Nel frattempo, in tutto il paese gli stati favorevoli all’aborto hanno iniziato ad approvare le cosiddette leggi scudo, norme pensate per tutelare i medici che offrono servizi abortivi in stati in cui la pratica è vietata. Questo ha permesso ad alcune organizzazioni di spedire per posta le pillole abortive alle persone che le richiedevano da stati come la Louisiana e l’Arkansas.
È probabile che ci vorranno mesi prima di una sentenza della Corte suprema, che secondo gli osservatori potrebbe arrivare a giugno. Con le elezioni presidenziali americane in autunno, la decisione potrebbe diventare un tema importante della campagna elettorale, come già successo nelle elezioni di metà mandato del 2022.
Scenari e possibili conseguenze
Alcuni esponenti dell’industria farmaceutica temono che un’eventuale decisione a favore del ritiro dal mercato del mifepristone possa minare l’autorità della Fda, l’agenzia del governo incaricata di esaminare e approvare i farmaci in base alla loro sicurezza ed efficacia.
“Questo caso non riguarda il mifepristone – afferma Elizabeth Jeffords, amministratrice delegata dell’azienda farmaceutica Iolyx Therapeutics – […] Si tratta di stabilire se l’Fda possa o meno essere l’arbitro scientifico che valuta quello che va bene ed è sicuro per i pazienti“.
Per Greer Donley, professoressa associata di giurisprudenza all’università di Pittsburgh ed esperta di diritto dell’aborto, è improbabile che la Corte suprema revochi completamente l’approvazione del mifepristone. La docente ritiene che i due possibili esiti siano l’archiviazione del caso o l’annullamento della decisione del 2023 con cui l’Fda ha consentito l’aborto per via telematica. “Sarebbe una decisione ancora più limitata di quella presa dal Quinto circuito, ma comunque devastante per l’accesso all’aborto“, afferma l’esperta. La Corte potrebbe però anche decidere che i querelanti non hanno il diritto di portare il caso in tribunale, sottolinea David Cohen, professore di giurisprudenza alla Drexel university.
Dal momento che l’attuale Corte suprema è considerata fortemente antiabortista, le organizzazioni che si occupano di salute riproduttiva nel paese si stanno già preparando al peggio. Alcuni fornitori di telemedicina hanno già proposto un piano di riserva: offrire aborti farmacologici con il solo misoprostolo. Sarebbe però una soluzione tutt’altro che ideale, perché se assunto da solo il misoprostolo può aumentare i crampi e la nausea.
A prescindere da quello che deciderà la Corte suprema, gli attivisti non hanno intenzione di rinunciare ai servizi abortivi in telemedicina: “Sia chiaro: Hey Jane non smetterà di fornire cure abortive in telemedicina, indipendentemente dall’esito di questo caso“, sottolinea l’amministratrice delegata e cofondatrice di Hey Jane, Kiki Freedman.
Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.
Fonte : Wired