Il superbonus cambia ancora, con nuove limitazioni per tenere a freno i costi esorbitanti destinati a esaurirsi solo nel lungo periodo. Il Consiglio dei ministri tenutosi a Palazzo Chigi ha approvato un provvedimento che non era all’ordine del giorno sul credito edilizio che un tempo era al 110%, poi tagliato nel corso degli anni. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha presentato un decreto legge a sorpresa per tenere sotto controllo i costi derivanti dai benefici fiscali concessi per la riqualificazione degli edifici. Vediamo cosa cambia.
Superbonus: le nuove restrizioni
Previsti nuovi ‘paletti’ per accedere alle agevolazioni. Le misure adottate con il decreto sul superbonus e sui bonus edilizi “sono tese a chiudere definitivamente la eccessiva generosità di una misura che come è noto ha causato gravi effetti sulla finanza pubblica e i cui effetti, definitivamente, potremo contabilizzare tra pochi giorni quando si caricherà la finestra per tutte le fatture e i lavori eseguiti entro il 31 dicembre 2023”, ha detto il ministro Giorgetti al termine del Consiglio dei ministri.
Stanno per partire invece accertamenti e ispezioni sugli interventi finanziati con le risorse del Pnrr, in quattro regioni italiane. I controlli scatteranno ad aprile su 60mila cantieri, che corrispondono a circa 200mila appartamenti.
Il superbonus pesa sul deficit
Occhi puntati sul Documento di economia e finanza (Def) che il governo dovrebbe approvare attorno al 10 aprile. I conti sembrerebbero essere sotto controllo ma il superbonus rischia di impattare più del previsto sul deficit 2023, oltrepassando la soglia del 7,2% prevista l’ultima volta dall’Istat.
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Il 22 aprile invece l’Eurostat dovrà comunicare i dati sui conti pubblici del 2023, mentre a maggio la Commissione Ue pubblicherà il suo outlook. Poi a giugno ci sarà il verdetto dell’Ufficio di statistica europeo sulla classificazione dei bonus edilizi del 2024 sulla base delle nuove evidenze quantitative: dovrà dire se vanno contabilizzati tutti nell’anno di sostenimento della spesa (come già accaduto per il 2023) o se sarà possibile spalmarli su più anni. Il governo spera nella seconda ipotesi visto che dal 2024 torneranno in vigore i vecchi vincoli del Patto di stabilità.
Riflettori sul Def
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato di una crescita all’1% rispetto all’1,2% indicato nella Nadef dello scorso autunno, mostrandosi più ottimista rispetto alle previsioni delle principali istituzioni nazionali e internazionali. La Banca d’Italia ha infatti stimato +0,6%; la Commissione europea e il Fondo monetario un +0,7%.
La stima sul deficit 2024 invece dovrebbe restare al 4,3%, come indicato lo scorso autunno nella Nadef, mentre il debito era stimato al 140,1% del pil nel 2024, al 139,9% nel 2025 e al 139,6% nel 2026.
Fonte : Today