! Lì saliamo le scale di un meraviglioso palazzo ed entriamo nell’atelier di Elsa Schiaparelli. Elsa ha lasciato un’eredità importante nell’alta moda internazionale: capi e accessori originali, che attraverso l’influenza surrealista e dadaista sono diventati vere e proprie opere d’arte. Ancora oggi, il marchio Schiaparelli è protagonista della scena della moda Haute Couture con il nuovo direttore artistico Daniel Roseberry. Dall’invenzione, ma non solo, del rosa shocking Elsa Schiaparelli segna la storia della moda con il suo stile che gioca con le illusioni ottiche e il desiderio di creare qualcosa di nuovo per l’abbigliamento femminile. Elsa nasce da una famiglia illustre di fine ottocento: la madre proveniva dall’aristocrazia napoletana, il padre era invece professore universitario fratello di Giovanni Virginio Schiaparelli. A Londra conosce suo marito, da cui ha una figlia. Il matrimonio ha vita breve, e nel 1922 i due divorziano. Intanto Elsa Schiaparelli si era trasferita in America con la famiglia, dove entra in contatto con il mondo del commercio d’arte e dell’antiquariato. Durante la prima guerra mondiale la futura stilista conosce gli esponenti del dadaismo che avranno una forte influenza stilistica su di lei. Tornata in Europa, a Parigi, comincia a lavorare come apprendista stilista presso vari atelier, fino a realizzare nel 1927 e nel suo appartamento, pullover con dettagli trompe-l’œil, che incuriosiscono il panorama modaiolo di quegli anni. La stilista è passata alla storia anche per aver intuito le potenzialità del prêt à porter e della lavorazione in serie dei capi, nel mondo dell’alta moda parigina. A lei si deve anche la concezione della sfilata, che si serve di una commistione tra arte, musica e moda. Collabora con Dalì e Picasso, diventando un punto di riferimento per l’alta moda. Nel ‘54 è costretta a chiudere la Maison, e 19 anni dopo morirà nella città che ha accolto la sua carriera da stilista, Parigi. Per Elsa Schiaparelli gli abiti sono simbolo di emancipazione, di rottura con le convenzioni della società ed espressione del sentire contemporaneo. Negli anni ‘30, è celebre il suo abito a cassetti ispirato alla Venere di Milo del suo collega e amico Dalì. Ma anche la rivalutazione del maglione, per Elsa Schiaparelli ha significato un’importante avanguardia a favore di una moda innovativa, e di nuovi schemi con cui pensarla. Ha realizzato i costumi per il film Moulin Rouge del ‘52, prima che la firma Schiaparelli dichiarasse bancarotta a Parigi. Elsa Schiaparelli ritorna sul mercato nel 2010, molto dopo la sua morte, riaprendo i suoi uffici a place Vendôme e ospitando una nuova collezione firmata Lacroix nel 2013. Inizialmente gli abiti erano haute couture ma poi la produzione si è aperta anche al prêt-à-porter. Oltre ad ammirare le meravigliose stanze del palazzo, ammiriamo la collezione fatta di superlativi cappotti, tutto ricorda l’amicizia di Elsa con Dalì. Arte che chiama arte.

Fonte : Today