Il numero di contagi della cosiddetta malattia carnivora supera quello dello scorso anno, arrivando a 88 solamente nella città di Tokyo, insieme ai 517 casi a livello nazionale. Numeri, come riporta The Japan Times, che hanno spinto le autorità giapponesi a emettere un’allerta per la crescita della diffusione di un raro tipo di infezione batterica chiamata sindrome da shock tossico da streptococco (Stss). Tra le possibile cause di questo anomalo aumento, le autorità ipotizzano che potrebbe essere associato a una variante batterica nota come ceppo M1UK, oppure una conseguenza della fine delle misure restrittive adottate durante la pandemia da Covid-19. A differenza del Sars-Cov-2, precisiamo fin da subito che è molto raro che qualcuno affetto da Stss diffonda l’infezione ad altre persone. Ma di che patologia si tratta esattamente?
La malattia carnivora
La sindrome dello shock tossico streptococcico è una delle tipologie più aggressive e rare dell’infezione da streptococco di tipo A, lo Streptococco pyogenes. Come precisa il Ministero della salute, lo streptococco di gruppo A (Gas) causa comunemente forme lievi di malattia come tonsillite, faringite e scarlattina. In rari casi, tuttavia, i batteri Gas possono causare un’infezione grave nota come malattia invasiva da Gas (iGas) che può manifestarsi, tra le possibili complicanze, con la sindrome da shock tossico streptococcico.
I sintomi
La malattia carnivora viene causata dalle tossine prodotte dagli streptococchi del gruppo A, quando si diffondono nei tessuti e nel flusso sanguigno. Questa sindrome, ricordano gli statunitensi Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) può aggravarsi in poco tempo, addirittura in 24-48 ore, e causare sintomi come febbre alta, abbassamento della pressione arteriosa (ipotensione), tachicardia, tachipnea, scompenso di diversi organi e morte. Non solo: si presentano anche eruzioni cutanee che a loro volta possono causare infezioni che degenerano in necrosi (da qui il nome “malattia carnivora”). Alcuni fattori che possono aumentare il rischio di contrarre questa malattia sono l’età (è più comune negli adulti di età pari o superiore a 65 anni), le ferite aperte (per un intervento chirurgico o un’infezione virale come la varicella) e diabete.
Diagnosi e cura
Per la diagnosi della sindrome da shock tossico da streptococco si utilizzano diversi esami, tra cui quelli del sangue o test per verificare il funzionamento degli organi. Per il trattamento, invece, i pazienti necessitano di cure mediche intensive, con ricoveri ospedalieri, somministrazione di liquidi per via endovenosa, antibiotici e interventi chirurgici per la rimozione dei tessuti infetti. “Anche con il trattamento, la Stss può essere mortale”, spiegano i Cdc. “Su 10 persone affette da Stss, ben 3 persone moriranno a causa dell’infezione”.
Trasmissione e prevenzione
Come avviene per il Sars-Cov-2, anche gli streptococchi del gruppo A si trasmettono attraverso l’inalazione di goccioline (droplets) disperse nell’aria provenienti dalle persone infette che tossiscono o starnutiscono. “È molto raro che qualcuno affetto da Stss diffonda l’infezione ad altre persone”, dicono gli esperti. “Tuttavia, qualsiasi infezione da streptococco di gruppo A può trasformarsi in Stss ed è molto facile diffondere i batteri dello streptococco di gruppo A”. Per prevenire il contagio, quindi, è bene adottare le misure preventive necessarie, come il lavaggio frequente delle mani, una cura adeguata delle ferite cutanee, e gli antibiotici, quando prescritti.
Fonte : Wired