La Francia sta per inaugurare una nuova centrale a energia atomica. È la prima volta in 20 anni che Parigi attiverà a un nuovo impianto. Si tratta della centrale di Flamanville della Edf, la cui costruzione è iniziata nel 2007 e che avrebbe dovuto entrare in funzione nel 2012. E invece il taglio del nastro avverrà con ben 12 anni di ritardo e dopo una spesa che dagli iniziali 3,3 miliardi di euro previsti, è arrivata alla fine a diventare di 13,2 miliardi: quattro volte di più. Forte di questo straordinario successo in termini economici e di velocità di realizzazione dell’opera, l’amministratore delegato della Edf, Luc Rémont, ha annunciato che l’ambizione del gruppo francese è di nuclearizzare l’Europa costruendo ben “due reattori all’anno” nel continente.
La Électricité de France, azienda detenuta al 100% dallo Stato, progetta di installare reattori di terza generazione (Epr, European pressurized reactor) in Francia e in Europa su scala “industriale”, ha detto. Una scommessa ambiziosa per un’azienda gravata da un debito colossale di 54,4 miliardi di euro. Tanto più che la Edf è già impegnata nel rilancio di un programma nucleare nazionale che prevede fino a 18 reattori Epr2 (una versione più moderna dell’Epr), e nel completamento di due impianti britannici, Hinkley Point e Sizewell. “Abbiamo già costruito quattro reattori all’anno” negli anni ’70 e ’80, “quindi è possibile”, ha assicurato il dirigente nominato due anni fa dal governo per risollevare le sorti dell’azienda.
E poco importa che negli anni Settanta Rémont andasse ancora alle elementari, e soprattutto che il mondo allora prendesse sottogamba i rischi di questa tecnologia, non avendo ancora assistito ai disastri in Ucraina e Giappone. Ma l’umanità da sempre ha la memoria corta. Sono bastati 13 anni dal disastro di Fukushima, nel marzo 2011, perché rinascesse l’entusiasmo intorno all’energia atomica. Di quello che accadde a Chernobyl nel 1986, nell’allora Ucraina sovietica, ormai non si ricorda quasi più nessuno, è preistoria. Certo la tecnologia è molto migliorata nel tempo e non possiamo restare bloccati dalle paure del passato. Ma da qui a parlare di costruire due reattori nucleare all’anno, come se parlassimo di due case sull’albero per far giocare i bambini ce ne vuole.
Il nucleare è tornato di moda: “Necessario per salvare il Pianeta”
Ma la Francia di Emmanuel Macron sta ormai spingendo il piede sull’acceleratore nucleare, per far ritornare un’auge un’energia che in molti credevano fosse solo legata al passato. E il mantra è sempre lo stesso: il nucleare è molto più efficace, produce più energia e non inquina l’atmosfera. E poco importano i rischi e il fatto che produce scorie che possono metterci qualche centinaio di anni a smettere di essere radioattive. L’Italia ne ha ancora molte da smaltire dal 1987, quando le nostre centrali furono chiuse in seguito a un referendum.
Nel 2025 dovremmo farne rientrare circa 235 tonnellate ad alta e media intensità, quelle più pericolose, proprio dalla Francia, che per tenersele si è fatta pagare cara. Dal 2001 al 2019, abbiamo versato qualcosa come 1,2 miliardi di euro nelle casse francesi e in quelle britanniche, visto che parte dei nostri rifiuti nucleari sono nel sito di Sellafield, nel Regno Unito. Insomma la Francia col nucleare ci fa i miliardi da tempo e, per carità, nel libero mercato è la regola di base dell’economia, non c’è nulla di male. Ma di certo non è una cosa che ci fa pensare che i piani di Macron e questa accelerazione sull’atomo siano pensati per il bene dell’umanità.
Eppure il piano del presidente francese trova molti estimatori, a partire dai membri dell’Alleanza per il nucleare, lanciata da Parigi e a cui aderiscono anche Bulgaria, Croazia, Finlandia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Ungheria. E anche a Bruxelles piace, soprattutto ora che il Green Deal è visto come il grande errore commesso dall’Europa che si era concentrata troppo sul bene delle future generazioni. In fondo a noi che ce ne frega di lasciare un pianeta più sano ai nostri figli e nipoti. Che se la sbrighino loro e smettano di fare i bamboccioni.
Fonte : Today