Anche l’organizzazione caritativa ufficiale della Chiesa cattolica nel mirino di una campagna “anti-conversioni” promossa da un organismo legato ai fondamentalisti. Inviata a un denuncia al ministero degli Interni. P. D’Souza: “Accuse infondate a un’opera che al servizio di tutti. Così si alimentano solo pregiudizi e paura”.
Mumbai (AsiaNews) – Persino Caritas India, l’organismo caritativo ufficiale della Conferenza episcopale cattolica dell’India (CBCI), è nel mirino dei nazionalisti indù nella loro campagna anti-conversioni. Propio nei giorni della Pasqua una ong legata alla galassia dell’Rss ha presentato una denuncia al ministero degli Interni chiedendo che le venga revocato la registrazione all’FCRA, l’albo che sulla base di regole molto stringenti permette alle associazioni di indiane di ricevere finanziamenti dall’estero.
Il Legal Rights Protection Forum (LRPF) – una ong con sede a Hiderabad fondata nel 2016 – sta conducendo una vera e propria campagna condotto una campagna prendendo ancora una volta a pretesto la questione delle presunte conversioni religiose. Insieme a Caritas India ha attaccato anche il Rural Development Trust, un organismo che ha sede ad Anatpur nell’Andrha Pradesh, accusandolo di utilizzare “il progetto di alloggi gratuiti del governo locale per le comunità povere ed emarginate per le sue conversioni cristiane”. Già altre organizzazioni non governative come Harvest India, World Vision India e Jesus Redeems Ministries, con sede nel Tamil Nadu, si sono viste cancellare o sospendere le loro licenze FCRA in seguito a questo tipo di denunce.
Il presidente di Caritas India mons. Sebastian Kallupura, arcivescovo di Patna, commenta ad AsiaNews: “Non sappiamo chi abbia mosso queste accuse, non conosciamo questo gruppo. I nostri avvocati si stanno occupando della questione”. Da parte sua l’ex direttore esecutivo di Caritas India, p. Frederick D’Souza, aggiunge: “Le accuse sono infondate. Caritas India non mira a nessuna conversione, ma lavora al servizio di tutti e inclusivo. Opera in migliaia di villaggi, soprattutto in aree remote e arretrate, con i piccoli agricoltori impoveriti. Attraverso metodi di agricoltura sostenibile, ha aumentato in maniera significativa il loro reddito, ma ha anche ridotto enormemente la loro migrazione verso le aree urbane. Queste accuse – conclude – si basano solo sui pregiudizi e sulla paura”.
Fonte : Asia