Sam Bankman-Fried, il fondatore di Ftx è stato condannato a 25 anni di carcere

Sam Bankman-Fried, fondatore dell’exchange di criptovalute Ftx, è stato condannato a 25 anni di carcere da un giudice federale statunitense del distretto meridionale di New York.

Lo scorso novembre, al termine di un processo durato un mese, Bankman-Fried – conosciuto colloquialmente come SBF – era stato giudicato colpevole di sette capi d’accusa per varie forme di frode e associazione a delinquere in relazione al crollo di Ftx.

L’exchange aveva dichiarato bancarotta nel novembre 2022 dopo aver esaurito i fondi per far fronte ai prelievi dei clienti. La giuria ha concluso che la causa del problema era stata un un’elaborata frode messa in atto dallo stesso Bankman-Fried, che aveva trasferito miliardi di dollari degli utenti della piattaforma a una società sorella, utilizzandoli per finanziare tra le atre cose trading ad alto rischio, prestiti personali, donazioni politiche, oltre che il proprio stile di vita sfarzoso alle Bahamas.

In un documento depositato in tribunale, il governo statunitense ha descritto la vicenda come “una delle più grandi frodi finanziarie della storia“, sottolineando come Bankman-Fried avesse dimostrato “un’avidità e un’arroganza senza pari” e una “sfacciata mancanza di rispetto per lo stato di diritto“.

La sentenza mette la parola la fine a una notevole parabola discendente. Tra il 2019 e il 2022, Bankman-Fried aveva portato Ftx a una valutazione di 32 miliardi di dollari, diventando per un certo periodo il più giovane miliardario self-made al mondo. Il 32enne aveva stretto rapporti con autorità di regolamentazione, politici, stelle dello sport e top model. Si era guadagnato l’adorazione dei venture capitalist e dei media, che lo avevano definito il prossimo Warren Buffett” e il “Michael Jordan delle criptovalute. In privato, Bankman-Fried avrebbe addirittura confidato che aspirava a diventare presidente degli Stati Uniti.

Per determinare la pena appropriata per Bankman-Fried, il giudice del distretto meridionale di New York ha dovuto prendere in considerazione una serie di fattori che vanno oltre i reati commessi dall’uomo, come l’entità delle perdite finanziarie subite dalle vittime, il carattere e la storia dell’imputato, l’eventuale intralcio alla giustizia e la probabilità di recidiva. “L’imputato viene considerato dal tribunale nel suo complesso, sia nel bene che nel male“, spiega Joshua Naftalis, ex procuratore statunitense e socio dello studio legale Pallas Partners. Se l’obiettivo del processo è quello di fornire un'”istantanea” del comportamento di un soggetto, lo scopo della sentenza è quello di “valutare l’uomo nel suo insieme“.

Fonte : Wired